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sabato 21 dicembre 2019

Newsletter WWF Liguria

L’oasi WWF Savona dei Valloni in Comune di Villanova di Albenga


Le attività nell'Oasi “valloni” del WWF Savona hanno riguardato l'approfondimento di conoscenze naturalistiche in un'ottica gestionale grazie allo svolgimento di una tesi di laurea in collaborazione con l'Università degli Studi di Genova. Allo stesso tempo, ci siamo occupati di interventi di conservazione attiva grazie al rafforzamento della popolazione di testuggine palustre europea con il rilascio di 15 individui nati nell'ambito del Progetto Emys della Provincia di Savona. Inoltre, sono stati svolti eventi di promozione con l'apertura straordinaria durante la giornata delle Oasi WWF e durante il "II Congresso Nazionale Tartarughe e Testuggini" tenutosi ad Albenga nel mese di Aprile.

  

Piano cave in Liguria


Rilevate numerose e puntali osservazioni su tutti i poli estrattivi liguri nelle more della Valutazione Ambientale strategica e relativa adozione del piano territoriale regionale delle attività di cava. Il WWF ha rilevato che i previsti ampliamenti e/o nuovi interventi di attività sarebbero in grado di incidere negativamente, per effetto indiretto e cumulativo, sulla biodiversità e sul  paesaggio . In particolare sono state rilevate criticità sugli ampliamenti previsti  per 5 cave in Provincia di Imperia, 13 cave in Provincia di Savona, 10 cave nella città Metropolitana di Genova, 15 cave nella Provincia di La Spezia. Il WWF Ligure ritiene che gli impatti prodotti dalle previsioni di ampliamento o di ripresa di attività sospese da tempo non siano mitigabili rispetto agli elementi paesistico-ambientali ivi presenti .

WWF Savona -Ricorso straordinario 
 

Il WWF Savona ha presentato insieme ad altre associazioni ricorso straordinario al Presidente della Repubblica avverso le linee guida regionali sulle Disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero del territorio agricolo. Il WWF Savona ha rilevato  che quelle relative all’ambito boscato non sono coerenti  con quanto stabilito dalla Strategia forestale dell’Unione Europea che definisce la “dimensione multifunzionale” del patrimonio boschivo. Le norme approvate non pongono nessuno limite, divieto o preventivo obbligo di valutazione per le aree sottoposte a vincoli paesaggistico ambientali, le aree facenti parte della Rete Natura 2000, il sistema dei parchi e delle aree protette.

Aree protette sotto scacco


Nel mese di Maggio il WWF Liguria insieme ad altre associazioni ambientaliste ha richiesto al Governo una parziale impugnazione della Legge regionale della Liguria 19 aprile 2019 n. 3. 
Il WWF Liguria ha segnalato che alcune disposizioni contenute nella Legge Regionale in epigrafe apparivano costituzionalmente illegittime. Il governo ha impugnato la legge criticando soprattutto il taglio di 540 ettari di verde nei parchi di Antola, del Beigua, delle  Alpi Liguri, nella Val d’Aveto e la soppressione delle 42 aree protette provinciali savonesi.

I nostri successi del 2019


Nel corso dell’anno l’attività del WWF in Liguria ha rilevato criticità ai vari provvedimenti di carattere faunistico-venatorio e presentato varie osservazioni a Piani Urbanistici Comunali tra cui ai comuni di Pompeiana e di Ospedaletti, in provincia di Imperia, di Casanova Lerrone e di Albenga in Provincia di Savona. Inoltre, l'organizzazione locale ha presentato osservazioni in relazione alla procedura di approvazione del Masterplan (documento di indirizzo strategico che sviluppa un'ipotesi complessiva sulla programmazione di un territorio) per la valorizzazione dell’Isola di Palmaria (SP).

WWF Liguria
costruiamo un mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura

giovedì 14 novembre 2019

FIUMI: IN 50 ANNI FASCE FLUVIALI CONSUMATE DAL CEMENTO, AREA PARI A 300 MILA CAMPI DI CALCIO

UN REPORT DEL WWF FOTOGRAFA IL DEGRADO E MOSTRA SOLUZIONI GIÀ ADOTTATE IN AREE URBANE CHE PARTONO DALLA NATURA

 
 
 La
IL 21 NOVEMBRE CONVEGNO WWF PER COSTRUIRE STRATEGIA
Un Futuro per i nostri fiumi
La prossima settimana il WWF illustrerà in un Convegno* che si terrà a Roma l’ultimo dossier Un futuro per i nostri fiumi: il documento sarà la base di riflessione per costruire una strategia che possa mettere in  sicurezza i corsi d’acqua italiani, messi a dura prova dagli effetti dei cambiamenti climatici estremi soprattutto nelle città,  partendo dalla ‘natura’. Oggi le città affrontano una sfida difficile, ovvero, come rispondere efficacemente ai cambiamenti climatici, riducendo gli impatti del rischio idrogeologico,  attraverso  una buona gestione degli ecosistemi acquatici. Oltre la metà della popolazione globale  vive attualmente nelle città (in Italia è più di un terzo), una percentuale che potrebbe arrivare ai due terzi entro il 2050.  Per il WWF investire risorse nell’adattamento climatico non è “solo azione ambientale”, ma coincide con la promozione della qualità di vita dei cittadini e della sostenibilità dello sviluppo.
L’incontro promosso dal WWF coinvolgerà tutti gli attori potenziali di questa strategia presentando anche alcune ‘buone pratiche’ realizzate all’estero: l’obiettivo è quello di fornire proposte concrete al nostro governo per un adeguato e responsabile adattamento ai cambiamenti climatici.

Nel convegno verrà lanciata ufficialmente la campagna WWF #LiberiAmoifiumi che prevede eventi, iniziative, attività di citizen science per liberare i corsi d’acqua da inquinamento, sbarramenti e altri ostacoli che snaturano l’habitat dei fiumi italiani.
Purtroppo il cemento e gli sbarramenti lungo in fiumi, adottati finora come ‘finta soluzione di sicurezza’ al pericolo alluvioni,  sono dei veri e propri moltiplicatori del rischio:  negli ultimi 50 anni negli ambiti fluviali, attraverso le varie forme di urbanizzazione, si è consumato suolo per circa 2.000 km2, qualcosa come circa 310.000 campi da calcio. Il dossier cita alcuni casi come Aulla e Vara e Genova in Liguria. 
Eppure in questo arco di tempo non sono servite da lezione nessuna delle tante tragedie che hanno segnato la storia del territorio italiano. Un caso emblematico, citato nel dossier,  è proprio quello di Longarone, la città tristemente nota per la tragedia del Vajont che nel 1963 fece quasi 2000 vittime. L’area urbanizzata di Longarone prima di essere spazzata via, si sviluppava su 59 ettari, ma con la successiva ricostruzione questa superficie si è praticamente quadruplicata. I tre quarti dell’urbanizzato, soprattutto le grandi zone commerciali e industriali, sono state collocate vicino all’alveo fluviale, spesso in aree individuate dall’autorità di bacino come ad “elevata” o “media pericolosità”.
Ma il trend di consumo di suolo lungo le sponde fluviali ha riguardato tutta l’Italia, con un picco significativo proprio nell’ultimo decennio, proprio quando gli ammonimenti del rischio idrogeologico, amplificato dai cambiamenti climatici, avrebbero dovuto spingerci a riconsiderare le politiche di gestione del territorio.
I numeri sullo stato di salute dei fiumi, tra gli ecosistemi di acqua dolce i più minacciati sul pianeta, amplificano la drammaticità della situazione: il 60% delle acque europee non versa in buono “stato di salute” e in Italia non si sta meglio visto che solo il 43% dei fiumi è in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre i laghi sono solo al 20%. Fiumi gran parte “canalizzati”, sbarrati da dighe e altri ostacoli che ne hanno interrotto la continuità, sbancati dei loro boschi ripariali, dragati nei loro alvei. Il prelievo d’acqua per le irrigazioni è avvenuto in modo insostenibile, eccessivo e con scarichi inquinati; molti centri abitati non hanno ancora sistemi di depurazione e fognari adeguati e, per tutto ciò, la commissione Europea ha avviato diverse procedure d’infrazione.
I fiumi sono una cartina tornasole della piaga del nostro territorio, il consumo di suolo: la mancanza di un’efficace pianificazione strategica ha consentito ai quasi 8000 comuni italiani di svilupparsi spesso in modo autonomo, rispetto al contesto territoriale a cui appartengono, e in modo scoordinato tra loro, esponendo i propri cittadini a una serie di rischi assolutamente non trascurabili.
Solo in Liguria quasi un quarto del suolo (23,8%) costruito entro la fascia di 150 metri dagli alvei fluviali, è stato occupato tra il 2012 e il 2015[1]. Si è costruito non solo a ridosso, ma dentro gli alvei. Secondo l’ISPRA solo nei tre anni prima del 2016 le regioni hanno continuato drammaticamente a consumare il suolo nelle aree di espansione dei fiumi, portando cemento e infrastrutture dentro la fascia dei 150 metri: il Trentino Alto Adige ha incrementato del 12% il consumo nelle fasce fluviali, il Piemonte del’9%, l’Emilia Romagna con dell’8,2%, la Lombardia dell’8% o la Toscana del 7,2%  (ISPRA, 2016). Considerando l’assetto demografico dei territori che ricadono in fasce soggette alla pericolosità delle alluvioni (categoria media ed elevata ), possiamo dire che vi sono oltre 7,7 milioni di italiani a rischio alluvioni.
RIPARTIRE DALLA NATURA COME SOLUZIONE. Per cercare di contenere ed invertire questo trend sarà necessaria un’articolata, lunga e complessa azione che tenga conto della gigantesca dimensione sociale coinvolta; un’azione difficile ma indispensabile in quanto altrimenti, secondo la stima corrente, si potrebbe raddoppiare in soli 10 anni l’odierna densità dell’urbanizzato “disperso”, con effetti ancora più irreversibili.
Qualcosa si sta muovendo: il  dossier WWF offre molte soluzioni basate sulla natura (“nature based solution”) per recuperare le funzioni ecologiche del territorio partendo da alcuni casi di città europee che potrebbero essere riproposte nelle nostre città. Si tratta di casi di sistemi di drenaggio urbano sostenibile” (Ruscello di Gohard, Nantes, Fiume Sprea, Berlino), “riqualificazione fluviale in città” (Fiume Marden, Calne, Fiume Isar, Monaco, Fiume Ravensbourne, LondraRio Mareta, Vipiteno, Fiume Great Ouse, Milton Keynes, Fiume Vidå, Tønder,  torrente Lura in provincia di Como, Fiume Mayesbrook , Fiume Gallego, Zuera, il progetto europeo horizon2020: “clever cities”.
La rinaturazione è indispensabile per favorire il sempre più urgente adattamento ai cambiamenti climatici, ma è anche conveniente: da alcuni studi, ad esempio, sull'industria della rinaturazione (restoration ecology) si evidenzia che gli effetti occupazionali totali vanno da 10,4 a 39,7 posti di lavoro per 1 milione di dollari investiti, mentre con l'industria petrolifera e del gas ne supporta circa 5,3 posti per 1 milione di dollari investiti. [3]

*per partecipare è necessario iscriversi a conservazione@wwf.it
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SCHEDA: LE PROPOSTE DEL WWF

Il WWF ritiene che i distretti idrografici e le città metropolitane possano essere tra i principali soggetti per favorire un positivo, diffuso ed efficace adattamento ai cambiamenti climatici.

Il WWF sostiene fermamente la necessità di applicare in modo corretto le Direttive europee su “Acque” e “Alluvioni” e per questo ribadisce la necessità di rimettere al centro della pianificazione e del coordimamento di tutti i soggetti sul territorio, le Autorità di bacino distrettuale.
Ritiene inoltre cruciale:
1. Adeguare, integrare e rendere operativo il “piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, identificando con chiarezza gli attori istituzionali per la sua attuazione, fornendo una definizione più cogente delle azioni necessarie e fonti di finanziamento.
2. Rilanciare la centralità delle autorita di distretto.  Alle Autorità di distretto, adeguatamente rafforzate sul piano istituzionale e organizzativo, come previsto dalle Direttive europee “Acque” e “Alluvioni” a garanzia dell’indispensabile coordinamento delle conoscenze, degli interventi in materia di mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici, deve essere affidato il compito, in stretta collaborazione con le regioni, di:
a. avviare una diffusa azione di rinaturazione fluviale realizzando “interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, promuovendo in via prioritaria gli interventi tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità” (L. 133/2014);
b. promuovere la realizzazione di “infrastrutture verdi” (risoluzione della Commissione europea 2013/249);
c. garantire la manutenzione del territorio per tutelare la funzionalità dell'ecosistema e mantenere un adeguato equilibrio territoriale ambientale;
d. garantire un approccio interdisciplinare alla definizione delle azioni sugli ecosistemi fluviali e, soprattutto, il coinvolgimento delle adeguate competenze nella progettazione e realizzazione degli interventi di difesa del suolo, di miglioramento dello stato ecologico dei corsi d'acqua e di manutenzione del territorio.
3. Promuovere il ruolo delle “città metropolitane” come laboratori dell’adattamento ai cambiamenti climatici su area vasta, favorendo risorse per progetti e azioni innovative volte principalmente a:
a. delocalizzare insediamenti dalle aree a rischio,
b. promuovere azioni diffuse di drenaggio urbano sostenibile,
c. realizzare progetti integrati per la mitigazione del rischio e per la riqualificazione ambientale,
d. adeguare i sistemi di distribuzione e depurazione delle acque.
4. Garantire le necessarie risorse economiche per la difesa del suolo, la mitigazione rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corpi idrici.
5. Il ruolo dei comuni: stop al consumo del suolo.
I Comuni devono:
a. dare vita ad una nuova fase di pianificazione urbanistico-ambientale che ricomprenda le reti ecologica e renda effettiva la tutela della biodiversità urbana, individuando nella zonizzazione su scala comunale le aree che devono essere verdi e che devono essere lasciate libere per rispondere alle esigenze di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
b. delocalizzare gli edifici civili e industriali situati nelle zone a rischio per ridurre i fenomeni di sprinkling e favorire una politica insediativa a breve termine, caratterizzata da processi di densificazione/infilling e, a lungo termine, di shrinkling/riqualificazione.
[1] ISPRA, 2016 – Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizioni 2016. 248/2016
[2] ISPRA, Sistema per la Protezione per l’Ambiente, 2016 – Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. 248:1-150/2016
Roma, 14 novembre 2019


venerdì 27 settembre 2019

Comunicato stampa WWF URBAN NATURE ad Albenga. INVITO



IL WWF SAVONA in occasione della campagna nazionale del WWF Italia URBAN NATURE, 
La Festa della Natura in Città

è lieto di invitarti alla gita didattica che si svolgerà DOMENICA  6 OTTOBRE ad Albenga (SV)

PROGRAMMA
ORE 9.30 - ritrovo presso il lungomare Cristoforo Colombo nei pressi della spiaggia adiacente alla foce del fiume Centa
ORE 10.00 - visita guidata alla scoperta delle peculiarità naturalistiche del tratto terminale del fiume Centa e successiva visita ad uno degli ultimi orti urbani di Albenga in Viale Liguria 8.
ORE 12.30 – termine della gita didattica

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E’ gradita la prenotazione al 333.3117674 o all’indirizzo e-mail: savona@wwf.it


Per maggiori info
Visita wwf.it/urbannature
 
Distinti saluti.
 
WWF Savona
La Segreteria

domenica 22 settembre 2019

APPELLO DEL WWF: SALVIAMO I FIUMI E I LORO BOSCHI

22 settembre World Rivers Day


Solo il 41% dei corsi d'acqua ha raggiunto il «buono stato ecologico» richiesto dalla Direttiva Quadro Acque


Il WWF Italia in occasione del World River Day, promosso dalla International River Foundation, lancia un appello per la tutela dei fiumi italiani e dei loro ambienti ripari, che si trovano in un grave stato di degrado e nella costante minaccia di interventi devastanti e controproducenti di manutenzione idraulica.
Solo il 41% dei nostri fiumi ha raggiunto il «buono stato ecologico», richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) e ancor più grave è la situazione dei laghi, di cui solo il 20% è “in regola” con la normativa europea. La biodiversità acquatica è in forte crisi: il nostro patrimonio ittico, ad esempio, unico ed estremamente importante è costituito da oltre 100 specie, di cui però meno della metà sono autoctone (oltre il 50% sono specie aliene!) e di queste buona parte sono endemismi o sub endemismi. Si tratta per la maggior parte di specie a rischio: 2 specie di pesci sono orami considerate “estinte in Italia”, come lo storione ladano (Huso huso) e lo storione comune (Acipenser sturio), anche se recentemente, grazie ad alcuni progetti LIFE, si sono rivisti individui risalire il Po, 11 specie sono in “pericolo critico”, 6 “in pericolo” e 8 “vulnerabili” (dalla Lista rossa dei vertebrati italiani, Ministero dell’Ambiente, Federparchi, IUCN com.it, 2013).
In questa situazione gravissima, al posto di applicare rigidamente le direttive europee in materia e avviare una diffusa azione di riqualificazione degli ecosistemi di acqua dolce, sono stati approvati una serie di deleteri provvedimenti legislativi il cui combinato disposto rischia di non lasciare scampo agli ecosistemi d’acqua dolce. Si continua ad agire in contrasto alle direttive europee “Acque” (2000/60/CE), Alluvioni (2007/60/CE) e “Habitat” (43/92/CEE).
Il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico”, ad esempio, ripropone una logica di interventi di emergenza, al di fuori di un’ottica di bacino idrografico, dove ogni Regione, grazie al rinnovo dei poteri commissariali ai Governatori regionali che possono agire anche in deroga “ad ogni disposizione vigente”, può fare ciò che vuole. Vi è poi il primo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – sezione invasi” che prevede la realizzazione di invasi per 260 milioni di euro per far fronte alle esigenze agricole durante periodi di siccità. Si va avanti a compartimenti stagni, senza alcuna visione d’insieme, prima in emergenza per il dissesto idrogeologico, poi in emergenza per la siccità e via così, come se non fossero aspetti dello stesso problema. Le Autorità di distretto idrografico, che avrebbero dovuto garantire la visione unitaria del governo delle acque, nel frattempo sono completamente delegittimate e marginalizzate.
Sono poi stati recentemente rinnovati gli incentivi per gli impianti di mini-idroelettrico lungo i corsi d’acqua naturali, nonostante il comprovato impatto ambientale e una procedura EU pilot avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia. Infine, è stato derogato il divieto all’immissione di specie alloctone che, sebbene in parte motivato e forse giustificabile solo per alcuni specifici e rari casi, viene invece concesso per “motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali”.
Infine, si continua a fare la “manutenzione” lungo i fiumi attraverso tagli a raso dei boschi ripariali ed escavazioni in alveo, favorendo una diffusa speculazione locale grazie alla possibilità, lasciata alle ditte di intervento, di ripagarsi il lavoro con la legna tagliata o il materiale escavato. Per questo vi sono petizioni in corso, denunce, azioni di disobbedienza civile e il WWF ha lanciato una campagna per la tutela dei boschi ripariali, chiedendo l’aiuto di tutti per avere segnalazioni di scempi lungo i fiumi, perpetrati anche nei luoghi più remoti. Si tratta di interventi generalmente fuorilegge, che il più delle volte aggravano le condizioni di sicurezza e distruggono la biodiversità fluviale.
Infine il WWF rinnova la richiesta al Ministero dell’Ambiente e alle Regioni di avviare urgentemente un’azione diffusa di rinaturazione fluviale, fondamentale per l’azione di adattamento ai cambiamenti climatici.
Roma, 21 settembre 2019

mercoledì 15 maggio 2019

Progetto Ecocem Cairo M.tte

Il WWF Savona e Medicina Democratica, dopo aver esaminato la documentazione presentata
dalla società Ecocem di Cairo Montenotte per la verifica di assoggettabilità a Valutazione di
Impatto Ambientale in relazione al progetto per la produzione di pozzolana artificiale, leganti
idraulici e cementi nello stabilimento in fraz. Bragno, Comune di Cairo Montenotte; hanno
presentato motivazioni che inducono a ritenere necessario di sottoporre il progetto a VIA
(Valutazione di Impatto Ambientale)

Il progetto riguarda la “sostituzione” di tipologie di rifiuti per il loro avvio a recupero mediante la
produzione di cemento; si passerebbe dalle ceneri e dai Sali derivanti dall’abbattimento dei fumi di
centrali a carbone a residui, anche pericolosi, all’incenerimento dei rifiuti.
Rispetto alle autorizzazioni vigenti vi sarebbe un incremento nell’utilizzo di rifiuti pericolosi (ceneri
leggere) da 3.000 t/a a 20.000 t/a mentre non sono chiari gli effetti complessivi della proposta
comunque in incremento. La proposta appare inoltre avere un carattere sperimentale in quanto la
composizione dei “nuovi” rifiuti può avere effetti indesiderati sulle prestazioni dei cementi che si
prevede di produrre.

Vi sono aspetti specifici dell’utilizzo delle scorie degli inceneritori che non sembrano esser stati
tenuti in debito conto, in particolare la possibilità (già verificatasi in altri impianti) di formazione di
ammoniaca dallo stoccaggio delle scorie, con effetti sia sui lavoratori che in termini di diffusione
all’esterno di sostanze nocive e odorose.

Inoltre appare evidente un incremento di impatto in termini emissivi rispetto a quello oggi in atto,
dovuto alla effettiva messa in esercizio di un nuovo punto di emissione (per una portata
significativa di 15.000 Nmc/h) legato alla essiccazione dei rifiuti. Non concordiamo, infine, con una
valutazione riduttiva del tipo di emissioni attese, non si tratta “solo” di polveri sui generis ma di
polveri arricchite da metalli pesanti e microinquinanti organici significativi.


WWF Savona
Medicina Democratica

Nuovo piano regionale delle cave.

OGGETTO:  COMUNICATO STAMPA  NUOVO PIANO REGIONALE  DELLE CAVE . 
IL WWF ha attivato un tavolo di lavoro con le realtà associative e comitati del savonese.


Il WWF segnala che da alcune settimane si è avviata la procedura della Proposta della REGIONE LIGURIA del nuovo Piano Territoriale Regionale delle Attività di Cava, nell’ambito dei Procedimenti VAS in corso - Pratica n. 102. Chiunque può prendere visione della documentazione di Piano e presentare le proprie osservazioni, entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione. Il WWF sta lavorando insieme ai comitati e le altre associazioni per presentare le osservazioni . 
Con stupore il WWF ha scoperto che per la Provincia di Savona vi sono diverse manifestazioni di interesse con richieste di ampliamento di areale dei poli estrattivi siti presso le seguenti cave :
AMBITO N. 3 ALBENGA-FINALE :  - CAVA ROSA in Comune di Balestrino, CAVA PENNAVAIRE in Comune di Castelbianco, CAVE ISOLA e SALITA LAMPADA in Comune di Zuccarello, mentre a Toirano è confermato il previsto ampliamento della CAVA TORRI. Per l’AMBITO N. 4 SAVONA : CAVA MEI richiesta ampliamento areale. Per l’ AMBITO N. 5 BORMIDE : CAVA VERIUSA in Comune di Pallare richiesta ampliamento areale. MENTRE vengono confermate le previsioni della CAVA LA FORNACE a PONTINVREA, della CAVA GIAMBRIGNE a BORMIDA (non ancora attivate) e non risultano ancora cancellate quelle di  Fossa di Lavagnin a PONTINVREA e Croce di Grino a SASSELLO.

Il WWF evidenzia come l'insieme delle opere realizzate e delle infrastrutture di cava  che le accompagnano con relativi ampliamenti realizzati in aree naturalisticamente significative, esercitano un impatto pesantemente negativo su flora, fauna ed in generale sugli habitat naturali. Le attività di cava richiedono la realizzazione o adeguamento di opere, di un enorme movimentazione ed escavazione di terreno con forte impatto anche paesaggistico.

In sintesi , il WWF per la Provincia di Savona ha attivato un tavolo di lavoro esaminando le criticità per le nuove previsioni di ampliamento  per le cave ROSA, PENNAVAIRE, ISOLA, SALITA LAMPADA e TORRI, la previsione di nuove cave come quella di GIAMBRIGNE in Comune di Bormida e FORNACE in Comune di Pontinvrea. Inoltre chiederà la definitiva cancellazione dal Piano, attraverso la messa in sicurezza di quelle oramai esaurite o sospese come  Fossa Lavagnin e Croce di Grino.

Per info scrivere a savona@wwf.it
WWF Savona
Il Delegato WWF per la Liguria
Marco Piombo

WWF GIORNATA DELLE OASI DOMENICA 19 MAGGIO 2019, LOC VALLONI, VILLANOVA D'ALBENGA


mercoledì 3 aprile 2019

Venerdì 5 aprile ore 18 Libreria Ubik: "Difendiamo i parchi liguri"



Venerdì 5 aprile ore 18 Libreria Ubik:

"Difendiamo i parchi liguri"

Esposizione delle criticità del Disegno di Legge Regionale che arretra i limiti delle aree parco, cancella 42 oasi naturalistiche e abbandona il progetto del Parco del Finalese.

Patrtecipa MARCO PIOMBO Responsabile Regionale WWF.

A cura di Italia Nostra, WWF, Friday for Future, con il sostegno di Arci, Legambiente, Comitato Acqua pubblica, Ubik
 


Le Associazioni e i Movimenti liguri che hanno a cuore la tutela del territorio e le sue caratteristiche identitarie e ambientali esprimono forti critiche sul nuovo Disegno di Legge 210 del 26/07/2018 in corso di approvazione in questi giorni (martedì 9 aprile) in Consiglio Regionale che prevede l’arretramento di limiti delle aree parco rendendoli molto meno riconoscibili.
La cancellazione di ben 42 oasi naturalistiche peserebbe in particolare molto sul Savonese, mettendo in pericolo quelle delle Rocche Bianche, fra Vado, Quiliano e Altare, quelle alla foce del Letimbro e del Sansobbia. In più restano ancora roventi i casi dell’incomprensibile rifiuto di far entrare Urbe nel Parco del Beigua e la decisione di abbandonare il progetto di creazione del Parco del Finalese.
Le Associazioni di Protezione Ambientale propongono l’istituzione di un tavolo tecnico consultivo che, nelle more del dibattito consigliare, esplori tutte le possibili soluzioni emendative tese al raggiungimento di un accettabile punto di equilibrio che possa condurre ad un testo foriero di coesione sociale e di una effettiva gestione delle problematiche ambientali e di salvaguardia della biodiversità.

lunedì 11 marzo 2019

MARCIA MONDIALE PER IL CLIMA. SAVONA, VENERDI' 15 MARZO


FRIDAYS FOR FUTURE SAVONA

“Siamo l’ultima generazione che può salvare il Pianeta dal riscaldamento globale.
Ci restano meno di 12 anni per impedire che i cambiamenti climatici in atto diventino irreversibili.’’


 
MARCIA MONDIALE PER IL CLIMA

Venerdì 15 marzo 2019

 Ritrovo ore 11,15 in Piazza Mameli.

Dopo il corteo moltissime associazioni e enti aderenti proporranno attività pratiche di
sensibilizzazione per prendere coscienza del nostro impatto sull'ambiente e su come possiamo
incidere in modo positivo sul mondo che ci circonda, vivendo una vita sostenibile!
Fridays For Future è un movimento apartitico giovanile, chiediamo una presa di coscienza
concreta sull’emergenza climatica in corso.
L 'ambiente deve essere una priorità di TUTTI e non c’è più tempo da perdere! Il movimento è nato
ispirandosi alla sedicenne svedese Greta Thunberg ed è ormai diffuso in ogni continente del mondo.
L’umanità sta causando la sesta estinzione di massa e la situazione climatica globale è sull’orlo di
una crisi catastrofica, le conseguenze drammatiche sono visibili e vicine ad ognuno di noi.
Il nostro obiettivo è chiedere alle politiche mondiali un immediato e concreto impegno per
l'emergenza climatica, documentata dalla Comunità Scientifica Mondiale, comprovata dalla COP
di Parigi e attuale priorità dell'Agenda 30.
Scendiamo in piazza affinché ascoltino la nostra voce e a sostegno di uno sviluppo socialmente,
economicamente e ambientalmente sostenibile.
Trasformiamo la nostra indignazione in un’azione costruttiva, unendoci alla mobilitazione
internazionale e ai milioni di giovani che stanno manifestando per la stessa causa.
Aderiamo e partecipiamo tutti alla marcia per il clima che si terrà venerdì 15 marzo 2019,
contemporaneamente in tutto il mondo: sarà la nostra occasione per agire attivamente contro la
crisi climatica globale.

Il futuro è nelle nostre mani

QUESTA E’ UNA MOBILITAZIONE PACIFICA E APARTITICA,
DEVE ESSERE UN PUNTO DI INCONTRO POICHÉ CI RIGUARDA E UNISCE TUTTI


Per qualsiasi informazione:
Fridays for future Savona
Email - domani.savona@gmail.com
Facebook - @fridaysforfuturesavona
Instagram - @fridaysforfuturesavona