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mercoledì 25 maggio 2016

Consegnate al Ministro le firme di #soslupo

Una delegazione del WWF Italia guidata dal presidente onorario del Fulco Pratesi ha consegnato ieri sera 187.925 firme al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (raccolte sul sito del WWF Italia e su petizioni collegate all’#soslupo, lanciate su Change.org da altre Associazioni come Lipu, Greenpeace, LAV e Verdi) in difesa del lupo.

Nell’incontro il WWF ha ribadito al ministro il proprio No e quello dei quasi duecentomila cittadini che hanno sottoscritto la petizione alla possibilità di prevedere, nel Piano per la gestione del lupo, ipotesi di abbattimenti: per l’associazione, infatti, prevedere deroghe sul lupo rappresenta un ritorno al passato e viola un principio di tutela frutto di una straordinaria azione di conservazione. La delegazione ha inoltre evidenziato come, per stessa ammissione del piano, la deroga risulti ininfluente (le percentuali di abbattimento previste sono inferiori al tasso di riproduzione dei branchi) e rispondano solo a un’esigenza sociale, alimentata da una forte disinformazione, alla quale si può rispondere con la velocizzazione degli indennizzi e soprattutto con la diffusione delle misure di prevenzione e protezione. Secondo il WWF, infatti, gli abbattimenti non solo sono inutili per la conservazione e gestione del lupo ma rischiano di sortire l’effetto contrario aumentando il bracconaggio e la predazione del lupo su animali domestici.

Nel confronto di ieri l’associazione ha sollecitato il ministro a rafforzare gli elementi previsti dal piano e a cancellare l’inutile e pericolosa possibilità di abbattere i lupi. Il WWF ha poi evidenziato all’attenzione del ministro alcuni passaggi che, al di là delle intenzioni dichiarate, potrebbero essere male interpretati e mal gestiti dalla Regioni portando a scavalcare le misure di preventive: il WWF ha quindi chiesto che l’esclusione di applicabilità delle deroghe riguardi esplicitamente e in maniera inequivocabile non solo i parchi nazionali ma anche quelli regionali e tutto il sistema di aree protette.
Il ministro Galletti, nella convinzione che le misure preventive previste dal piano siano sufficienti e che si possa arrivare ad eventuali abbattimenti solo in casi estremi, ha purtroppo ribadito la scelta delle deroghe ma si è reso disponibile a intervenire per rendere più chiari alcuni passaggi del provvedimento che si riteneva potessero essere fraintesi in sede di applicazione.

L’Italia con fatica ha conquistato il rispetto e l’amore per un animale fondamentale per gli equilibri degli ecosistemi e che per anni ha rischiato di precipitare nel baratro dell’estinzione: sarebbe imperdonabile a causa della disinformazione e di campagne strumentalizzate cancellare tutto il percorso fatto fino ad oggi.
“Noi del WWF vogliamo che l’Italia rimanga un paese per lupi. Che il lupo sia cattivo è favola alla quale non credono più nemmeno i bambini. Insieme dobbiamo costruirgli un futuro diverso nel quale poter trasmettere l’emozione di vederlo correre nei prati anche alle generazioni che verranno come si può vedere in questo video che vale più di mille parole (link del video)”. Ha dichiarato il presidente onorario del WWF Fulco Pratesi incontrando il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.

In questi anni il lupo è stato doppiamente vittima: della disinformazione e di uno spietato bracconaggio. Ogni anno muoiono non meno di 300 lupi, molti a causa del veleno, di trappole e fucili. Il WWF continuerà con il suo impegno per difendere del lupo in Italia, vittima da un lato dei bracconieri e dall’altro della disinformazione, fornendo ad alcuni Parchi Nazionali attrezzature digitali (collari satellitari e fototrappole) utili per la prevenzione degli atti illegali e per il monitoraggio della presenza della specie nelle nostre aree naturali protette. Inoltre il WWF Italia continua la sua campagna anti-bracconaggio collegata all’SMS solidale 45599 dal titolo “Fermiamo Insieme il Massacro di Natura” alla quale è possibile contribuire fino al 30 maggio.

Comunicato Stampa WWF Italia. Roma, 25 maggio 2016

lunedì 23 maggio 2016

ALBERI E LOTTA ALL'INQUINAMENTO

COMUNICATO STAMPA


Alberi contro l'inquinamento. Formidabili alleati per migliorare l'aria delle nostre città.


 


Ecco quali sono le specie piu' efficaci!
L'unica alternativa possibile alla lotta difficile contro le polveri inquinanti è il miglioramento del verde cittadino e del patrimonio arboreo  pubblico e privato.
Gli alberi sono dei filtri per l'aria, grazie al processo della fotosintesi clorofiliana che assorbe anidride carbonica e produce ossigeno. Essi trattengono, tramite le foglie e la superficie della pianta, una grande quantità di particolato.
Tramite gli stomi fogliari la pianta assorbe e rimuove gli inquinanti gassosi e li rende inerti attraverso il suo metabolismo.    

L’IBIMET, Istituto di Biometeorologia del Cnr di Bologna, ha redatto una classifica  degli esemplari arborei capaci di fornire maggiori risultati in aree fortemente inquinate. 
Secondo gli esperti,  le specie  migliori che possono resistere a un forte inquinamento urbano sono: Frassino maggiore, Acero campestre, Acero platanoide, Acero di monte (acer pseudoplatanus), Platano, Bagolaro, Ontano nero, Carpino bianco, Tiglio, Olmo, oltre ad i sempreverdi Pini, Cipressi e Lecci (Quercus ilex).  
In particolare il Bagolaro (Celtis australis) è stato inserito nel top degli alberi anti-smog grazie alla sua resistenza alle malattie e a condizioni difficili. 

In realtà gli alberi sono i nostri più importanti alleati contro l'inquinamento, un concetto fondamentale che dovrebbe essere pubblicizzato in tutte le  città e in tutte le scuole.    
Azioni importanti devono essere proprio quelle di inserire alberi nei cortili delle scuole stesse!

 
 
Stefano Gatti
Delegato alla Tutela del Patrimonio Arboreo
WWF Savona

giovedì 5 maggio 2016

Greenpeace rivela i testi segreti del TTIP

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Confermati rischi per clima, ambiente e sicurezza dei consumatori 
 
I cittadini hanno diritto di sapere: Greenpeace Olanda pubblica oggi su www.ttip-leaks.org parte dei testi negoziali del TTIP per garantire la necessaria trasparenza e promuovere un dibattito informato su un trattato che interessa quasi un miliardo di persone, nell’Unione Europea e negli USA. È la prima volta che i cittadini europei possono confrontare le posizioni negoziali dell’UE e degli USA.
Questi documenti svelano che noi e la società civile avevamo ragione a essere preoccupati: con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica!

Dal punto di vista della protezione dell’ambiente e dei consumatori, quattro gli aspetti seriamente preoccupanti:
  • Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite
Nessuno dei capitoli che abbiamo visto fa alcun riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions). Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio “per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per “la conservazione delle risorse naturali esauribili”. L’omissione di questa regola suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante.
  • La protezione del clima sarà più difficile con il TTIP
Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti.
  • La fine del principio di precauzione
Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato UE, non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolatoria”, né in nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti. D’altra parte, la richiesta USA per un approccio “basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è evidente in vari capitoli. Questo approccio mina le capacità del legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come le sostanze chimiche note quali interferenti endocrine (c.d. hormone disruptors).
  • Porte aperte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali
Mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello che vuole. Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi.
I documenti mostrano chiaramente che mentre la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati, l’industria ha avuto invece una voce privilegiata su decisioni importanti.
Il rapporto pubblico reso noto di recente dall’UE ha solo un piccolo riferimento al contributo delle imprese, mentre i documenti citano ripetutamente il bisogno di ulteriori consultazioni con le aziende e menzionano in modo esplicito come siano stati raccolti i pareri delle medesime.
I documenti pubblicati da Greenpeace Olanda constano di 248 pagine in un linguaggio legale tecnicamente complesso: 13 capitoli di “testo consolidato” del TTIP più una nota interna dell’UE sullo stato del negoziato (Tactical State of Play of TTIP Negotiations – March 2016). Greenpeace Olanda ha lavorato assieme al rinomato network di ricerca tedesco di NDR, WDR and Süddeutscher Zeitung. Fino ad ora i rappresentanti eletti avevano potuto vedere parte di questi documenti in stanze di sicurezza, con guardie, senza consulenti esperti e senza poterne discutere con nessuno. Con questa pubblicazione, milioni di cittadini hanno la possibilità di verificare l’operato dei propri governi e discuterne con i loro rappresentanti.
Chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’è in questi documenti. Il TTIP, si svela per ciò che davvero è: un grande trasferimento di poteri democratici dai cittadini al grande business. 
Per fermare il TTIP, tutelare i diritti e i beni comuni e costruire un altro modello sociale ed economico, equo e democratico, ti aspettiamo sabato 7 maggio 2016 a Roma per un grande appuntamento nazionale!

ENTRA IN AZIONE CON NOI: FIRMA E CHIEDI DI BLOCCARE IL TTIP!


Fonte:  http://www.greenpeace.org/italy