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lunedì 28 dicembre 2015

COMPOSTAGGIO AEROBICO INDIVIDUALE E DI COMUNITA'

Nel Collegato Ambientale approvato dalla Camera il 22 c.m. viene incentivato il compostaggio aerobico, prevedendo riduzioni della tassa sui rifiuti


Compostaggio
L'articolo 37 contiene disposizioni finalizzate ad incentivare il compostaggio aerobicosia individuale che di comunità, tramite l'applicazione di una riduzione della tassa sui rifiuti per le utenze domestiche e non domestiche (attività agricole e vivaistiche) che effettuano il compostaggio aerobico individuale, nonché attraverso la semplificazione del regime di autorizzazione degli impianti dedicati al c.d. compostaggio di comunità di rifiuti biodegradabili derivanti da attività agricole e vivaistiche o da cucine, mense, mercati, giardini o parchi, che hanno una capacità di trattamento non eccedente 80 tonnellate annue.
L'articolo 38, introdotto nel corso dell'esame al Senato, prevede l'incentivazione delle pratiche di compostaggio di rifiuti organici effettuate sul luogo stesso di produzione, come l'autocompostaggio e il compostaggio di comunità, e consente ai comuni di applicare riduzioni della tassa sui rifiuti (TARI). Lo stesso comma prevede l'emanazione di un decreto interministeriale volto a stabilire i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità di rifiuti organici. Viene altresì introdotta nel testo del c.d. Codice ambientale (D.Lgs. 152/2006) la definizione di "compostaggio di comunità" ed estesa alle utenze non domestiche la nozione di autocompostaggio.


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mercoledì 23 dicembre 2015

COMUNICATO STAMPA DEL WWF ITALIA SUL COLLEGATO AMBIENTALE

Comunicato stampa

WWF: NEL COLLEGATO AMBIENTALE UNA NORMA GUASTAFESTE
ANCORA UNA VOLTA GOVERNO E PARLAMENTO DELUDONO LE ASPETTATIVE


Una norma guastafeste depotenzia la portata innovativa, che pure va riconosciuta, del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014 approvato oggi.  E’ il WWF a segnalarlo commentando che da un lato Governo e Parlamento giustamente riconoscono e individuano uno strumento importante per dare valore al capitale naturale inserendolo nel processo di programmazione economica nazionale, come richiesto il WWF, per modificare la nostra impostazione economica per la quale la natura è invisibile; dall’altro però mettono a rischio il nostro patrimonio naturale smantellando un importante strumento a tutela della Rete Natura 2000, che comprende aree di grande valore ecologico protette nell’ambito dell’Unione Europea .
“Abbiamo atteso due anni che il Collegato ambientale diventasse legge avendo anche partecipato direttamente all’elaborazione degli articoli per istituire finalmente un Comitato Nazionale per il Capitale Naturale – commenta il WWF - ma siamo costretti a segnalare aspetti positivi e negativi, denunciando l’incoerenza di Governo e Parlamento. Infatti, nel Collegato ci sono alcune norme importanti, che valutiamo positivamente, quali appunto quelle che forniscono strumenti innovativi per raggiungere l’obiettivo di un modello economico più sostenibile basato sull’uso razionale delle risorse, istituendo il Comitato nazionale per il capitale naturale che redigerà un rapporto annuale di valutazione degli effetti delle politiche pubbliche sul patrimonio naturale del nostro Paese inserito nell’ambito della programmazione economica nazionale e il Catasto dei sussidi ambientalmente favorevoli e sfavorevoli, nonché definiscono la delega al Governo per la valutazione economica dei Servizi eco sistemici, altri due temi fondamentali per avviare la nostra economia su percorsi più sostenibili. “
“Accanto a queste disposizioni condivisibili – aggiunge il WWF - è stata approvata anche una norma che scardina la Valutazione di Incidenza su progetti che vadano ad incidere sulla Rete Natura 2000 creata proprio per tutelare specie e habitat unici in Europa (2314 Siti di Importanza Comunitaria che consentono in Italia di tutelare 131 habitat, 89 specie di flora e 111 specie di fauna). Le autorità italiane dovrebbero sapere che è stata aperta dal 2014, su reclamo di WWF e LIPU, una istruttoria EU Pilot proprio sulla scorretta applicazione in Italia della Direttiva Habitat. Il WWF annuncia che chiederà all’Europa di aprire una procedura d’infrazione per violazione della normativa comunitaria, come già preannunciato al ministro per le Riforme e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi e al Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti il 19 novembre scorso in una lettera scritta da WWF e LIPU”.
Roma, 22 dicembre 2015
Ufficio stampa WWF Italia   
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Scheda WWF sui contenuti del Collegato Ambientale


La norma guastafeste segnalata dal WWF (art. 57 del Collegato) prevede, in contrasto con il dettato della Direttiva “Habitat” e con la disciplina italiana contenuta nel DPR 357/1997, che vadano in Valutazione di Incidenza solo i Piani e non i Progetti che rischiano di compromettere o devastare i siti della Rete Natura 2000 e delega ai Comuni sopra  i 20 mila abitanti, che non hanno alcuna competenza tecnica interna in materia, lo svolgimento della procedura per gli interventi edilizi considerati “minori”. Si mettono così a rischio 2314 Siti di Importanza Comunitaria che consentono in Italia di tutelare 131 habitat, 89 specie di flora e 111 specie di fauna (delle quali 21 mammiferi, 11 rettili, 16 anfibi, 25 pesci, 38 invertebrati) ai sensi della Direttiva Habitat; circa 387 specie di avifauna ai sensi della Direttiva “Uccelli” (dati del Ministero dell’Ambiente).
Il WWF accoglie con favore, invece, per la loro portata innovativa, e come norme importanti, nel percorso di transizione per uscire dalla crisi verso un modello economico meno insostenibile dell’attuale  che riconosca finalmente il valore fornito da ambienti naturali vitali e resilienti per il benessere e lo sviluppo umano, le disposizioni contenute: all’art. 67 del Collegato con le quali si istituisce presso il Ministero dell’Ambiente il “Comitato per il capitale naturale” (composto da 6 Ministeri tra cui quello dell’Economia e delle Finanze, istituti statistici e di ricerca come ISTAT e ISPRA e esperti provenienti dalle Università) per valutare in termini fisici e monetari quale sia l’effetto delle politiche pubbliche sul capitale naturale, redigendo ogni anno (entro la fine di febbraio) un rapporto annuale che diventi strumento di valutazione nell’ambito della programmazione economica nazionale, e per promuovere la contabilità ambientale anche negli enti locali;  all’art. 68, con le quali si istituisce presso il Ministero dell’Ambiente, il “Catasto dei sussidi ambientalmente dannosi e ambientalmente favorevoli”, allo scopo di raccogliere, tra gli altri, i dati di ISTAT, di Banca d’Italia e ISPRA sugli incentivi, le agevolazioni, i finanziamenti agevolati e le esenzioni da tributi direttamente finalizzati alla tutela dell’ambiente in coerenza con la Strategia Europa 2020; all’art. 70 con le quali si dà la delega al governo per l’introduzione di un sistema di “pagamento del Servizi Ecosistemici e Ambientali”- (PSEA) che serva a dare un valore di mercato ai PSEA, individuando i servizi (come la fissazione  del carbonio nelle foreste, la regimazione delle acque, la salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, l’utilizzo di beni demaniali per produzioni energetiche ecc.) che siano remunerativi e le relative modalità di pagamento, prevedendo che i beneficiari finali degli introiti così ottenuti siano i Comuni, le Aree protette, le Fondazioni di bacino montano integrato e le Organizzazioni di gestione collettiva dei beni comuni
Il WWF considera significativo, inoltre, che si stanzino, all’art. 6 del Collegato, 800 mila euro aggiuntivi nel 2015 e 1 milione nel 2016 per le Aree Marine Protette già istituite e si individuino nuove aree nel Canale di Sicilia (Banchi Graham, Terribile, Pantelleria e Avventura). E’ positivo che all’art. 5 del Collegato si torni a parlare di programmi nazionali sulla mobilità casa-scuola, casa-lavoro (con l’attesa previsione dei “buoni mobilità”), 26 anni dopo i decreti Ronchi del 1989. Apprezzano che con gli artt. 16, 18 e 19, in particolare,  si dettino finalmente disposizioni sugli appalti verdi che indichino nuove frontiere alle pubbliche amministrazioni. Valuta positivamente anche il pacchetto di misure tese a ridurre i rifiuti, favorire la filiera dei prodotti derivanti dai materiali post consumo nonché il compostaggio e incentivare la raccolta differenziata, contenute tra l’altro negli artt. 23, 30, 32, 37 e 45 del Collegato. Considera, infine,  un buon segnale, dato lo stato di emergenza idrogeologica ordinaria in cui vive il paese, che: vengano istituite le Autorità di bacino distrettuale (art. 51), dando finalmente piena attuazione alla Direttiva 2001/60/CE  “Acque”; venga finanziato ex novo un capitolo di Bilancio del Ministero dell’Ambiente che, anche se esiguo (solo 10 milioni di euro), servirà a realizzare interventi di rimozione e demolizione degli immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico (art. 52); e che siano favoriti strumenti volontari quali i “contratti di fiume” (art. 59) per la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali.

COLLEGATO AMBIENTALE APPROVATO DALLA CAMERA







La Camera ha approvato in via definitiva (nella seduta del 22 dicembre 2015) il disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato che contiene misure in materia di tutela della natura e sviluppo sostenibile, valutazioni ambientali, energia, acquisti verdi, gestione dei rifiuti e bonifiche, difesa del suolo e risorse idriche.

Questi gli argomenti:

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mercoledì 16 dicembre 2015

ISPRA - QUALITA' DELL'AMBIENTE URBANO

Qualità dell'ambiente urbano - XI Rapporto. Edizione 2015


Qualità dell'ambiente urbano - XI Rapporto. Edizione 2015
Il Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano è giunto alla XI edizione. Realizzato dall’intero Sistema nazionale per la protezione ambientale (ISPRA/ARPA/APPA), si è consolidato negli anni come un riferimento per gli addetti ai lavori e per gli utenti tutti grazie anche alle analisi e valutazioni con cui gli esperti del Sistema hanno accompagnato i numerosi dati presentati, guidando il lettore nella comprensione dei fenomeni e illustrando possibili strategie di risanamento. L’edizione 2015 del Rapporto propone un set di indicatori ambientali che sono rivisitati, aggiornati e arricchiti ogni anno per l’analisi della qualità ambientale delle città e che concorrono alla valutazione della qualità della vita nelle aree urbane italiane. Nell’edizione 2015 del Rapporto 12 nuove città sono inserite nell’analisi. I Comuni analizzati sono in totale 85, comprendono la maggior parte dei capoluoghi di provincia con popolazione superiore ai 40.000 abitanti e tutti i capoluoghi delle regioni italiane.



Scarica la pubblicazione (pdf - 29 mb)
ISPRA
Stato dell'Ambiente
63/2015
978-88-448-0749-8

martedì 8 dicembre 2015

LE OSSERVAZIONI DEL WWF SAVONA RELATIVE ALL'ISTANZA PER OTTENERE L'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE DEL BIODIGESTORE DI FERRANIA




Spett.

- ARPAL SAVONA
- ASL 2 DIPARTIMENTO PREVENZIONE SAVONA
- COMUNE DI CAIRO MONTENOTTE
- CONSORZIO CIRA
- PROVINCIA DI SAVONA,
SERVIZIO PROCEDIMENTI CONCERTATIVI
- REGIONE LIGURIA,
DIPARTIMENTO AMBIENTE VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE


Oggetto: osservazioni all’istanza intesa ad ottenere l'Autorizzazione Integrata Ambientale ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 relativamente all’ impianto di trattamento rifiuti organici con produzione di energia elettrica e compost di qualità, nello stabilimento denominato Ferrania Ecologia S.r.L. sito in località Ferrania, Comune di Cairo Montenotte.
Conferenza dei Servizi. Numero di classifica: 002.013.009/25-2015


PREMESSA
 
Le alternative tecniche quale parametro di valutazione vincolante per il rilascio della autorizzazione integrata ambientale.
 
La finalità della AIA secondo la vigente disciplina comunitaria e nazionale non consiste nel mettere in discussione la localizzazione complessiva dell’impianto (finalità tipica della VIA) ma il modello di gestione dell’impianto in rapporto al sito in cui è o verrà collocato. Come affermato dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1541 del 2012: “La VIA è orientata alla verifica del progetto, l’AIA a quella della attività da svolgersi attraverso il progetto”.

Gli strumenti per avviare una istruttoria di AIA che risponde alla suddetta finalità sono:
1. domanda AIA: deve contenere lo stato del sito sede dell’impianto e situazione dell’impianto (tecnologica, gestionale etc.) e le alternative tecnico gestionale dell’impianto
2. i principi dell’AIA: impatto cumulativo con altre fonti; divieto trasferimento di inquinamento da un fattore ambientale all’altro.

Per attuare tutto questo tre sono i parametri da verificare in modo integrato tra loro:

1. Norma di qualità ambientale che secondo il DLgs 152/2006: “ la serie di requisiti, inclusi gli obiettivi di qualità, che sussistono in un dato momento in un determinato ambiente o in una specifica parte di esso, come stabilito nella normativa vigente in materia ambientale;”. Questo strumento e’ la conferma di quanto affermato da ultimo dal TAR Friuli 231/2013:
“l’AIA è espressione amministrativa del principio di precauzione”, nel rispetto dell’articolo 37 della Carta dei Diritti fondamentali della UE: “ Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile”. In altri termini l’Autorità Competente (in questo caso la Provincia) non deve limitarsi ad adeguare l’impianto ai limiti di emissione di legge come avveniva nel quadro normativo delle autorizzazioni settoriali, ma può adeguare l’impianto al sito e quindi può imporre
1. Limiti di emissione
2. Tecnologie disinquinanti
3. Tipologie di combustibile
4. Modelli gestionali
ulteriori a quelli di legge e ancora di più a quelli presentati dal gestore.
Per arrivare a definire la Norma di Qualità Ambientale occorre svolgere l’istruttoria per il rilascio dell’AIA utilizzando altri due strumenti previsti dalla vigente normativa, ovviamente nel quadro di una analisi rigorosa della specificità del sito e quindi del modello gestionale dell’impianto:
2. La valutazione a confronto delle alternative tecnico gestionali
3. Parere sanitario del Sindaco

Per la valutazione a confronto delle alternative tecnico gestionali risulta necessario applicare le analisi costi benefici (vedi comma 4 articolo 15 Direttiva 75/2010 disciplina dell’AIA) al fine di dimostrare la fondatezza ambientale/sanitaria, tecnica ed economica delle alternative:
Decreto Ministeriale 1/10/2008 (Emanazione di linee guida in materia di analisi degli aspetti economici e degli effetti incrociati per le attività soggette ad AIA):

“le alternative siano valutate secondo gli effetti ambientali incrociati (Cross-Media Effects) cioè poter valutare l’effetto dovuto contemporaneamente a più inquinanti che rilasciano in uno stesso o più corpi ricettori”.
L’obiettivo metodologico dei Cross-Media è quello di fornire una guida alla scelta dell’opzione migliore sotto il profilo sanitario ed ambientale, fra le tecniche o le tecnologie che in alternativa possono essere implementate in un contesto di rilascio dell’AIA.

Quindi,
abbiamo i principi/obiettivi cogenti : precauzione in rapporto ad istruttoria AIA
abbiamo gli strumenti : norma di qualità ambientale e parere sanitario
abbiamo una procedura: valutazione delle alternative con il sistema effetti ambientali ed economici incrociati.

 
Alla luce di quanto sopra esposto, e quindi nel rispetto delle finalità e della disciplina procedurale dell’AIA, si avanza la seguente osservazione che costituisce una ipotesi di alternativa tecnica nel modello gestionale dell’impianto.

PROPOSTA DI ALTERNATIVA TECNICA PER IL RILASCIO DELLA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

La scrivente Associazione WWF Savona si augura che in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale gli Uffici preposti prescrivano alla società richiedente proprietaria dell’impianto di produzione di energia termica ed elettrica e produzione di compost in oggetto, la raffinazione del biogas prodotto in biometano, con divieto di combustione in loco, ma con la sua immissione nelle rete di distribuzione del gas naturale e incentivando altresì il suo impiego per autotrazione (come da DM del 5/12/13, “Modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale”).

Inoltre la scrivente Associazione esprime preoccupazione che l’ammendante/compost che verrà prodotto, potrà essere veramente di qualità (così come definito dal D.Lgs 4 del 16/01/2008)
Il nostro timore è dato dal fatto che l’ammendante non raggiunga i requisiti che lo possano identificare come prodotto (come disposto dall’all. 2 del D.Lgs 75/2010), producendo invece oltre 10.000 t/a di rifiuto, ossia Combustibile Solido Secondario, viste le numerose quantità e tipologie di rifiuti che saranno inviati alla digestione aerobica.
In questo caso verrà meno il recupero di materia, prioritario al recupero di energia (come da Direttiva quadro 2008/98/CE).
Essenziale sarà, oltre che esecuzione di verifiche per accertare la qualità del compost prodotto, eseguire campionamenti sui rifiuti in entrata da parte di Enti pubblici per accertarne la qualità e l’eventuale presenza di contaminazioni chimico/organiche.

A supporto di quanto sopra esposto, si riportano di seguito alcune considerazioni estratte dal documento ISDE Italia – Medici per L’Ambiente “Il trattamento della Frazione Organica dei Rifiuti”, basato su numerose pubblicazioni scientifiche.

Biogas- Biometano:
La combustione del biogas prodotto dalla DA presenta notevoli criticità e rischi ambientali e sanitari. Il biogas andrebbe sempre ulteriormente raffinato per ridurre drasticamente i componenti indesiderati (CO2, H2S, H2O) ed ottenere metano ad alto grado di purezza (biometano), compatibile con l’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale e con l’uso per autotrazione. La combustione in loco del biogas/biometano andrebbe comunque sempre fortemente scoraggiata.

La combustione in loco del gas prodotto dalla DA causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana, alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo. Per tale motivo tale pratica, da scoraggiare, costituisce un rischio non trascurabile per la salute dei territori limitrofi.

La combustione diretta del biogas – sia pure depurato (parzialmente con processo di desolforazione, n.d.r.) - in motori a combustione interna, presenta tuttavia alcune criticità, come vedremo in un successivo paragrafo, e comporta - non diversamente da ogni altro tipo di combustione - la produzione e la dispersione in ambiente di numerose sostanze chimiche. Alcune di queste sostanze, come descritto in seguito, sono particolarmente nocive per la salute umana, esponendo la popolazione residente in prossimità degli impianti a rischi non trascurabili.

Da circa 20 anni in Europa e in particolare in Svezia , si provvede a raffinare ulteriormente il biogas, in modo da ridurre drasticamente i componenti indesiderati (CO2, H2S, H2O) ed ottenere metano ad alto grado di purezza, compatibile con l’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale e con l’uso per autotrazione.

La Tabella 2 mette a confronto la composizione chimica e i poteri calorifici del gas naturale e del biometano, mostrando come il biometano abbia caratteristiche molto simili a quelle del gas naturale che utilizziamo normalmente negli impianti domestici ed industriali.
In Europa l’immissione in rete del biometano e il suo uso per l’autotrazione è una prassi consolidata in Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Austria e Olanda.

Alla fine del 2013 anche l’Italia inizia a legiferare sul biometano e il Ministero dello Sviluppo Economico approva il Decreto 5/12/2013 “Modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale” (GU Serie Generale n.295 del 17-12.2013).

La combustione in loco del biogas in impianti di cogenerazione finalizzati alla produzione di energia elettrica e termica, dotati di sistemi di abbattimento per gli ossidi di azoto e composti organici volatici, causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana (alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo):
formaldeide (Gruppo 1 IARC), monossido di carbonio, NOx, HCl, VOC, acetaldeide, metano incombusto, anidride carbonica.
In particolare, i fattori di emissione di polveri sottili di un impianto di cogenerazione alimentato a biogas sono maggiori di quelli di un simile impianto alimentato con gas naturale.

La Tabella 3 riporta i fattori di emissione (quantità di inquinanti emessi per unità di energia prodotta) di impianti di cogenerazione alimentati a biogas con una potenza elettrica installata compresa tra 0,5 e 1 MW.

Le emissioni di formaldeide rappresentano un problema assolutamente non trascurabile. La formaldeide è infatti il principale inquinante, fra i composti del carbonio, che si forma nei processi di combustione del metano in un motore a combustione interna, per l’incompleta combustione del metano, particolarmente favorita dal basso potere calorifico del biogas.
La mancanza di un limite per questo tipo di emissioni negli impianti considerati è particolarmente grave per la pericolosità dell’inquinante ed è frutto di una specifica deroga, perchè in realtà la normativa italiana (DLgs 152/2006 nell’Allegato I alla Parte Quinta Parte II Tabella D Classe II ) prevede un valore massimo di emissione di 20 mg/Nm3.
I possibili sforamenti dei limiti di legge per la maggiore parte delle emissioni e la presenza della formaldeide dovrebbero spingere il legislatore al divieto, attraverso una normativa adeguata, della combustione del biogas, essendo prevedibili impatti negativi sulla salute umana da parte degli impianti di cogenerazione alimentati a biogas.

Per questi motivi dovrebbe essere vietata la combustione in loco del biogas specie in zone già soggette a inquinamento da altre fonti (come la zona su cui sorgerà il Biodigestore, al confine con i territori comunali di Altare, Carcare e Cairo M., area sede di numerose industrie IPPC e oggetto anche di inquinamento da PM10 e NO2, n.d.r.), nelle quali ulteriore fattore critico sarebbe la formazione di particolato secondario originato dagli inquinanti gassosi emessi dagli impianti di combustione del biogas.

Anche se l’assetto cogenerativo di questi impianti potrebbe consentire lo spegnimento di altri impianti a combustione più inquinanti e/o meno efficienti, è utile rilevare che gli stessi motori utilizzati per produrre elettricità e calore, se alimentati da gas naturale, hanno fattori di emissione significativamente inferiori di quelli prodotti dall’alimentazione con biogas. Il miglioramento delle prestazioni deriva dal maggiore potere calorifico e da una maggiore purezza del gas naturale.

In particolare, l’uso energetico del biogas in motori a combustione interna richiederebbe la sua trasformazione in biometano mediante trattamenti per la riduzione della concentrazione di anidride carbonica e di vapore acqueo (per aumentare il potere calorifico), la riduzione della concentrazione di composti organici solforati (incompatibili con il corretto funzionamento dei motori) e di altre sostanze come silossani, idrocarburi, ammonio, monossido di carbonio, azoto.
La trasformazione del biogas in biometano dovrebbe essere prescritta anche per la sua immissione nella rete di distribuzione del gas, che deve essere preceduta da trattamenti di purificazione e di adeguamento alle caratteristiche richieste dai gestori della rete.

 La combustione in loco del biogas prodotto deve essere evitata, così come qualsiasi altro tipo di combustione del biogas tal quale. Il biogas prodotto, per poter essere utilizzato come combustibile, dovrebbe richiedere obbligatoriamente la sua raffinazione a biometano. La produzione di biometano, se non utilizzata in loco, deve essere destinata all’uso per autotrazione e/o all’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale.

Digestato – Ammendante – Compost:
La FORSU deve essere gestita secondo la gerarchia di priorità individuata dalla UE (Direttiva 2008/98/CE), privilegiando la prevenzione (autocompostaggio) e il riciclaggio/recupero di materia (identificabile unicamente con il compostaggio aerobico tradizionale). La digestione anaerobica (DA), che è finalizzata al recupero di energia, è da considerare scelta di secondo livello rispetto al compostaggio tradizionale, da preferire in via prioritaria.

Sia il compostaggio che la digestione anaerobica possono presentare criticità ambientali e sanitarie, largamente legate alla qualità del materiale in ingresso che, qualora non adeguata (in particolare per la presenza di elevate concentrazioni di metalli pesanti, di batteri patogeni e composti organici tossici), può produrre contaminazione del suolo e della catena alimentare ed emissioni inquinanti in atmosfera.

Nella FORSU in ingresso agli impianti possono essere presenti parassiti e microrganismi patogeni (principalmente salmonelle, escherichia coli, listeria, clostridi), anche sotto forma di spore (es. clostridium botulinum) a causa principalmente di modalità di raccolta non adeguate e, di conseguenza, la presenza di batteri patogeni per l’uomo (in particolare i clostridi) è possibile sia nel caso del compost, che del digestato .


L’Intero documento citato può essere scaricato al seguente indirizzo:

http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-02-Position-Paper-FORSU-finale.pdf



Distinti Saluti

WWF SAVONA

Il Presidente
Il Responsabile Urbanistica e Tutela del Territorio




lunedì 7 dicembre 2015

WWF ITALIA A COP21, PARIGI

In diretta dai negoziati sul clima che si tengono a Parigi, il blog di Mariagrazia Midulla - responsabile clima ed energia di WWF Italia


VEDI:



venerdì 4 dicembre 2015

ENEA: aree costiere a rischio inondazione

Clima: ENEA, Sud Italia rischia di diventare come Nord Africa e 33 aree costiere a rischio inondazione 

 

Roma, 3 dicembre 2015

Il cambiamento climatico potrebbe avere ripercussioni particolarmente evidenti nel nostro Paese. Per collocazione geografica e conformazione, infatti, l’Italia è più esposta di altre zone all’impatto dell’aumento delle temperature globali, con il rischio di diventare già in questo secolo sempre più simile al Nord Africa, ma anche di vedere sommerse dal mare aree costiere particolarmente vulnerabili, ben 33 in tutto il territorio nazionale. È quanto emerge da alcuni recenti studi dei ricercatori del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA coordinato da Gianmaria Sannino.
Secondo uno studio ENEA pubblicato su Nature Scientific Reports, il clima del Sud Italia rischia di diventare quello tipico del Nord Africa, con estati ed inverni sempre più aridi e secchi e una crescente carenza di acqua che determinerà il progressivo inaridimento dei suoli, con ripercussioni su agricoltura, attività industriali e salute umana.
Se il Sud Italia rischia di avere un clima nordafricano, il Nord Europa tenderà a “mediterraneizzarsi”, in particolare Europa nord-occidentale, Gran Bretagna e Scandinavia avranno estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto ad oggi.
Le proiezioni realizzate attraverso i modelli climatici mostrano che le aree mediterranee si espanderanno anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo i Balcani settentrionali e la parte sud-occidentale di Russia, Ucraina e Kazakistan, dove prevarrà un clima sempre più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il Nord America, in particolare la parte nord-occidentale.
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Ricerca multidisciplinare nell'ambito del progetto bandiera RITMARE (www.ritmare.it)
 
Per effetto del cambiamento climatico, inoltre, migliaia di ettari di territorio nazionale potrebbero essere sommersi dal mare. Secondo le proiezioni realizzate dai ricercatori ENEA, sono 33 le aree costiere ad alta vulnerabilità in tutta Italia che rischiano di essere inondate, come ad esempio la laguna di Venezia, il delta del Po, il golfo di Cagliari e quello di Oristano, l’area circostante il Mar Piccolo di Taranto, la foce del Tevere, la Versilia, le saline di Trapani e la piana di Catania.
“Un sistematico di monitoraggio con mareografi e satelliti ed un’attenta programmazione delle attività antropiche che insistono sulle coste potrebbero essere di grande aiuto per prepararsi agli scenari futuri”, sottolineano i ricercatori ENEA.
Da questi studi emerge inoltre che l’Italia sarà soggetta ad un incremento della frequenza degli eventi estremi, come ad esempio alluvioni nella stagione invernale e periodi prolungati di siccità, incendi, ondate di calore e scarsità di risorse idriche nei mesi estivi.
Oltre all’Italia, anche Spagna meridionale, Grecia e Turchia risultano maggiormente vulnerabili rispetto al surriscaldamento del Pianeta.

5 DICEMBRE, GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO

Giornata Mondiale del Suolo - La vita sotto i nostri piedi

Giornata Mondiale del Suolo - La vita sotto i nostri piedi
Il suolo è una risorsa preziosa da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza ma è una risorsa fragile, nascosta e non rinnovabile, il cui valore è poco riconosciuto dalla società. Oggi il suolo è minacciato da pressioni naturali e antropiche crescenti che stanno degradando, spesso in maniera irreversibile, le sue insostituibili funzioni produttive, ambientali e socio-culturali.
Un vero e proprio "consumo di suolo" che comporta, secondo i dati ISPRA, la perdita irreversibile di 6-7 metri quadrati al secondo solo in Italia solo a causa della sua sua alterazione profonda e alla copertura artificiale con cemento o asfalto [Il consumo di suolo in Italia - Edizione 2015].


Di fronte a queste minacce, il suolo è indifeso. Dobbiamo fare qualcosa ed è necessario farsi parte attiva per avviare un grande movimento culturale che restituisca al suolo il ruolo primario che gli spetta.
Da tutto ciò nasce l’iniziativa delle Nazioni Unite di celebrare questa indispensabile risorsa naturale con la Giornata Mondiale del Suolo, il 5 Dicembre, quest’anno reso ancora più importante dalla concomitante celebrazione dell’Anno Internazionale dei Suoli.
Il 5 Dicembre 2015 sarà dunque il culmine delle celebrazioni, eventi e campagne di promozione e sensibilizzazione tenutesi nell’anno in corso, come quella di Milano.
Come risposta a questo appello globale  nasce la manifestazione "Soil Day: La vita sotto i nostri piedi" organizzata da ISPRA insieme alla comunità scientifica, a comitati e associazioni ambientaliste e al mondo produttivo.
L’evento ha lo scopo di  informare, divulgare, stimolare e coinvolgere il pubblico sull’importanza del suolo.
Laboratori didattici per bambini e adulti, video informativi, seminari, tavole rotonde, esempi virtuosi e buone pratiche ci faranno avvicinare al suolo e alle funzioni che esso svolge per sostenere la vita sul pianeta.
Aziende agricole, associazioni, prodotti della terra e musica legata alla terra ci aiuteranno in questo viaggio alla scoperta del suolo, e della vita sotto i nostri piedi.
Siete tutti inviati a partecipare!

Per maggiori informazioni: consumosuolo@isprambiente.it
Programma

giovedì 3 dicembre 2015

14 Regioni (tra cui la Liguria) votano risoluzione "salva clima"

Quattordici Regioni italiane, su richiesta del WWF, hanno mandato un messaggio chiaro al nostro Governo nei giorni della COP 21 di Parigi affinchè si adoperi per ottenere impegni stringenti e più ambiziosi sulla riduzione dei gas serra.
I consigli regionali di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria hanno, infatti, votato nei giorni scorsi la risoluzione proposta dal WWF ed oggi si aggiungerà il consiglio  della Calabria.
Il tema centrale della risoluzione è la richiesta al Governo affinchè alla COP21 di Parigi (Conferenza delle Parti degli Stati Membri della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico) l’Italia presenti la proposta di ridurre entro il 2030 del 50%, invece che solo del 40% (come concordato su scala europea), le emissioni di gas che provocano l'effetto serra, rispetto ai valori del 1990 e solleciti il varo di un accordo globale efficace, legalmente vincolante ed equo. Il testo base della risoluzione, proposto dal WWF e integrato da alcuni consigli regionali,  era stato approvato lo scorso 22 ottobre dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali.
Nelle premesse della risoluzione si parte dalla constatazione che gli impatti del cambiamento climatico sono già visibili anche nel nostro Paese dall’aumento degli eventi estremi alla fusione dei ghiacciai: con tali impatti si rischia, se non diminuiranno le emissioni di gas serra, che aumentino la probabilità di effetti gravi, diffusi e irreversibili per le persone e gli ecosistemi. 
Le Regioni sono anche pronte a fare la loro parte, impegnandosi, come scritto nel testo base della risoluzione approvata dai consigli regionali a:
1.      inserire nei propri strumenti di pianificazione e programmazione in campo energetico e di miglioramento della qualità dell’aria misure di riduzione progressiva delle emissioni di CO2: adottando nuove strategie integrate in campo energetico e di uso razionale delle risorse, basate sulle energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica nell’edilizia pubblica e privata e per la climatizzazione residenziale e del terziario.
2.      privilegiare la sostenibilità nelle politiche di pianificazione del territorio, del paesaggio e dei trasporti: promuovendo le modalità di trasporto meno inquinanti e adeguando prioritariamente le infrastrutture esistenti; contemplando misure per l’arresto del consumo del suolo e che favoriscano la rigenerazione urbana; prevedendo azioni di recupero ecologico delle sponde e delle zone di esondazione naturale dei corsi d’acqua.
Le Regioni italiane danno così al Paese e al resto del mondo un segnale forte di consapevolezza che il cambiamento climatico in atto rappresenta una gravissima minaccia per il Pianeta e per i suoi ecosistemi come li conosciamo, e un rischio permanente per il territorio e le popolazioni locali.