“I cittadini, la pubblica amministrazione e il nostro
territorio, se non ci sarà un radicale ripensamento, subiranno le conseguenze
ambientali ed economico-finanziarie delle valutazioni ambientali ‘farsa' proposte nello schema di decreto legislativo elaborato dal
Ministero dell’Ambiente, che in questa settimana dovrà avere il parere del
Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni”. Al centro delle critiche
l’Atto di Governo (AG) n. 401, di riforma della Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA)
che “crea
un procedura farraginosa e poco trasparente, su elaborati approssimativi,
duplicando le fasi autorizzative sui progetti di opere e impianti, favorendo i
progettisti e non la corretta informazione e partecipazione dei cittadini”,
come denunciato da un’ampia coalizione di
venti tra le maggiori associazioni ambientaliste riconosciute (Accademia Kronos, AIIG, Associazione
Ambiente e Lavoro, CTS, ENPA, FAI, Federazione Pro Natura, FIAB, Geeenpeace
Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Gruppi di Ricerca Ecologica, Italia
Nostra, Legambiente, LIPU, Marevivo, Mountain Wilderness, Rangers d’Italia,
SIGEA, VAS, WWF) che chiede il ritiro
del provvedimento o una sua radicale riscrittura.
Gli ambientalisti fanno notare che, una volta
data l’autorizzazione ambientale su un vago
“progetto di fattibilità” (come previsto nell’AG n. 401), il percorso del
proponente dell’opera o dell’impianto diventa in discesa e le varianti sul progetto definitivo, dipendenti dalla cattiva qualità
degli elaborati preliminari, portano a diatribe sulla lievitazione dei costi
che a quel punto l’amministrazione pubblica, dato il primo OK, difficilmente
riesce a contestare. E non si tratta di rischi teorici, per 15 anni (dal 2001 al 2015), questo
modello, ricordano gli ambientalisti, è stato applicato alle “infrastrutture
strategiche”, derivanti dalla legge Obiettivo, i cui costi (date le necessarie compensazioni e mitigazioni
ambientali) a consuntivo sono lievitati in maniera incontrollata, arrivando da un +300% (Autostrada
Bre.Be.Mi.) ad un +800% (terzo Valico
dei Giovi) rispetto ai costi iniziali.
Le
associazioni nelle loro Osservazioni
(inviate alle Commissioni Ambiente di
Camera e Senato, ai Ministeri
dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti, all’ANAC e alle Regioni) chiedono
al Governo di evitare che si affermino valutazioni ambientali farsa, e quindi che:
a) la
VIA venga condotta sul progetto definitivo (come viene stabilito dalla normativa vigente che si
intende smantellare), che consente di valutare pienamente le caratteristiche
tecniche e ambientali delle opere a partire da vincoli e tutele del territorio,
e non dal progetto di fattibilità, impreciso e lacunoso, che può servire invece
nella prima fase istruttoria;
b) la
Commissione tecnica di VIA venga sottratta dal controllo politico del Ministro
dell’Ambiente di turno che può nominarne direttamente i membri, ma vada
selezionata con procedure di evidenza pubblica tra esperti qualificati del
mondo della ricerca e dell’università;
c) non
si riduca l’amministrazione pubblica a una sorta di sportello a chiamata per le
esigenze e interessi dei progettisti e delle aziende di costruzione (i
cosiddetti “proponenti”), favorendo invece un confronto tecnico basato su una
corrette e completa informazione e partecipazione dei cittadini nelle varie fasi di definizione
progettuale.
Le associazioni in conclusione osservano che “se
non si vuole che lo sviluppo sostenibile sia una scatola vuota, il bene ambiente deve essere centrale nelle
valutazioni su progetti e impianti, perché da questo dipende il nostro
benessere, la nostra qualità della vita e la credibilità della Pubblica
Amministrazione”.
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