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giovedì 7 dicembre 2017

Piano di Conservazione e Gestione del Lupo in Italia


PIANO LUPO: WWF, RAPIDA APPROVAZIONE SENZA RICORSO AD ABBATTIMENTI

 
Domani nell’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni torna la discussione del Piano di Conservazione e Gestione del Lupo in Italia. Il WWF chiede che il Piano venga approvato al più presto, escludendo il ricorso agli abbattimenti in deroga, che non risolvono i problemi della convivenza tra lupo ed attività produttive, come dimostrano le esperienze negative della Francia e di altri paesi europei.

Al contrario i casi di prevenzione, dove attuati seriamente e sfruttando gli ingenti fondi europei già disponibili per gli allevatori, hanno dimostrato un netto calo dei danni, come ad esempio in Piemonte, Emilia-Romagna e nel Grossetano, consentendo di ricorrere agevolmente agli indennizzi per i pochi casi irrisolvibili.
“E’ un momento cruciale per il futuro del lupo in Italia”dichiara Dante Caserta, vicepresidente WWF Italia: “Chiediamo che il Piano venga approvato con fondi adeguati per monitoraggi coordinati e per la messa in opera da subito delle migliori misure di prevenzione, rimboccandoci le maniche tutti insieme per minimizzare i conflitti e ridurre drasticamente il bracconaggio. Solo così dimostreremo che la convivenza è possibile e potremo mettere la parola fine (con buona pace di chi la cavalca per i propri interessi) ad una ‘guerra del lupo’ che sta andando avanti da troppo tempo e le cui principali vittime sono da un lato questi splendidi animali e dall'altro gli stessi allevatori, a cui vengono promesse soluzioni che in realtà non risolvono proprio nulla”.

Roma, 5 dicembre 2017

sabato 24 giugno 2017

Siccità, sprechi e cambiamenti climatici mettono in ginocchio l'Italia

L’agricoltura è il settore più assetato




Secondo i dati disponibili più recenti in Italia, abbiamo una quantità di risorse idriche rinnovabili corrispondenti a circa 116 miliardi di metri cubi mentre i volumi di acqua effettivamente utilizzati sono stimati attorno ai 52 miliardi di metri cubi. Complessivamente utilizziamo oltre il 30% delle risorse rinnovabili d’acqua disponibili nel nostro paese: un dato ben superiore alla soglia del 20% indicata dall’obiettivo europeo (Europa efficiente nell’impiego delle risorse) e per questo, l’Italia è indicata dall’OCSE come paese soggetto a stress idrico medio-alto che, inoltre, presenta una forte disomogeneità rispetto alla distribuzione delle risorse idriche e al loro fabbisogno.
La situazione è poi aggravata dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature, che incidono sulla distribuzione e forma delle precipitazioni, sulla fusione delle riserve idriche come i ghiacciai, sull’evapotraspirazione, accelerando fenomeni come quello che sta subendo il nostro territorio.
Oggi l’estensione dei ghiacciai in Italia, come risulta dai dati del Comitato Glaciologico Nazionale, copre una superficie di 368 kmq e, rispetto alle rilevazioni condotte nel periodo 1959-1962 tale superficie risulta ridotta del 30% (159 kmq). Secondo i dati ISTAT sulle diverse tipologie di utilizzo della risorsa idrica, risulta che il prelievo dell’acqua potabile è in aumento (+6,6% rispetto all’inizio della serie storica di 13 anni) e ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi (il consumo medio giornaliero per abitante giunge a 228 litri).  
Come indicato dal rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”il calcolo dell’’impronta idrica totale della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno. Ciò equivale a 3.353 litri pro capite al giorno. L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia - così come in altri paesi del Mediterraneo - a differenza della maggior parte dei paesi europei e nordamericani, in cui i settori industriali ed economici sono quelli dominanti sotto il profilo dell’utilizzo idrico - ed è dovuto principalmente alle produzioni agricole (85%), che comprendono l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), per pascolo e allevamento (10%). Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%).
Per quanto riguarda l’impronta idrica totale dei consumi in Italia (l’acqua utilizzata per produrre beni e servizi) ammonta a 132 miliardi di metri cubi di acqua l’anno (6.309 litri pro capite al giorno). Il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani.
L’italia (con i suoi 62 miliardi di metri cubi annui) si classifica come terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo dopo Giappone e Messico, e con la sua impronta idrica di 1.836 metri cubi pro capite annui, più alta della media mondiale (che è di 1.385 metri cubi pro capite annui) si colloca, in graduatoria, dopo Stati Uniti, Canada e Australia.

giovedì 15 giugno 2017

17 giugno, Giornata Mondiale della Desertificazione

Desertificazione e cambiamenti climatici, WWF: fenomeni interconnessi rispetto ai quali è urgente un'azione coordinata


La siccità che sta attanagliando numerosi bacini idrici italiani rende necessaria e urgente una reazione operativa perché ormai i grandi cambiamenti globali scatenati dalla nostra continua pressione, non solo sono accelerati, ma sono sempre più interconnessi. È ormai evidente l’intreccio degli effetti del cambiamento climatico con quelli del fenomeno della desertificazione, rispetto ai quali è urgente un’azione coordinata. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici predisposto da numerosi autorevoli specialisti coordinati dal Ministero dell’Ambiente ed in via di approvazione definitiva non potrà non andare in questa direzione.
Oggi circa un quinto del territorio nazionale italiano viene ritenuto a rischio desertificazione: quasi il 21% del territorio del quale almeno il 41% si trova nelle regioni dell’Italia meridionale, come Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia, ma sono coinvolte anche aree in altre regioni come l’Emilia-Romagna, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo. Secondo gli scenari del cambiamento climatico realizzati dagli specialisti per il nostro paese (in particolare il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici CMCC), entro fine secolo le previsioni potrebbero prevedere incrementi di temperature tra i 3 e i 6 °C con conseguente estremizzazione di fenomeni meteorici e quindi anche riduzioni, in diverse aree, delle precipitazioni, soprattutto nei periodi estivi ed è evidente che le problematiche climatiche e quelle relative alla desertificazione saranno sempre di più intrecciate. Si sta già verificando un incremento della temperatura senza precedenti con un calo delle precipitazioni annuali, con estati più secche, ed inverni più umidi, in particolare, nelle regioni settentrionali. Su un territorio complesso e fragile come quello italiano, questi fenomeni portano ad una sostanziale variazione della frequenza e delle entità di frane, alluvioni e magre dei fiumi, con effetti importanti per l’assetto territoriale e i regimi idrici.
Secondo i dati disponibili più recenti in Italia, abbiamo una quantità di risorse idriche rinnovabili corrispondente a circa 116 miliardi di metri cubi mentre i volumi di acqua effettivamente utilizzabili sono stimati attorno ai 52 miliardi di metri cubi. Complessivamente utilizziamo oltre il 30% delle risorse rinnovabili d’acqua disponibili nel nostro paese che sono ben superiori alla soglia del 20% indicata dall’obiettivo europeo (Europa efficiente nell’impiego delle risorse): per questo, l’Italia è indicato dall’OCSE come paese soggetto a stress idrico medio-alto che, inoltre, presenta una forte disomogeneità rispetto alla distribuzione delle risorse idriche e al loro fabbisogno. Dai dati ISTAT sulle diverse tipologie di utilizzo della risorsa idrica, risulta che il prelievo dell’acqua potabile è in aumento (del 6,6% rispetto all’inizio della serie storica di 13 anni) e ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi (il consumo medio giornaliero per abitante giunge a 228 litri).
Il cambiamento climatico interagisce con il ciclo idrico tramite diversi elementi che costituiscono dei forzanti provocati dall’incremento delle temperature come, ad esempio, l’umidità atmosferica, l’evapotraspirazione, la quantità, la distribuzione e la forma delle precipitazioni e la fusione dei ghiacciai. Oggi l’estensione dei ghiacciai in Italia, come risulta dai dati del Comitato Glaciologico Nazionale, copre una superficie di 368 kmq e, rispetto alle rilevazioni condotte nel periodo 1959-1962 tale superficie risulta ridotta del 30% (159 kmq).
I cambiamenti climatici agiscono in maniera significativa come aggravanti delle vulnerabilità dei settori che esigono l’utilizzo dell’acqua, dalla disponibilità di acqua potabile, all’agricoltura e al settore energetico. Gli impatti del cambiamento climatico sono sempre più forti sia sugli ecosistemi ed i processi ecologici, sia sui singoli organismi, sulla struttura e dinamica delle popolazioni, sulla distribuzione e migrazione delle specie, sulla produttività degli ecosistemi, costituendo una crescente minaccia per la biodiversità del nostro paese. L’Italia sta quindi subendo impatti crescenti dovuti all’accelerazione dei cambiamenti climatici globali che avranno conseguenze sempre più negative sugli ecosistemi, sulla nostra società ed economia, rispetto ai quali non solo è necessario ma urgente intervenire.
Bollino rosso anche per le Oasi WWF. La siccità sta colpendo anche le Oasi e da tempo: i livelli delle acque delle aree umide stanno calando e ci sono aree già secche. Le falde si sono abbassate in più luoghi. La vegetazione di alcune aree gestite dal WWF è già in stress idrico avanzato. Si stanno comunque monitorando le condizioni per prevenire incendi o danni alla fauna. Alcuni esempi:
  • Riserva naturale di Ripa Bianca (Marche) Pochissima acqua nel fiume. Livello falda/lago molto basso.
  • Riserva naturale di Valle Averto (Veneto). Attualmente la situazione è di allerta. In caso di scarsità d’acqua, potrebbero esserci seri problemi di anossia nei canali interni con la conseguente moria di pesce all'interno dell'oasi
  • Oasi di Macchiagrande (Lazio) Situazione è molto critica; le specie vegetali nella lecceta - soprattutto gli allori - evidenziano stress idrico e termico notevole. Le pozze temporanee non si sono mai riempite, a testimonianza che la falda è molto bassa. Stagno con livelli d'acqua al minimo.
  • Riserva naturale degli Orti-Bottagone (Toscana). Il Bottagone è ai livelli di acqua dei primi di luglio, tempo un mese e sarà prosciugato. La parte più a sud è quasi del tutto in secca. Stiamo intervenendo manualmente sul fosso principale di arrivo per ricreare un minimo di ripristino del livello dell’acqua.
  • Monumento naturale Pian Sant’Angelo. (Lazio) Stress idrico elevato del sottobosco, comprese le specie più mediterranee. Bacche e frutti (prugnolo, rosa canina...) secche prima di arrivare a maturazione. Le poche pozze di fango sono secche, la forra resiste solo per l'apporto di una piccola sorgente.
  • Nell’Oasi di Persano (Campania) la situazione è critica da metà maggio, con il livello del lago  un metro e mezzo sotto il livello massimo.
  • Oasi di Alviano (Umbria). Evidente stress idrico per le piante del bosco, ma la situazione in palude è ancora accettabile.
  • Riserva naturale Lago di Burano (Toscana). Livello del lago molto basso
  • Riserva naturale Laguna di Orbetello (Toscana). Pozze interne d’acqua dolce prosciugate. Piante con stress idrico.
 LA CONVENZIONE. La Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione nei paesi che soffrono la siccità, particolarmente in Africa (UNCCD), è stata aperta alle firme dei Paesi il 17 giugno 1994 a Parigi, ed è entrata in vigore a dicembre 1996. Il tema della desertificazione di molte aree del mondo e il preoccupante livello di crescita del fenomeno aveva condotto il ben noto Earth Summit, la Conferenza ONU sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro tenutasi nel 1992, oltre ad aprire alla firma dei Paesi le due Convenzioni sul cambiamento climatico e sulla biodiversità, ad attivare un Comitato Intergovernativo di negoziazione per giungere all’elaborazione di un’apposita convenzione sulla desertificazione che fu conclusa e presentata alla firma dei Paesi, due anni dopo, nel 1994.

lunedì 8 maggio 2017

WWF LANCIA ‘SOS LUPO: PARTE LA CAMPAGNA PER SALVARE LA SPECIE DAI CRIMINI DI NATURA


Una maratona di due settimane da oggi fino al 22 maggio : sms solidale 45524 per aiutare il WWF a salvare il simbolo della nostra natura selvaggia da fucili e veleno

Culmine della maratona per il lupo domenica 21 maggio : grande festa della natura e della bellezza grazie all’apertura gratuita di oltre 200 Oasi e Riserve dello Stato.

CARTELLA STAMPA MULTIMEDIALE: SPOT VIDEO, FOTO, BANNER:

Ogni anno 300 lupi vengono uccisi in Italia da bracconieri, bocconi avvelenati o dall’impatto con le auto.  Criminali di natura con doppiette e trappole e troppa disinformazione sono i pericoli per questa specie dal ruolo ecologico importantissimo. L’ultimo il macabro episodio è accaduto in provincia di Livorno, con un lupo scuoiato e appeso ad un cartello stradale. ll lupo ha bisogno di noi, e il WWF scende in campo per salvarlo: si tratta infatti  di una specie importantissima come tutte quelle poste al vertice della piramide alimentare. E’ al lupo che si deve anche la possibilità di controllare la popolazione di cinghiali e altri ungulati e la cattiva informazione che lo perseguita rischia di creare ulteriori danni agli equilibri naturali.
Più del 20% degli esemplari italiani di lupo resta vittima dei bracconieri armati di fucili, trappole o esche avvelenate o muore investito da auto che attraversano con troppa velocità  i territori dove vivono. Nemmeno le aree protette sono un rifugio sicuro per questi animali: nei Monti Sibillini, ad esempio, negli ultimi sei anni sono stati ritrovati 18 lupi morti, nel Parco della Majella lo scorso anno 4 lupi sono rimasti intrappolati dai lacci. La barbarie contro il lupo è particolarmente accanita in alcune zone calde di bracconaggio, come la provincia di Grosseto, in Toscana, dove lacci, veleno e fucili ancora uccidono decine di lupi, a volte persino esposti in modo provocatorio. Le stime italiane parlano di circa 300 lupi uccisi ogni anno su una popolazione complessiva (stimata) di 1.600 animali: ma i lupi uccisi potrebbero essere senz’altro di più dato che i bracconieri tendono a nascondere le carcasse per evitare conseguenze con la giustizia.    
Il danno è enorme, con grave squilibrio per tutta la fauna nazionale. Se il lupo, grazie anche alle campagne del WWF condotte sin dagli anni ’70, si era salvato dall’estinzione recuperando il suo areale originario, oggi è di nuovo in pericolo e c’è bisogno di uno sforzo straordinario e a 360 gradi per salvarlo e aiutare a sradicare una rinnovata diffidenza di alcune comunità verso questo importante predatore.
I fondi raccolti durante la maratona di due settimane che da oggi al 22 maggio il WWF promuove attraverso l’sms solidale 45524 serviranno a finanziare i controlli sul campo delle Guardie volontarie attrezzandole con droni per sorvegliare le aree più a rischio, potenziare l’utilizzo degli sniffer-dog, cani addestrati a scovare le tracce di veleno sparso dai bracconieri, curare gli animali feriti nei centri specializzati, realizzare speciali attraversamenti stradali sicuri per lupi e orsi. L’aiuto al WWF servirà anche a sostenere gli allevatori ‘salva-lupo’ contribuendo al mantenimento dei cani da guardiania più adatti e assisterli con campi di volontariato; e poi una ‘scuola permanente e diffusa’ a difesa del lupo, come è nello stile del WWF  da 50 anni, per informare, sensibilizzare e coinvolgere i cittadini e le scuole nella difesa del simbolo della nostra natura.

La raccolta fondi per salvare il lupo culminerà domenica  21 maggio quando le Oasi saranno in festa e aperte gratuitamente: quest’anno poi la Giornata verrà celebrata con una collaborazione speciale tra WWF e Arma dei Carabinieri .

Alla vigilia della Giornata  Mondiale della Biodiversità – 22 maggio – WWF e i Carabinieri Forestali uniranno le loro forze per festeggiare la ricchezza naturale del nostro paese con eventi in tutta Italia.
Le circa 100 aree protette dal WWF dal nord al sud insieme a 130  Riserve naturali dello Stato  saranno animate da eventi, iniziative, manifestazioni che coinvolgeranno il pubblico, piccolo e grande, urbano o dei centri vicini con visite guidate, giochi didattici, liberazioni di animali curati e pronti a tornare nel loro ambiente, esposizioni di mostre di disegni o fotografiche, momenticulturali, mercatini con prodotti bio, semplici momenti di svago, si svolgeranno durante  l’intero arco della domenica.

Il massacro dei lupi va fermato subito
I crimini di natura sono una piaga nazionale per molte specie animali: una delle vittime più colpite negli ultimi anni è il lupo, simbolo della nostra natura selvaggia e della natura d’Italia.

I crimini di natura sono una piaga che uccide il nostro futuro
L’uccisione illegale di specie protette è uno dei crimini ambientali più diffusi del nostro paese: 27 aree calde, vere e proprie trappole per orsi, lupi, grifoni, rapaci e migliaia di uccelli migratori e piccoli passeriformi, ma anche delfini e tartarughe. Per colpa di un pugno di criminali di ambiente non siamo ancora capaci di difendere la nostra straordinaria biodiversità, una delle più ricche al mondo con oltre 57.000 specie animali e quasi 8.000 vegetali. Il lupo è il simbolo di una natura che stiamo di nuovo perdendo, impoverendo così un paese noto non solo per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, ma anche per l’incredibile varietà di animali e piante il cui valore è tuttora poco riconosciuto, ma una volta perso non sarà possibile tornare indietro. 

Il bracconaggio in Italia e le Oasi del WWF
Il WWF ha da sempre combattuto questi crimini, sia con un nucleo di Guardie volontarie attive sul territorio, sia con le sue oltre 100 oasi protette. Le Oasi sono diventate in questi anni dei rifugi preziosi per le migliaia di animali migratori lungo il percorso del loro lungo viaggio dall’Africa al Nord Europa. Le oasi italiane hanno così contribuito a proteggere specie che appartengono alla comunità globale e che vanno difese nell’interesse di tutti. Cavalieri  d’Italia, fenicotteri, aquile, anatre selvatiche, ma anchelupi, lontre, cervi sardi e tartarughe marine sono gli abitanti naturali delle aree protette dal WWF. Sono i nostri monumenti naturali.

LINK UTILI:

Roma, 8 maggio 2017


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Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali.
Sarà di 5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile  e di 2/5 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45524 da rete fissa TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali.



Ufficio Stampa WWF Italia - Tel. 06-84497  213  -  266  -  332
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martedì 2 maggio 2017

Il Governo rinunci a valutazioni ambientali ‘farsa’. 20 Associazioni denunciano rischi per il territorio e per il bene pubblico



“I cittadini, la pubblica amministrazione e il nostro territorio, se non ci sarà un radicale ripensamento, subiranno le conseguenze ambientali ed economico-finanziarie delle valutazioni ambientali ‘farsa' proposte nello schema di decreto legislativo elaborato dal Ministero dell’Ambiente, che in questa settimana dovrà avere il parere del Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni”. Al centro delle critiche l’Atto di Governo (AG) n. 401, di riforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che “crea un procedura farraginosa e poco trasparente, su elaborati approssimativi, duplicando le fasi autorizzative sui progetti di opere e impianti, favorendo i progettisti e non la corretta informazione e partecipazione dei cittadini”, come denunciato da un’ampia coalizione di venti tra le maggiori associazioni ambientaliste riconosciute (Accademia Kronos, AIIG, Associazione Ambiente e Lavoro, CTS, ENPA, FAI, Federazione Pro Natura, FIAB, Geeenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Gruppi di Ricerca Ecologica, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Marevivo, Mountain Wilderness, Rangers d’Italia, SIGEA, VAS, WWF) che chiede il ritiro del provvedimento o una sua radicale riscrittura.

Gli ambientalisti fanno notare che, una volta data l’autorizzazione ambientale su un vago “progetto di fattibilità” (come previsto nell’AG n. 401), il percorso del proponente dell’opera o dell’impianto diventa in discesa e le varianti sul progetto definitivo, dipendenti dalla cattiva qualità degli elaborati preliminari, portano a diatribe sulla lievitazione dei costi che a quel punto l’amministrazione pubblica, dato il primo OK, difficilmente riesce a contestare. E non si tratta di rischi teorici, per 15 anni (dal 2001 al 2015), questo modello, ricordano gli ambientalisti, è stato applicato alle “infrastrutture strategiche”, derivanti dalla legge Obiettivo, i cui costi (date le necessarie compensazioni e mitigazioni ambientali) a consuntivo sono lievitati in maniera incontrollata, arrivando da un +300% (Autostrada Bre.Be.Mi.) ad un +800%  (terzo Valico dei Giovi) rispetto ai costi iniziali.
Le associazioni nelle loro Osservazioni (inviate alle Commissioni Ambiente di Camera e Senato,  ai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti, all’ANAC e alle Regioni) chiedono al Governo di evitare che si affermino valutazioni ambientali farsa, e quindi che: 

a) la VIA venga condotta sul progetto definitivo (come viene  stabilito dalla normativa vigente che si intende smantellare), che consente di valutare pienamente le caratteristiche tecniche e ambientali delle opere a partire da vincoli e tutele del territorio, e non dal progetto di fattibilità, impreciso e lacunoso, che può servire invece nella prima fase istruttoria;

b) la Commissione tecnica di VIA venga sottratta dal controllo politico del Ministro dell’Ambiente di turno che può nominarne direttamente i membri, ma vada selezionata con procedure di evidenza pubblica tra esperti qualificati del mondo della ricerca e dell’università;

c) non si riduca l’amministrazione pubblica a una sorta di sportello a chiamata per le esigenze e interessi dei progettisti e delle aziende di costruzione (i cosiddetti “proponenti”), favorendo invece un confronto tecnico basato su una corrette e completa informazione e partecipazione  dei cittadini nelle varie fasi di definizione progettuale.

Le associazioni in conclusione osservano che “se non si vuole che lo sviluppo sostenibile sia una scatola vuota,  il bene ambiente deve essere centrale nelle valutazioni su progetti e impianti, perché da questo dipende il nostro benessere, la nostra qualità della vita e la credibilità della Pubblica Amministrazione”.


Roma, 2 maggio 2017

Il presente comunicato viene inviato dall’Ufficio Stampa del WWF in nome e per conto di tutte le associazioni che lo hanno sottoscritto.

Wwf Italia
Ufficio Stampa WWF Italia
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