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martedì 8 dicembre 2015

LE OSSERVAZIONI DEL WWF SAVONA RELATIVE ALL'ISTANZA PER OTTENERE L'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE DEL BIODIGESTORE DI FERRANIA




Spett.

- ARPAL SAVONA
- ASL 2 DIPARTIMENTO PREVENZIONE SAVONA
- COMUNE DI CAIRO MONTENOTTE
- CONSORZIO CIRA
- PROVINCIA DI SAVONA,
SERVIZIO PROCEDIMENTI CONCERTATIVI
- REGIONE LIGURIA,
DIPARTIMENTO AMBIENTE VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE


Oggetto: osservazioni all’istanza intesa ad ottenere l'Autorizzazione Integrata Ambientale ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 relativamente all’ impianto di trattamento rifiuti organici con produzione di energia elettrica e compost di qualità, nello stabilimento denominato Ferrania Ecologia S.r.L. sito in località Ferrania, Comune di Cairo Montenotte.
Conferenza dei Servizi. Numero di classifica: 002.013.009/25-2015


PREMESSA
 
Le alternative tecniche quale parametro di valutazione vincolante per il rilascio della autorizzazione integrata ambientale.
 
La finalità della AIA secondo la vigente disciplina comunitaria e nazionale non consiste nel mettere in discussione la localizzazione complessiva dell’impianto (finalità tipica della VIA) ma il modello di gestione dell’impianto in rapporto al sito in cui è o verrà collocato. Come affermato dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1541 del 2012: “La VIA è orientata alla verifica del progetto, l’AIA a quella della attività da svolgersi attraverso il progetto”.

Gli strumenti per avviare una istruttoria di AIA che risponde alla suddetta finalità sono:
1. domanda AIA: deve contenere lo stato del sito sede dell’impianto e situazione dell’impianto (tecnologica, gestionale etc.) e le alternative tecnico gestionale dell’impianto
2. i principi dell’AIA: impatto cumulativo con altre fonti; divieto trasferimento di inquinamento da un fattore ambientale all’altro.

Per attuare tutto questo tre sono i parametri da verificare in modo integrato tra loro:

1. Norma di qualità ambientale che secondo il DLgs 152/2006: “ la serie di requisiti, inclusi gli obiettivi di qualità, che sussistono in un dato momento in un determinato ambiente o in una specifica parte di esso, come stabilito nella normativa vigente in materia ambientale;”. Questo strumento e’ la conferma di quanto affermato da ultimo dal TAR Friuli 231/2013:
“l’AIA è espressione amministrativa del principio di precauzione”, nel rispetto dell’articolo 37 della Carta dei Diritti fondamentali della UE: “ Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile”. In altri termini l’Autorità Competente (in questo caso la Provincia) non deve limitarsi ad adeguare l’impianto ai limiti di emissione di legge come avveniva nel quadro normativo delle autorizzazioni settoriali, ma può adeguare l’impianto al sito e quindi può imporre
1. Limiti di emissione
2. Tecnologie disinquinanti
3. Tipologie di combustibile
4. Modelli gestionali
ulteriori a quelli di legge e ancora di più a quelli presentati dal gestore.
Per arrivare a definire la Norma di Qualità Ambientale occorre svolgere l’istruttoria per il rilascio dell’AIA utilizzando altri due strumenti previsti dalla vigente normativa, ovviamente nel quadro di una analisi rigorosa della specificità del sito e quindi del modello gestionale dell’impianto:
2. La valutazione a confronto delle alternative tecnico gestionali
3. Parere sanitario del Sindaco

Per la valutazione a confronto delle alternative tecnico gestionali risulta necessario applicare le analisi costi benefici (vedi comma 4 articolo 15 Direttiva 75/2010 disciplina dell’AIA) al fine di dimostrare la fondatezza ambientale/sanitaria, tecnica ed economica delle alternative:
Decreto Ministeriale 1/10/2008 (Emanazione di linee guida in materia di analisi degli aspetti economici e degli effetti incrociati per le attività soggette ad AIA):

“le alternative siano valutate secondo gli effetti ambientali incrociati (Cross-Media Effects) cioè poter valutare l’effetto dovuto contemporaneamente a più inquinanti che rilasciano in uno stesso o più corpi ricettori”.
L’obiettivo metodologico dei Cross-Media è quello di fornire una guida alla scelta dell’opzione migliore sotto il profilo sanitario ed ambientale, fra le tecniche o le tecnologie che in alternativa possono essere implementate in un contesto di rilascio dell’AIA.

Quindi,
abbiamo i principi/obiettivi cogenti : precauzione in rapporto ad istruttoria AIA
abbiamo gli strumenti : norma di qualità ambientale e parere sanitario
abbiamo una procedura: valutazione delle alternative con il sistema effetti ambientali ed economici incrociati.

 
Alla luce di quanto sopra esposto, e quindi nel rispetto delle finalità e della disciplina procedurale dell’AIA, si avanza la seguente osservazione che costituisce una ipotesi di alternativa tecnica nel modello gestionale dell’impianto.

PROPOSTA DI ALTERNATIVA TECNICA PER IL RILASCIO DELLA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

La scrivente Associazione WWF Savona si augura che in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale gli Uffici preposti prescrivano alla società richiedente proprietaria dell’impianto di produzione di energia termica ed elettrica e produzione di compost in oggetto, la raffinazione del biogas prodotto in biometano, con divieto di combustione in loco, ma con la sua immissione nelle rete di distribuzione del gas naturale e incentivando altresì il suo impiego per autotrazione (come da DM del 5/12/13, “Modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale”).

Inoltre la scrivente Associazione esprime preoccupazione che l’ammendante/compost che verrà prodotto, potrà essere veramente di qualità (così come definito dal D.Lgs 4 del 16/01/2008)
Il nostro timore è dato dal fatto che l’ammendante non raggiunga i requisiti che lo possano identificare come prodotto (come disposto dall’all. 2 del D.Lgs 75/2010), producendo invece oltre 10.000 t/a di rifiuto, ossia Combustibile Solido Secondario, viste le numerose quantità e tipologie di rifiuti che saranno inviati alla digestione aerobica.
In questo caso verrà meno il recupero di materia, prioritario al recupero di energia (come da Direttiva quadro 2008/98/CE).
Essenziale sarà, oltre che esecuzione di verifiche per accertare la qualità del compost prodotto, eseguire campionamenti sui rifiuti in entrata da parte di Enti pubblici per accertarne la qualità e l’eventuale presenza di contaminazioni chimico/organiche.

A supporto di quanto sopra esposto, si riportano di seguito alcune considerazioni estratte dal documento ISDE Italia – Medici per L’Ambiente “Il trattamento della Frazione Organica dei Rifiuti”, basato su numerose pubblicazioni scientifiche.

Biogas- Biometano:
La combustione del biogas prodotto dalla DA presenta notevoli criticità e rischi ambientali e sanitari. Il biogas andrebbe sempre ulteriormente raffinato per ridurre drasticamente i componenti indesiderati (CO2, H2S, H2O) ed ottenere metano ad alto grado di purezza (biometano), compatibile con l’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale e con l’uso per autotrazione. La combustione in loco del biogas/biometano andrebbe comunque sempre fortemente scoraggiata.

La combustione in loco del gas prodotto dalla DA causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana, alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo. Per tale motivo tale pratica, da scoraggiare, costituisce un rischio non trascurabile per la salute dei territori limitrofi.

La combustione diretta del biogas – sia pure depurato (parzialmente con processo di desolforazione, n.d.r.) - in motori a combustione interna, presenta tuttavia alcune criticità, come vedremo in un successivo paragrafo, e comporta - non diversamente da ogni altro tipo di combustione - la produzione e la dispersione in ambiente di numerose sostanze chimiche. Alcune di queste sostanze, come descritto in seguito, sono particolarmente nocive per la salute umana, esponendo la popolazione residente in prossimità degli impianti a rischi non trascurabili.

Da circa 20 anni in Europa e in particolare in Svezia , si provvede a raffinare ulteriormente il biogas, in modo da ridurre drasticamente i componenti indesiderati (CO2, H2S, H2O) ed ottenere metano ad alto grado di purezza, compatibile con l’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale e con l’uso per autotrazione.

La Tabella 2 mette a confronto la composizione chimica e i poteri calorifici del gas naturale e del biometano, mostrando come il biometano abbia caratteristiche molto simili a quelle del gas naturale che utilizziamo normalmente negli impianti domestici ed industriali.
In Europa l’immissione in rete del biometano e il suo uso per l’autotrazione è una prassi consolidata in Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Austria e Olanda.

Alla fine del 2013 anche l’Italia inizia a legiferare sul biometano e il Ministero dello Sviluppo Economico approva il Decreto 5/12/2013 “Modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale” (GU Serie Generale n.295 del 17-12.2013).

La combustione in loco del biogas in impianti di cogenerazione finalizzati alla produzione di energia elettrica e termica, dotati di sistemi di abbattimento per gli ossidi di azoto e composti organici volatici, causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana (alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo):
formaldeide (Gruppo 1 IARC), monossido di carbonio, NOx, HCl, VOC, acetaldeide, metano incombusto, anidride carbonica.
In particolare, i fattori di emissione di polveri sottili di un impianto di cogenerazione alimentato a biogas sono maggiori di quelli di un simile impianto alimentato con gas naturale.

La Tabella 3 riporta i fattori di emissione (quantità di inquinanti emessi per unità di energia prodotta) di impianti di cogenerazione alimentati a biogas con una potenza elettrica installata compresa tra 0,5 e 1 MW.

Le emissioni di formaldeide rappresentano un problema assolutamente non trascurabile. La formaldeide è infatti il principale inquinante, fra i composti del carbonio, che si forma nei processi di combustione del metano in un motore a combustione interna, per l’incompleta combustione del metano, particolarmente favorita dal basso potere calorifico del biogas.
La mancanza di un limite per questo tipo di emissioni negli impianti considerati è particolarmente grave per la pericolosità dell’inquinante ed è frutto di una specifica deroga, perchè in realtà la normativa italiana (DLgs 152/2006 nell’Allegato I alla Parte Quinta Parte II Tabella D Classe II ) prevede un valore massimo di emissione di 20 mg/Nm3.
I possibili sforamenti dei limiti di legge per la maggiore parte delle emissioni e la presenza della formaldeide dovrebbero spingere il legislatore al divieto, attraverso una normativa adeguata, della combustione del biogas, essendo prevedibili impatti negativi sulla salute umana da parte degli impianti di cogenerazione alimentati a biogas.

Per questi motivi dovrebbe essere vietata la combustione in loco del biogas specie in zone già soggette a inquinamento da altre fonti (come la zona su cui sorgerà il Biodigestore, al confine con i territori comunali di Altare, Carcare e Cairo M., area sede di numerose industrie IPPC e oggetto anche di inquinamento da PM10 e NO2, n.d.r.), nelle quali ulteriore fattore critico sarebbe la formazione di particolato secondario originato dagli inquinanti gassosi emessi dagli impianti di combustione del biogas.

Anche se l’assetto cogenerativo di questi impianti potrebbe consentire lo spegnimento di altri impianti a combustione più inquinanti e/o meno efficienti, è utile rilevare che gli stessi motori utilizzati per produrre elettricità e calore, se alimentati da gas naturale, hanno fattori di emissione significativamente inferiori di quelli prodotti dall’alimentazione con biogas. Il miglioramento delle prestazioni deriva dal maggiore potere calorifico e da una maggiore purezza del gas naturale.

In particolare, l’uso energetico del biogas in motori a combustione interna richiederebbe la sua trasformazione in biometano mediante trattamenti per la riduzione della concentrazione di anidride carbonica e di vapore acqueo (per aumentare il potere calorifico), la riduzione della concentrazione di composti organici solforati (incompatibili con il corretto funzionamento dei motori) e di altre sostanze come silossani, idrocarburi, ammonio, monossido di carbonio, azoto.
La trasformazione del biogas in biometano dovrebbe essere prescritta anche per la sua immissione nella rete di distribuzione del gas, che deve essere preceduta da trattamenti di purificazione e di adeguamento alle caratteristiche richieste dai gestori della rete.

 La combustione in loco del biogas prodotto deve essere evitata, così come qualsiasi altro tipo di combustione del biogas tal quale. Il biogas prodotto, per poter essere utilizzato come combustibile, dovrebbe richiedere obbligatoriamente la sua raffinazione a biometano. La produzione di biometano, se non utilizzata in loco, deve essere destinata all’uso per autotrazione e/o all’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale.

Digestato – Ammendante – Compost:
La FORSU deve essere gestita secondo la gerarchia di priorità individuata dalla UE (Direttiva 2008/98/CE), privilegiando la prevenzione (autocompostaggio) e il riciclaggio/recupero di materia (identificabile unicamente con il compostaggio aerobico tradizionale). La digestione anaerobica (DA), che è finalizzata al recupero di energia, è da considerare scelta di secondo livello rispetto al compostaggio tradizionale, da preferire in via prioritaria.

Sia il compostaggio che la digestione anaerobica possono presentare criticità ambientali e sanitarie, largamente legate alla qualità del materiale in ingresso che, qualora non adeguata (in particolare per la presenza di elevate concentrazioni di metalli pesanti, di batteri patogeni e composti organici tossici), può produrre contaminazione del suolo e della catena alimentare ed emissioni inquinanti in atmosfera.

Nella FORSU in ingresso agli impianti possono essere presenti parassiti e microrganismi patogeni (principalmente salmonelle, escherichia coli, listeria, clostridi), anche sotto forma di spore (es. clostridium botulinum) a causa principalmente di modalità di raccolta non adeguate e, di conseguenza, la presenza di batteri patogeni per l’uomo (in particolare i clostridi) è possibile sia nel caso del compost, che del digestato .


L’Intero documento citato può essere scaricato al seguente indirizzo:

http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-02-Position-Paper-FORSU-finale.pdf



Distinti Saluti

WWF SAVONA

Il Presidente
Il Responsabile Urbanistica e Tutela del Territorio




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