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giovedì 26 marzo 2015

FINE LEGISLAZIONE REGIONALE. CHI CI RIMETTE E' SEMPRE L'AMBIENTE




  
DELEGAZIONI REGIONALI LIGURIA
COMUNICATO STAMPA


FINE LEGISLATURA REGIONALE - NELL'INGORGONE FINALE CHI CI RIMETTE E' SEMPRE L'AMBIENTE


Nel tour de force tra il 24 e il 27 marzo in Consiglio Regionale, con il solito ingorgone di fine legislatura, a rimetterci come al solito è sempre la 
salvaguardia del territorio, con norme di favore , saldi pre-elettorali di fine stagione e nuovi testi riscritti in fretta e furia.

Dopo la recente modifica al testo regionale in materia di cave, approvato lo scorso 24 febbraio, con possibili incrementi del 25% delle superfici di cava nelle zone a destinazione agricola ed agricolo-boschiva,
ieri è stata la volta dell'approvazione del calendario venatorio regionale 2015/16; questo provvedimento amministrativo  elude il parere scientifico dell'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale e una recente indagine EU-Pilot della Commissione UE, che aveva indotto il Governo a stoppare la caccia ai tordi dal 20 al 31 gennaio in alcune regioni, tra cui la Liguria.

Nel disegno di legge 389 approvato ieri (un calderone di varie modifiche alla normativa regionale), compaiono varie modifiche in materia edilizia (ampliamento dei tipi di intervento ammessi nella manutenzione straordinaria, fra cui rientrano il frazionamento e l'accorpamento di unità immobiliari ); 
poi spunta l'approvazione alla chetichella (non compare nei comunicati ufficiali) di una deroga per manifestazioni fuoristrada , due volte l'anno, autorizzabili nei più pregiati sentieri classificati nella cartografia REL (Rete Escursionistica Ligure) redatta in collaborazione con CAI,FIE ed Enti Parco.

Tra domani e venerdì è atteso anche il voto sul disegno di legge 388 della Giunta di riordino delle funzioni delle province, in attuazione  di norme scoordinate della Legge Delrio del 2014 e della legge di Stabilità, con parte di personale degli uffici caccia e pesca provinciali che diventeranno dipendenti regionali ed un possibile caos nella distribuzione dei compiti di tutela e gestione della fauna selvatica.

Particolarmente pilatesca emerge la "decisione di non decidere" in merito al destino dei quasi 100 agenti di polizia provinciale operanti in Liguria, preposti al rispetto delle norme in materia di tutela dell'ambiente, protezione dei beni naturali, controllo del bracconaggio, vigilanza in materia di caccia e pesca, sorveglianza delle aree rurali; il ddl si limita a prendere atto che il Parlamento prima o poi deciderà qualcosa, mentre altre regioni come la Toscana hanno confermato in capo alle province i compiti sinora svolti dalle polizie provinciali stesse.

Genova, lì 25/03/2015

WWF ITALIA
Il Delegato regionale
Piombo Marco
LAC
la Delegazione regionale

mercoledì 18 marzo 2015

ARRESTI PER TANGENTI SU APPALTI


 Comunicato stampa
 
 ARRESTI PER TANGENTI SU APPALTI
 
 WWF: “E’ L’EFFETTO “LEGGE OBIETTIVO” CHE FALLISCE SU TUTTI I FRONTI:
 OPERE PUBBLICHE AL PALO E TANGENTOPOLI ANCORA ATTIVA”
 
 
 Secondo il WWF l’arresto avvenuto questa mattina del dirigente (ora 
 consulente esterno) del Ministero dei Lavori Pubblici, Ercole Incalza, 
 insieme ad altri tre imprenditori a seguito di un’inchiesta che vede oltre 
 50 indagati, conferma i sospetti sull’effetto delle norme derivanti dalla 
 legge Obiettivo (legge 443/2001), norme ‘criminogene’ , come venne 
 denunciato a suo tempo dal Procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna. 
 Per il WWF di fronte ad una tangentopoli ancora oggi in continuo sviluppo è 
 bene che il Governo Renzi punti ad una riforma del Codice Appalti: occorre 
 garantire una seria valutazione costi/benefici anche dal punto di vista 
 sociale e ambientale la trasparenza e la correttezza delle procedure 
 autorizzative e la partecipazione degli enti locali e dei cittadini. Inoltre 
 il WWF chiede di abbandonare il Primo Programma delle infrastrutture 
 strategiche, una pesante ipoteca per lo sviluppo del Paese, per sostituirlo 
 con un nuovo Piano Generale della Mobilità e della Logistica che stabilisca 
 le vere priorità necessarie per rispondere alla reale domanda di mobilità 
 del Paese.
 Il Programma delle infrastrutture strategiche, secondo il WWF, è uno 
 strumento inefficiente e anzi, dato l’elevatissimo numero delle opere e i 
 costi relativi (in continua lievitazione), si configura solo come l’ennesima 
 operazione dissipatoria delle risorse economico-finanziarie e ambientali, 
 destinate ad aumentare il debito pubblico dell’Italia, finalizzata quasi 
 esclusivamente a soddisfare gli appetiti dei grandi studi di progettazione, 
 delle grandi aziende di costruzione e delle clientele politiche locali.
 
 LA LIEVITAZIONE DEI COSTI DELLE GRANDI OPERE
 Il WWF ricorda che i costi complessivi delle Grandi Opere continuano a 
 crescere, senza alcun monitoraggio e controllo da parte del Governo sulla 
 loro attuazione: dalle 115 opere del dicembre 2001 per un costo complessivo 
 di 125,8 miliardi di euro, alle attuali 419 infrastrutture per un valore 
 complessivo di circa 383,9 miliardi di euro (con un costo triplicato al 
 dicembre 2014 rispetto a quanto previsto nel 2001) calcolato nel IX Rapporto 
 sulle infrastrutture strategiche (settembre 2011), elaborato dal Servizio 
 Studi della Camera dei Deputati, in collaborazione con l’Autorità di 
 Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori Servizi e Forniture e con il 
 supporto tecnico di CRESME e ISTITUTO NOVA. Cifra complessiva da maggiorare 
 di ulteriori 8,5 miliardi di euro se non fosse stato deciso tra il 2012 e il 
 2013 dal Governo Monti l’abbandono del Ponte sullo Stretto di Messina (unica 
 infrastruttura strategica su cui ad oggi si è avuto un ripensamento).
 
 PROGRAMMA TRASPORTI:LO “SQUILIBRIO MODALE“
 Una valutazione effettuata dal WWF Italia sul Primo Programma delle 
 infrastrutture strategiche del dicembre 2001 portava a stimare che dei 125,8 
 miliardi di euro stanziati nel 2001 ben il 49% era assegnato a strade e 
 autostrade e il 37% alle ferrovie (oltre il 70% assegnato a linee ad Alta 
 Velocità). Tali percentuali non si discostano da quelle attuali, posto che 
 nel gennaio 2014 nel Programma, dal costo complessivo attualizzato di 383,9 
 miliardi di euro, il 52% dell’investimento programmato attiene ad opere 
 stradali (circa 148 Mld di euro), mentre solo il 35% attiene ad opere 
 ferroviarie (93 Mld di euro).
 Dietro al Programma , secondo il WWF, non solo manca una ratio economico 
 finanziaria ma non c’è nemmeno una logica che tenti di superare lo 
 squilibrio modale a favore delle modalità di trasporto meno 
 inquinanti.Infatti, mentre il Governo privilegiava le infrastrutture 
 stradali e autostradali, lo squilibrio modale è andato aggravandosi 
 significativamente: nel 2001 il Piano Generale dei Trasporti e della 
 Logistica (PGTL) fotografava una situazione già preoccupante, la peggiore d’Europa, 
 in cui il 60% delle merci e l’85% dei passeggeri sceglieva il trasporto su 
 strada. Nell’ultimo Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, 
 elaborato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che si 
 riferisce agli anni 2009-2010, il trasporti merci su strada è salito al 
 62.28% e il trasporto passeggeri ha toccato la vetta 92,07%. Ciò ha riflessi 
 sulle emissioni di gas serra che vedono il settore dei trasporti, secondo 
 solo a quello energetico, registrare il primato tra i vari settori economici 
 contribuendo per il 27% alle emissioni totali.
 
 Roma, 16 marzo
 Ufficio Stampa WWF Italia, 06.84497213 - 02.83133233 – 329.8315725 – 
 329.8315718

giovedì 12 marzo 2015

LE CINQUE FAVOLE SUL LUPO DA SFATARE


Il WWF ritiene utile rispondere ad una serie di articoli che richiamano il presunto pericolo legato al ritorno del lupo e utilizzano un sensazionalismo nei titoli ricorrendo all’allarmismo ai danni di una specie protetta.



LA FAVOLA DEL LUPO ‘CATTIVO’

Nonostante la conoscenza scientifica avanzata che abbiamo acquisito sulla biologia e il comportamento di tantissime specie l’immagine antica del lupo famelico e aggressivo, terrore dei nostri boschi, frutto di favole e leggende, continua a permeare la cultura di un numero importante di persone. La paura del lupo è fondamentalmente dovuta all’ignoranza, che viene purtroppo facilmente manipolata e condizionata. Il lupo non è affatto un animale “cattivo”. Non esistono animali “cattivi”, queste sono terminologie umane che vengono attribuite a specie che semplicemente vivono con gli affascinanti comportamenti che le caratterizzano. L’aggressività del lupo verso l’uomo non è nota, né documentata da oltre un secolo e mezzo ed è singolare che, poiché giustamente amiamo i nostri cani, che sono la “versione addomesticata” del lupo, non diamo particolare rilievo al fatto che diversi di essi provochino numerose aggressioni agli umani, alcune delle quali anche letali. Tra l’altro, dai cani, quelli abbandonati, per mancata applicazione della legge sul randagismo, provengono molti problemi al lupo legati all’ibridizzazione.


LA FAVOLA DEL LUPO ‘VOLANTE’

Il successo del lupo è comunque solo ed esclusivamente frutto di dinamiche naturali della specie, nessun ripopolamento è stato mai operato in Italia e in Europa - ovvero nessun lupo, per nessuno scopo è stato mai catturato per essere poi liberato in natura ad opera dell’uomo. E’ sconfortante vedere come dopo 40 anni siano ancora vive leggende metropolitane che raccontano di lupi reintrodotti e liberati, lanciati con il paracadute e assurdità del genere, addirittura riprese da testate nazionali.
Negli anni ’70, il  WWF  Italia lanciò l’Operazione San Francesco per promuovere il valore e l’importanza di una specie come il lupo che, addirittura, in quegli anni veniva considerato per legge specie “nociva”. Lo straordinario lavoro del WWF coinvolse alcuni dei migliori studiosi del lupo a livello internazionale che, per la prima volta nel nostro Paese, utilizzarono le tecniche di radiotelemetria, catturando alcuni esemplari di lupo e munendoli di radio collare per seguirne gli spostamenti. Ciò permise di dare un’immagine reale della vita di questo splendido animale. Nel frattempo si riuscì ad ottenere la normativa che collocò il lupo e altre specie di alto valore conservazionistico tra le specie protette. Inoltre, in quegli anni la presenza umana si spostò in maniera più significativa verso le aree urbane abbandonando le aree agricole sulle colline e in montagna e le prede naturali del lupo tornarono a diffondersi anche grazie ad alcune azioni meritorie di reintroduzioni come quelle di cervi. Anche gli incontri del lupo con l’uomo si facevano più rari e questi splendidi predatori riconquistavano il loro spazio. Il lupo da appena 100 esemplari negli anni ‘70 è oggi in evidente incremento numerico e in espansione anche in molti Paesi d’Europa come Germania, Spagna, Scandinavia, Balcani e Est-Europa. Tuttavia prima di dichiarare il ritorno del lupo in modo stabile in un’area, occorre aspettare che questi formino gruppi familiari e branchi. Infatti, individui erratici in dispersione possono sparire con la stessa velocità con cui sono apparsi, come sembra essere per numerosi degli avvistamenti registrati in Italia, specie nelle aree a più elevata densità abitativa umana.

LA FAVOLA DEL LUPO ‘NOCIVO’

La funzione ecologica del lupo, ritenuta in conflitto con gli interessi venatori, impatta efficacemente sulle popolazioni di ungulati, inducendo effetti anche a beneficio degli agricoltori, degli ecosistemi forestali e sulla stessa salute delle popolazioni di prede. Il contesto venatorio è ostile alla presenza del lupo perché lo ritiene in competizione per la selvaggina, negando il fondamentale ruolo ecologico dell’azione di predazione che esercita sulla fauna selvatica. Il successo del lupo in Italia e in Europa è dovuto alla sua straordinaria capacità di utilizzare l’ambiente e le risorse naturali. Questo ha luogo nonostante sia ancora oggi diffuso nei confronti del lupo un atteggiamento ostile che produce atti di barbarie come il bracconaggio con lacci, veleno e armi da fuoco e che continua a mietere decine e decine di vittime ogni anno. Si tratta di azioni incivili, nei confronti di una specie protetta da leggi nazionali e Direttive comunitarie, che un Paese moderno non può assolutamente più tollerare.

IL MITO DELL’ABBATTIMENTO “SELETTIVO”

Da più parti, ancora oggi, emerge l’ipotesi di prevedere l’abbattimento “selettivo” di alcuni esemplari, per controllarne il numero, ipotesi assai discutibile se fatta su un predatore e che inoltre sta dimostrando scarsissimi risultati nei Paesi dove viene sperimentata. Si tratta di un’idea praticamente ed eticamente folle da applicare in un Paese come il nostro in cui non esiste la consuetudine di utilizzare le basi scientifiche per le scelte politiche e gestionali e inoltre su una popolazione di cui non si conosce il numero esatto, né il tasso di crescita, la sex ratio e l’area occupata; insomma quel quadro indispensabile a consentire l‘attuazione di una qualsiasi forma di prelievo. Il Piano di Azione nazionale, realizzato nel 2002 dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), oggi Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), è rimasto lettera morta, mai applicato nemmeno per le previste azioni di monitoraggio a scala nazionale e in modo sistematico per gli interventi di mitigazione degli eventuali danni causati dai lupi. L’amara realtà invece è che nel frattempo i lupi vengono uccisi illegalmente giorno dopo giorno, con reati che restano praticamente sempre impuniti. In questo contesto un’ipotesi di intervento di abbattimento selettivo non è nemmeno da prendere in considerazione.


LA FAVOLA DELLA CONVIVENZA IMPOSSIBILE

Il WWF in quasi 50 anni di attività ha sempre lavorato per la sopravvivenza di queste specie simbolo della nostra straordinaria biodiversità gestendo soprattutto i conflitti con l’uomo, nella convinzione che solo riducendo i danni nei confronti del bestiame domestico, si possa aumentare il livello di tolleranza da parte delle popolazioni umane. Oggi è tutto più difficile per il maggiore numero di lupi, l’ampio territorio utilizzato spesso fuori le aree protette, per le profonde trasformazioni del mondo dell’allevamento e, in ultimo, per la crisi economica che riduce le possibilità di intervento. Il WWF Italia, anche insieme alle associazioni degli allevatori (ad esempio con il Progetto LIFE Med-Wolf) lavora per la favorire la diffusione dei sistemi di prevenzione del danno (specie con l’utilizzo dei cani da guardiania), con la soddisfazione da parte degli allevatori coinvolti.


La strada da seguire è chiara ed occorre un impegno costante e serio, per liberare completamente il campo dall’illegalità e ottenere così risultati concreti e positivi verso la convivenza tra l’uomo e le specie predatrici, come il lupo.

martedì 3 marzo 2015

LUPI IN VALBORMIDA - NESSUN ALLARMISMO


COMUNICATO STAMPA WWF


NESSUN ALLARMISMO PER LA PRESENZA DEL LUPO  IN  VALBORMIDA



Di lupi negli anni Settanta ne erano rimasti circa cento esemplari, sono arrivati a un passo dall’estinzione ed ancora oggi continua ad essere una specie a rischio nonostante sia un specie simbolo del nostro Paese e rivesta un ruolo fondamentale sull’equilibrio delle nostre foreste. Purtroppo ogni anno a morire sono oltre 300 esemplari, a causa delle trappole del bracconiere, dei lacci, degli spari, dei bocconi avvelenati e non ultimi gli incidenti stradali a causa della frammentazione degli habitat e la scomparsa dei corridoi naturali.
Prima di fare affermazioni allarmistiche di ogni genere, sarebbe utile informarsi bene sulla storia e sulle dinamiche di ritorno di questo animale, sul ruolo che riveste in natura, sugli esempi di convivenza pacifica con pastori ed agricoltori, sulla trasformazione del territorio e le sue conseguenze sugli animali e sull’uomo e magari pensare a proporre politiche intelligenti di sostegno in caso di predazione, e non certo incitare ad allarmismi inutili nell’ottica più miope.


Il Delegato Liguria WWF Italia




          Marco Piombo