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venerdì 14 ottobre 2016

ALLARME PESCE SPADA


LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE:
“BENE LE NUOVE MISURE DI CONSERVAZIONE DEL MINISTERO POLITICHE AGRICOLE, MA BISOGNA FARE DI PIU’"




Con l’ approssimarsi della Commissione  ICCAT del prossimo novembre, l’Unione Europea si appresta a proporre un piano di recupero per il pescespada del Mediterraneo. Gli ultimI risultati sullo stato dello stock sono allarmanti, con catture il doppio del livello ritenuto sostenibile, che incidono al 70% sul sotto taglia.
La responsabilità ricade largamente sulla flotta italiana che con quasi il 50% delle catture è la più importante del Mediterraneo.

Per questo le associazioni ambientaliste Legambiente, Marevivo, MedReAct, Oceana e WWF , accolgono positivamente le nuove misure introdotte dal Ministero delle Politiche Agricole che chiudono la pesca all’alalunga - le cui catture accessorie incidono pesantemente sui giovanili di pescespada -  e a tutti i palangari derivanti dal 1 ottobre al 30 novembre. 

Secondo le associazioni questa misura costituisce un passo nella giusta direzione che dovrà essere integrata in un sistema di gestione pluriannuale  più ambizioso per il recupero dello stock che comprenda:

-         - l’introduzione di quote di cattura non trasferibili, equamente distribuite tra i diversi segmenti della flotta secondo criteri che incentivino le pratiche di pesca sostenibili e a basso impatto ambientale, nel pieno rispetto della legalità;
-         - la possibilità di estendere il periodo di fermo per i palangari derivanti per tutelare in maniera più efficace i giovanili di pescespada;
-         - una revisione della taglia minima di cattura sulla base degli ultimi pareri scientifici;
-       - nuove misure per il contrasto alla pesca illegale attraverso il controllo satellitare e l’ obbligo di  dichiarazione e certificato di cattura per tutti i pescherecci autorizzati alla pesca del pescespada.



Roma 14 ottobre 2016

Ufficio stampa WWF Italia
06-84497.213 – 329-8315725

martedì 4 ottobre 2016

NELLA TERRA DI SAN FRANCESCO ANCORA 27 AREE A RISCHIO BRACCONAGGIO


La proposta: inserire nella normativa il “Delitto di uccisione di specie protetta” con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate



Sono 27 le aree ad alto ‘tasso’ di bracconaggio, comprese quelle marine: l’Italia non fa onore al Cantico delle Creature visto il numero di animali protetti abbattuti e la rarità di alcune specie bersaglio del bracconaggio, come la rarissima Aquila di Bonelli sparata ieri in Sicilia e recuperata dal WWF locale. Lo denuncia il WWF alla vigilia della giornata dedicata al Santo e Patrono d’Italia.

Nel suo ultimo  Dossier WWF “#FurtodiNatura: storie di bracconaggio Made in Italy, presentato in questi giorni, il WWF segnala anche una preoccupante “area grigia” tra caccia e bracconaggio:  in un territorio già provato da cementificazione, perdita di habitat naturali, inquinamento e cambiamenti climatici l’attività venatoria (compresa quella legale) rappresenta l’ennesima gravissima aggressione alla fauna selvatica. Il territorio ‘aperto’ alle doppiette è molto ampio, 75-80% di quello nazionale: i cacciatori possono entrare anche nei terreni privati senza alcun permesso del proprietario. Quasi l’80% degli illeciti viene commesso durante la stagione venatoria, malgrado questa duri solo 4 mesi. La ‘malacaccia’ si esprime in una varietà infinita di pratiche: abbattimento di specie protette, caccia in aree protette o in periodi non consentiti, con trappole e richiami o con tecniche vietate. I reati a danno della fauna selvatica sono compiuti per il 78% dai cacciatori, mentre il 19% dei casi si tratta di bracconieri ‘tout court, ovvero, privi di licenze.  Nel Dossier WWF il decalogo delle pratiche più frequenti vanno dalla cattura di piccoli uccelli cantori con gli archetti al veleno all’uccisione degli istrici a colpi di bastone o come nel caso della ‘jacca’ una pratica in uso in Puglia in cui i bracconieri, appostati tra gli alberi, in una sola notte  uccidono a palettate centinaia di quaglie e altri piccoli uccelli dopo averli abbagliati. Questa pratica è stata per fortuna quasi debellata in alcune aree grazie ad un controllo costante delle Guardie WWF.  Una novità positiva è la recente modifica della Legge sulla caccia che obbliga i cacciatori a segnare gli animali appena abbattuti, un sistema che consente di conoscere la vera consistenza del prelievo venatorio. 

Tra le richieste del WWF, dopo la recente riforma del Codice Penale che ha introdotto il Delitto contro l’ambiente’, c’è infatti l’inasprimento delle sanzioni penali a tutela della fauna selvatica. Il WWF Italia ha elaborato una proposta di legge proponendo il “Delitto di uccisione di specie protetta”, con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate alla gravità. E’ ora che il Parlamento si assuma  la responsabilità  di avviare subito l’iter  di approvazione di questa legge  con una corsia  preferenziale , anche per garantire la   completa applicazione nel nostro Paese delle   convenzioni internazionali e delle  Direttive europee a difesa della Natura, della Biodiversità ,   degli animali selvatici e della legalità. Ricordiamo che il bracconaggio   è un fenomeno criminale che continua ad uccidere milioni di animali ogni anno, quasi sempre impunemente, con pesanti ripercussioni anche economiche  e sociali.
  
All’inasprimento delle  sanzioni vanno affiancate azioni dirette alla formazione e sensibilizzazione delle Forze dell’ordine e della Magistratura sui reati di bracconaggio ed in danno della fauna selvatica . Altrettanto importanti sarebbero campagne di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e loro coinvolgimento per segnalare i reati contro la fauna selvatica:  i  “furti di natura” sono vere rapine di un bene  collettivo , un danno grave ed irreversibile   all’umanità ,  ben  più gravi  dei furti alle  proprietà private.  Vanno anche creati  e mantenuti costanti  presidi di vigilanza, sia pubblica sia di  volontari , nelle aree individuate a maggior rischio e frequenza di reati in di bracconaggio. L’ultimo gravissimo episodio  accaduto in Sicilia  di colpi di  arma da fuoco ai danni  di un giovane esemplare di Aquila di Bonelli, salvato grazie ai volontari del    WWF di Licata (Agrigento), rende ancor più urgente  una rapida e dura presa di posizione  del Governo e del Parlamento  ,che può arrivare fino  alla  sospensione  di ogni attività di  caccia. L’Aquila di Bonelli, ormai rara in tutto il bacino del Mediterraneo, è un rapace la cui sopravvivenza risulta oggi in forte pericolo: in Sicilia vive l'unica popolazione ormai nidificante in Italia e la specie è minacciata per la distruzione degli habitat e soprattutto per il commercio illegale dei pulcini. Per anni, infatti, è stata soggetta al prelievo clandestino di uova e piccoli da parte di trafficanti senza scrupoli, che ricavavano dalla vendita illegale di ogni esemplare lauti guadagni. Viene pertanto classificata “In Pericolo Critico (CR)” secondo i parametri scientifici dell'IUCN International Union for Conservation of Nature (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura). La morte di rapaci a causa di arma da fuoco è una delle principali cause di declino della popolazione.

Il WWF Italia chiede infine una presa di posizione  ed una fattiva collaborazione dalle   associazioni venatorie e dai cacciatori veri per bloccare questo massacro di natura: che ci aiutino a dimostrare  che caccia e  cacciatori non sono coinvolti in alcuna forma di bracconaggio   

LA CURIOSITA’: LA VETRINA DI FACEBOOK
La più grande vetrina planetaria delle abitudini umane permette anche di scoprire dove scompaiono gli uccelli migratori che attraversano il Mediterraneo. I cacciatori più esibizionisti postano sulla pagina personale o in uno dei tanti gruppi "venatori", il frutto delle carneficine: sono le prove inconfutabili dei bracconieri. (https://www.facebook.com/stophuntinglebanon). La smania di protagonismo, una sorta di follia collettiva che ha contagiato i cacciatori del bacino del Mediterraneo, ha consentito alle Guardie WWF di comprendere meglio il fenomeno del bracconaggio. Le immagini che arrivano dal Libano, dalla Siria, dall'Egitto e più recentemente dall'Arabia Saudita non lasciano dubbi. Studi più recenti parlano di 26 milioni di uccelli uccisi illegalmente ogni anno nel Mediterraneo, cifra probabilmente prudenziale. E così si scopre che un solo cacciatore libanese può uccidere 100 Re di Quaglie in una mattinata, o decine di aquile anatraie minori, o rigogli e ghiandaie marine a mazzi. . 

Roma, 3 ottobre  2016 – 


LA MAPPA DELLE 27 AREE ‘CALDE’ PER IL BRACCONAGGIO IN ITALIA

IL DOSSIER WWF: “FURTO DINATURA”

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