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sabato 19 novembre 2016
giovedì 10 novembre 2016
IL SENATO APPROVA GRAVI MODIFICHE ALLA LEGGE QUADRO SU AREE PROTETTE, IGNORANDO COMPLETAMENTE LE PROPOSTE MOTIVATE PRESENTATE DA TUTTO IL MONDO AMBIENTALISTA (E NON SOLO)
“Né il Senato, né il Governo hanno accolto le osservazioni e le proposte di 17 associazioni ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura,
che hanno criticato in modo fermo e elaborato proposte migliorative.
Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga
modificata alla Camera”. Così le Associazioni subito dopo il voto con
cui Palazzo Madama ha approvato, in prima lettura, il disegno di
modifica della legge 394/91 sulle aree protette.
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
Numerosi e tutti molto preoccupanti sono i punti più critici del disegno di legge approvato al Senato:
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
Numerosi e tutti molto preoccupanti sono i punti più critici del disegno di legge approvato al Senato:
- Una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non razionalizza sufficientemente la composizione del Consiglio direttivo, in cui viene prevista la presenza di portatori di interessi specifici e non generali come deve essere. Non vengono definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici;
- Una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali e individua Consorzi di gestione gli uni diversi dagli altri;
- L’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco;
- Un sistema di royalties che, pur legato ad infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare;
- Una norma che attraverso la “gestione faunistica”, con la governance prevista, acuirà le pressioni del mondo venatorio;
- L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale, quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi obbligatoria ai sensi dalla legge vigente
- Non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000;
- Non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi
Sono alcuni dei motivi che fanno di questa riforma una riforma sbagliata,
incapace di dare soluzioni ai problemi delle Aree Protette, ma
addirittura tale da avvicinare troppo sino a sovrapporre pericolosamente
i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela, svilendo
la missione primaria delle aree protette e mettendole in ulteriore
sofferenza. Alla luce di ciò, gli elementi utili introdotti dalla
riforma, soprattutto in termini di pianificazione, di classificazione e
gestione dei siti della rete Natura 2000, di considerazione dei servizi
ecosistemici, appaiono sostanzialmente depotenziati.
“Abbiamo dato la massima disponibilità al confronto, elaborando argomenti seri e proposte dettagliate. Con infinito rammarico siamo costretti a dover prendere atto di mancate risposte del relatore, della maggioranza e del Governo, con il risultato doppiamente negativo di perdere l’opportunità di miglioramenti costituzionalmente coerenti e di determinare un grave scollamento tra la politica italiana ed un approccio alla conservazione della natura coerente alle indicazioni ed agli obblighi internazionali”, continuano le Associazioni ambientaliste che concludono: “A venticinque anni dalla sua approvazione, il Senato, snaturandone i presupposti, approva modiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le associazioni ambientaliste faranno di tutto per far sentire una va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.
“Abbiamo dato la massima disponibilità al confronto, elaborando argomenti seri e proposte dettagliate. Con infinito rammarico siamo costretti a dover prendere atto di mancate risposte del relatore, della maggioranza e del Governo, con il risultato doppiamente negativo di perdere l’opportunità di miglioramenti costituzionalmente coerenti e di determinare un grave scollamento tra la politica italiana ed un approccio alla conservazione della natura coerente alle indicazioni ed agli obblighi internazionali”, continuano le Associazioni ambientaliste che concludono: “A venticinque anni dalla sua approvazione, il Senato, snaturandone i presupposti, approva modiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le associazioni ambientaliste faranno di tutto per far sentire una va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.
Le associazioni che hanno chiesto modifiche al Senato
Ambiente e LavoroAIIG – Associazione Insegnanti di Geografia
Club Alpino Italiano
Centro Turistico Studentesco
Ente Nazionale Protezione Animali
FAI – Fondo Ambiente Italiano
Greenpeace Italia
Gruppo di Intervento Giuridico
Italia Nostra,
LAV – Lega Antivivisezione
Legambiente
Lipu
Marevivo
Mountain Wilderness
Pro Natura
SIGEA
WWF Italia
Elezioni USA, il commento del WWF
In merito ai risultati delle elezioni americane, il Presidente del WWF USA, Carter Roberts, ha dichiarato:
"Cambiano i presidenti, ma ciò che rimane sono le minacce dovute al
cambiamento climatico, sempre piú pericoloso, e all’uso insostenibile
delle risorse. Esortiamo il neo-Presidente Donald Trump
ad accelerare la transizione verso le energie rinnovabili e ad onorare
gli impegni presi per risolvere la crisi del clima e preservare gli
oceani, le foreste e le specie nel mondo. Gli investimenti su larga
scala per la conservazione e l’energia rinnovabile, i passi in avanti
fatti nel campo della sostenibilità sono uno stimolo formidabile per
l'innovazione, per la creazione di migliaia di posti di lavoro ben
remunerati e la riduzione delle emissioni che alimentano i cambiamenti
climatici”.
"Il presidente eletto Trump si è impegnato a rendere l'America più sicura. Ebbene, un’azione ambiziosa per il clima è tanto più necessaria per mantenere tale promessa, dato che il livello dei mari è in aumento e gli eventi estremi legati al cambiamento climatico, come gli uragani, colpiscono duramente e con sempre più frequenza le nostre città. Sappiamo che la sicurezza globale e la sopravvivenza delle popolazioni mondiali dipendono dal mantenimento delle risorse naturali, tra cui il nostro clima. Da parte nostra, continueremo a coinvolgere tutti i paesi del mondo, così come le famiglie americane, le città, gli stati, le imprese e il governo federale per costruire alleanze e lottare per il cambiamento significativo di cui abbiamo bisogno e per il pianeta, la nostra casa".
"Il presidente eletto Trump si è impegnato a rendere l'America più sicura. Ebbene, un’azione ambiziosa per il clima è tanto più necessaria per mantenere tale promessa, dato che il livello dei mari è in aumento e gli eventi estremi legati al cambiamento climatico, come gli uragani, colpiscono duramente e con sempre più frequenza le nostre città. Sappiamo che la sicurezza globale e la sopravvivenza delle popolazioni mondiali dipendono dal mantenimento delle risorse naturali, tra cui il nostro clima. Da parte nostra, continueremo a coinvolgere tutti i paesi del mondo, così come le famiglie americane, le città, gli stati, le imprese e il governo federale per costruire alleanze e lottare per il cambiamento significativo di cui abbiamo bisogno e per il pianeta, la nostra casa".
venerdì 14 ottobre 2016
ALLARME PESCE SPADA
LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE:
“BENE LE NUOVE MISURE DI CONSERVAZIONE DEL MINISTERO POLITICHE AGRICOLE, MA BISOGNA FARE DI PIU’"
Con l’ approssimarsi della Commissione ICCAT del prossimo novembre, l’Unione Europea si appresta a proporre un piano di recupero per il pescespada del Mediterraneo. Gli ultimI risultati sullo stato dello stock sono allarmanti, con catture il doppio del livello ritenuto sostenibile, che incidono al 70% sul sotto taglia.
La responsabilità ricade largamente sulla flotta italiana che con quasi il 50% delle catture è la più importante del Mediterraneo.
Per questo le associazioni ambientaliste Legambiente, Marevivo, MedReAct, Oceana e WWF , accolgono positivamente le nuove misure introdotte dal Ministero delle Politiche Agricole che chiudono la pesca all’alalunga - le cui catture accessorie incidono pesantemente sui giovanili di pescespada - e a tutti i palangari derivanti dal 1 ottobre al 30 novembre.
Secondo le associazioni questa misura costituisce un passo nella giusta direzione che dovrà essere integrata in un sistema di gestione pluriannuale più ambizioso per il recupero dello stock che comprenda:
- - l’introduzione di quote di cattura non trasferibili, equamente distribuite tra i diversi segmenti della flotta secondo criteri che incentivino le pratiche di pesca sostenibili e a basso impatto ambientale, nel pieno rispetto della legalità;
- - la possibilità di estendere il periodo di fermo per i palangari derivanti per tutelare in maniera più efficace i giovanili di pescespada;
- - una revisione della taglia minima di cattura sulla base degli ultimi pareri scientifici;
- - nuove misure per il contrasto alla pesca illegale attraverso il controllo satellitare e l’ obbligo di dichiarazione e certificato di cattura per tutti i pescherecci autorizzati alla pesca del pescespada.
Roma 14 ottobre 2016
Ufficio stampa WWF Italia
06-84497.213 – 329-8315725
martedì 4 ottobre 2016
NELLA TERRA DI SAN FRANCESCO ANCORA 27 AREE A RISCHIO BRACCONAGGIO
La
proposta: inserire nella normativa il “Delitto
di uccisione di specie protetta”
con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate
Sono 27 le aree ad alto ‘tasso’ di bracconaggio,
comprese quelle marine: l’Italia non fa onore al Cantico delle Creature
visto il numero di animali protetti abbattuti e la rarità di alcune specie
bersaglio del bracconaggio, come la rarissima Aquila di Bonelli sparata ieri in
Sicilia e recuperata dal WWF locale. Lo denuncia il WWF alla vigilia della
giornata dedicata al Santo e Patrono d’Italia.
Nel suo ultimo Dossier WWF “#FurtodiNatura: storie di bracconaggio Made in Italy”, presentato in questi giorni, il WWF segnala anche una preoccupante “area grigia” tra caccia e bracconaggio: in un territorio già provato da cementificazione, perdita di habitat naturali, inquinamento e cambiamenti climatici l’attività venatoria (compresa quella legale) rappresenta l’ennesima gravissima aggressione alla fauna selvatica. Il territorio ‘aperto’ alle doppiette è molto ampio, 75-80% di quello nazionale: i cacciatori possono entrare anche nei terreni privati senza alcun permesso del proprietario. Quasi l’80% degli illeciti viene commesso durante la stagione venatoria, malgrado questa duri solo 4 mesi. La ‘malacaccia’ si esprime in una varietà infinita di pratiche: abbattimento di specie protette, caccia in aree protette o in periodi non consentiti, con trappole e richiami o con tecniche vietate. I reati a danno della fauna selvatica sono compiuti per il 78% dai cacciatori, mentre il 19% dei casi si tratta di bracconieri ‘tout court, ovvero, privi di licenze. Nel Dossier WWF il decalogo delle pratiche più frequenti vanno dalla cattura di piccoli uccelli cantori con gli archetti al veleno all’uccisione degli istrici a colpi di bastone o come nel caso della ‘jacca’ una pratica in uso in Puglia in cui i bracconieri, appostati tra gli alberi, in una sola notte uccidono a palettate centinaia di quaglie e altri piccoli uccelli dopo averli abbagliati. Questa pratica è stata per fortuna quasi debellata in alcune aree grazie ad un controllo costante delle Guardie WWF. Una novità positiva è la recente modifica della Legge sulla caccia che obbliga i cacciatori a segnare gli animali appena abbattuti, un sistema che consente di conoscere la vera consistenza del prelievo venatorio.
Tra le richieste del WWF, dopo la recente riforma del Codice Penale che ha introdotto il Delitto contro l’ambiente’, c’è infatti l’inasprimento delle sanzioni penali a tutela della fauna selvatica. Il WWF Italia ha elaborato una proposta di legge proponendo il “Delitto di uccisione di specie protetta”, con pene sia detentive che pecuniarie più severe e adeguate alla gravità. E’ ora che il Parlamento si assuma la responsabilità di avviare subito l’iter di approvazione di questa legge con una corsia preferenziale , anche per garantire la completa applicazione nel nostro Paese delle convenzioni internazionali e delle Direttive europee a difesa della Natura, della Biodiversità , degli animali selvatici e della legalità. Ricordiamo che il bracconaggio è un fenomeno criminale che continua ad uccidere milioni di animali ogni anno, quasi sempre impunemente, con pesanti ripercussioni anche economiche e sociali.
All’inasprimento delle
sanzioni vanno affiancate azioni dirette alla formazione e
sensibilizzazione delle Forze dell’ordine e della Magistratura sui reati di
bracconaggio ed in danno della fauna selvatica . Altrettanto importanti
sarebbero campagne di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e loro
coinvolgimento per segnalare i reati contro la fauna selvatica: i
“furti di natura” sono vere rapine di un bene collettivo , un danno grave
ed irreversibile all’umanità , ben più gravi dei
furti alle proprietà private. Vanno anche creati e mantenuti
costanti presidi di vigilanza, sia pubblica sia di volontari , nelle
aree individuate a maggior rischio e frequenza di reati in di
bracconaggio. L’ultimo gravissimo episodio accaduto in Sicilia di
colpi
di arma da fuoco ai
danni di un giovane esemplare di Aquila di Bonelli, salvato grazie ai
volontari del WWF di Licata (Agrigento), rende ancor più
urgente una rapida e dura presa di posizione del Governo e del
Parlamento ,che può arrivare fino alla sospensione di
ogni attività di caccia. L’Aquila di Bonelli, ormai rara in tutto il
bacino del Mediterraneo, è un rapace la cui sopravvivenza risulta oggi in forte
pericolo: in Sicilia vive l'unica popolazione ormai nidificante in Italia e la
specie è minacciata per la distruzione degli habitat e soprattutto per il
commercio illegale dei pulcini. Per anni, infatti, è stata soggetta al prelievo
clandestino di uova e piccoli da parte di trafficanti senza scrupoli, che
ricavavano dalla vendita illegale di ogni esemplare lauti guadagni. Viene
pertanto classificata “In Pericolo Critico (CR)” secondo i parametri scientifici
dell'IUCN
International Union for Conservation of Nature (Unione Mondiale per la
Conservazione della Natura). La
morte di rapaci a causa di arma da fuoco è una delle principali cause di declino
della popolazione.
Il WWF Italia chiede infine una presa di posizione ed una fattiva collaborazione dalle associazioni venatorie e dai cacciatori veri per bloccare questo massacro di natura: che ci aiutino a dimostrare che caccia e cacciatori non sono coinvolti in alcuna forma di bracconaggio
LA
CURIOSITA’: LA VETRINA DI FACEBOOK
La più grande vetrina planetaria
delle abitudini umane permette anche di scoprire dove scompaiono gli uccelli
migratori che attraversano il Mediterraneo. I cacciatori più esibizionisti
postano sulla pagina personale o in uno dei tanti gruppi "venatori", il frutto
delle carneficine: sono le prove inconfutabili dei bracconieri. (https://www.facebook.com/stophuntinglebanon).
La smania di protagonismo, una sorta di follia collettiva che ha contagiato i
cacciatori del bacino del Mediterraneo, ha consentito alle Guardie WWF di
comprendere meglio il fenomeno del bracconaggio. Le immagini che arrivano dal
Libano, dalla Siria, dall'Egitto e più recentemente dall'Arabia Saudita non
lasciano dubbi. Studi più recenti parlano di 26 milioni di uccelli uccisi
illegalmente ogni anno nel Mediterraneo, cifra probabilmente prudenziale. E così
si scopre che un solo cacciatore libanese può uccidere 100 Re di Quaglie in una
mattinata, o decine di aquile anatraie minori, o rigogli e ghiandaie marine a
mazzi. .
Roma, 3
ottobre 2016 –
LA MAPPA DELLE 27 AREE ‘CALDE’ PER IL BRACCONAGGIO IN
ITALIA
IL DOSSIER WWF: “FURTO DINATURA”
FOTO, VIDEO,
INFOGRAFICHE, DOSSIER E SCHEDE INFORMATIVE SU: http://bit.ly/FURTODINATURA
Twitter:
@WWFitalia - Ufficio Stampa WWF
Italia
martedì 27 settembre 2016
L'OMS HA PUBBLICATO L'ULTIMO RAPPORTO SU INQUINAMENTO ATMOSFERICO ED IMPATTO SULLA SALUTE
L'ultimo rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità: quasi l'intera popolazione mondiale vive in zone con livelli di particelle sottili che superano i limiti. Sono tre milioni i decessi legati a inquinamento atmosferico
Aria sempre più irrespirabile. L'inquinamento atmosferico peggiora: il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli di qualità dell'aria non soddisfano i limiti fissati dall'Oms per le particelle sottili, ovvero una media annuale di 10 microgrammi per metro cubo. Il dato, preoccupante per la nostra salute, è messo nero su bianco nell'ultimo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che lancia un appello per "un'azione rapida per affrontare l'inquinamento atmosferico".
In cifre. L'analisi svolta dall'università di Bath, nel Regno Unito, ha preso in considerazione i dati, rilevati attraverso satelliti e rilevatori di terra, provenienti da 3.000 luoghi, sia urbani che rurali, in tutto il mondo. Mediterraneo orientale, Sud-est asitico e Pacifico occidentale: queste, secondo l'Oms, le aree esposte a livelli di inquinamento "particolarmente alti". Esclusa la regione delle Americhe, meno del 20% della popolazione del resto del mondo vive in luoghi dove la qualità dell'aria corrisponde alle norme previste dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
Nel mondo circa 3 milioni di decessi, secondo l'agenzia per la salute delle Nazioni Unite, sarebbero legati all'esposizione all'inquinamento atmosferico. Il dato è in aumento se confrontato con le stime del 2012, quando a morire erano 6,5 milioni di persone, ovvero l'11,6% dei decessi globali. Di questi, il 95% è dovuto a malattie non trasmissibili: problemi cardiovascolari o polmonari cronici oppure cancro ai polmoni. Inoltre, l'inquinamento atmosferico, come si spiega nel rapporto, aumenta il rischio di acute infezioni respiratorie.
Le cause. Il rapporto punta il dito contro le principali fonti di inquinamento atmosferico, tra cui "i mezzi di trasporto inefficienti, i combustibili per uso domestico, la combustione dei rifiuti, le centrali elettriche alimentate a carbone e le attività industriali". Ma, la colpa non è soltanto delle attività umane. L'allarme è legato anche ai fenomeno naturali: "le tempeste di sabbia, soprattutto nelle zone vicine a un deserto - precisa il rapporto - possono avere un'influenza sulla qualità dell'aria".
Cosa possiamo fare. L'Oms propone anche delle strategie da mettere in campo per ridurre i livelli di inquinamento troppo alti, puntando sulla sostenibilità ambientale in diversi settori. "Esistono delle soluzioni, in particolare un sistema dei trasporti più sostenibile, la gestione dei rifiuti solidi, l'uso di stufe e combustibili puliti per le famiglie così come le energie rinnovabili e la riduzione delle emissioni industriali", ha spiegato Maria Neira, direttrice del dipartimento di Sanità pubblica dell'Oms. Energie rinnovabili e riduzione delle emissioni industriali sono altri due pilastri, suggeriti dall'Oms, per salvaguardare la buona qualità dell'aria.
Lotta all'inquinamento. Gli esperti sperano di poter far leva su questi nuovi dati per impegnare la comunità internazionale a maggiori sforzi a favore dei una migliore qualità dell'aria.
(Fonte: La Repubblica)
PER APPROFONDIMENTI CLICCA QUA
WHO releases country estimates on air pollution exposure and health impact
New interactive maps highlight areas within countries that exceed WHO air quality limits
27 SEPTEMBER 2016 | GENEVA - A new WHO air quality model confirms that 92% of the world’s population lives in places where air quality levels exceed WHO limits*. Information is presented via interactive maps, highlighting areas within countries that exceed WHO limits.
"The new WHO model shows countries where the air pollution danger spots are, and provides a baseline for monitoring progress in combatting it," says Dr Flavia Bustreo, Assistant Director General at WHO.
It also represents the most detailed outdoor (or ambient) air pollution-related health data, by country, ever reported by WHO. The model is based on data derived from satellite measurements, air transport models and ground station monitors for more than 3000 locations, both rural and urban. It was developed by WHO in collaboration with the University of Bath, United Kingdom.
Air pollution’s toll on human health
Some 3 million deaths a year are linked to exposure to outdoor air pollution. Indoor air pollution can be just as deadly. In 2012, an estimated 6.5 million deaths (11.6% of all global deaths) were associated with indoor and outdoor air pollution together.
Nearly 90% of air-pollution-related deaths occur in low- and middle-income countries, with nearly 2 out of 3 occurring in WHO’s South-East Asia and Western Pacific regions.
Ninety-four per cent are due to noncommunicable diseases – notably cardiovascular diseases, stroke, chronic obstructive pulmonary disease and lung cancer. Air pollution also increases the risks for acute respiratory infections.
"Air pollution continues take a toll on the health of the most vulnerable populations – women, children and the older adults," adds Dr Bustreo. "For people to be healthy, they must breathe clean air from their first breath to their last."
Major sources of air pollution include inefficient modes of transport, household fuel and waste burning, coal-fired power plants, and industrial activities. However, not all air pollution originates from human activity. For example, air quality can also be influenced by dust storms, particularly in regions close to deserts.
Improved air pollution data
The model has carefully calibrated data from satellite and ground stations to maximize reliability. National air pollution exposures were analysed against population and air pollution levels at a grid resolution of about 10 km x 10 km.
"This new model is a big step forward towards even more confident estimates of the huge global burden of more than 6 million deaths – 1 in 9 of total global deaths – from exposure to indoor and outdoor air pollution," said Dr Maria Neira, WHO Director, Department of Public Health, Environmental and Social Determinants of Health. "More and more cities are monitoring air pollution now, satellite data is more comprehensive, and we are getting better at refining the related health estimates."
Interactive maps
The interactive maps provide information on population-weighted exposure to particulate matter of an aerodynamic diameter of less than 2.5 micrometres (PM2.5) for all countries. The map also indicates data on monitoring stations for PM10 and PM2.5 values for about 3000 cities and towns.
"Fast action to tackle air pollution can’t come soon enough," adds Dr Neira. "Solutions exist with sustainable transport in cities, solid waste management, access to clean household fuels and cook-stoves, as well as renewable energies and industrial emissions reductions."
Notes for editors:
In September 2015, world leaders set a target within the Sustainable Development Goals of substantially reducing the number of deaths and illnesses from air pollution by 2030.
In May 2016, WHO approved a new "road map" for accelerated action on air pollution and its causes. The roadmap calls upon the health sector to increase monitoring of air pollution locally, assess the health impacts, and to assume a greater leadership role in national policies that affect air pollution.
* WHO Ambient Air Quality Guidelines
WHO air quality model confirms that 92% of the world’s population lives in places where air quality levels exceed “WHO’s Ambient Air quality guidelines” for annual mean of particulate matter with a diameter of less than 2.5 micrometres (PM2.5). WHO guideline limits for annual mean of PM2.5 are 10 μg/m3 annual mean.
PM2.5 includes pollutants such as sulfate, nitrates and black carbon, which penetrate deep into the lungs and in the cardiovascular system, posing the greatest risks to human health.
BreatheLife air pollution campaign
This fall WHO is rolling out BreatheLife, a global communications campaign to increase public awareness of air pollution as a major health and climate risk. BreatheLife is led by WHO in partnership with the United Nations Environment Programme (UNEP)-hosted Climate and Clean Air Coalition to Reduce Short-lived Climate Pollutants. The campaign stresses both the practical policy measures that cities can implement (such as better housing, transport, waste, and energy systems) and measures people can take as communities or individuals (for example, to stop waste burning, promote green spaces and walking/cycling) to improve our air.
Learn more about Breathe Life 2030
For more information, please contact:
Nada Osseiran
WHO Department of Public Health, Environmental and Social Determinants of Health
Telephone: +41 22 791 4475
Mobile: +41 79 445 1624
Email: osseirann@who.int
Kimberly Chriscaden
WHO Department of Communications
Telephone : +41 22 791 2885
Mobile : +41 79 603 1891
Email: chriscadenk@who.int
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venerdì 23 settembre 2016
OBIETTIVO CONSUMO SUOLO ZERO
Parte la sfida per raccogliere un milione di firme dei cittadini europei, presentata oggi a Terra Madre la task force che coordinerà la petizione in Italia
“Se davvero vogliamo che l’obiettivo del consumo di suolo “zero” al 2050 indicato dal VII programma d’azione europea sull’ambiente diventi realtà è il momento di passare all’azione sia in Europa che in Italia”. Lo dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi da Torino dove partecipa al lancio della della campagna Salvailsuolo presentata oggi a Torino dal palco di Terra Madre e promossa dalla coalizione People4Soil che ha l’obiettivo di raccogliere 1 milione di firme di cittadini europei per fermare il consumo e il degrado del suolo attraverso una proposta di legge europea di iniziativa popolare (ECI, Iniziativa dei Cittadini Europei). In Italia la raccolta firme nell’ambito della Campagna Salvailsuolo sarà coordinata da una task force di associazioni che per 12 mesi collaboreranno per sostenere l’iniziativa dei cittadini europei (ECI): ACLI, Coldiretti, FAI, Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, LIPU, Slow Food, WWF, insieme al più vasto coordinamento italiano di associazioni aderenti.
“La Commissione europea ha redatto la prima comunicazione Verso una strategia tematica per la protezione del suolo nel 2002. Nel 2006 ha impostato una bozza di Direttiva, poi abbandonata nel 2014. In Italia il primo disegno di legge sul consumo del suolo e la tutela dei terreni agricoli è arrivata in Parlamento alla fine del 2012. Dopo essere stato riproposto e integrato nel 2013, il disegno di legge non solo è ancora ancora in discussione ma e stenta a delineare un quadro di regole e strumenti che realmente efficaci - continua la presidente del WWF -. La proposta di legge popolare europea è un potente stimolo all’azione e per far sì che il blocco che si è creato rispetto a questo tema fondamentale per il futuro dell’Italia e dell’Europa venga finalmente superato”.
“Il suolo è una risorsa non rinnovabile e un bene comune, che svolge funzioni vitali per l’ecosistema, la produzione alimentare, la conservazione delle risorse idriche, lo stoccaggio de carbonio: contenerne il consumo è fondamentale non solo per limitare il rischio idrogeologico ma anche per garantire la resilienza dei sistemi naturali e favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. E’ importante, quindi, che si rilanci il percorso di una normativa quadro comunitaria, di una direttiva europea che stabilisca una volta per tutte come il suolo sia una risorsa strategica per assicurare la sicurezza alimentare, la tutela della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici, così come viene enunciato nella proposta di legge popolare europea lanciata oggi a Torino”, spiega Donatella Bianchi che conclude: “E’ da dieci anni che noi Europei diciamo di esserne consapevoli: ora è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti”.
II WWF ricorda che nel 2020 l’80% dei cittadini europei risiederà nelle aree urbane (oggi è il 75%) e che quindi c’è bisogno di un’un’urgente inversione di tendenza, a cominciare in Italia dalla Pianura Padana, l’area più dinamica e più vicina dell’Europa del nostro Paese, dove la superficie urbanizzata pro capite è di 719 metri quadrati per abitante, il doppio della media italiana ed europea, secondo i dati elaborati dal gruppo di lavoro dell’Università dell’Aquila sul consumo del suolo che da anni collabora col WWF.
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Comunicato stampa Coalizione People4Soil 22 settembre
PDF 134 KBCemento coast-to-coast - Dossier 2014
PDF 21.71 MB
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