Il WWF ritiene utile rispondere ad una serie di articoli che richiamano il presunto pericolo legato al ritorno del lupo e utilizzano un sensazionalismo nei titoli ricorrendo all’allarmismo ai danni di una specie protetta.
LA FAVOLA
DEL LUPO ‘CATTIVO’
Nonostante la conoscenza
scientifica avanzata che abbiamo acquisito sulla biologia e il comportamento di
tantissime specie l’immagine antica del lupo famelico e aggressivo, terrore dei
nostri boschi, frutto di favole e leggende, continua a permeare la cultura di
un numero importante di persone. La paura del lupo è
fondamentalmente dovuta all’ignoranza, che viene purtroppo facilmente
manipolata e condizionata. Il lupo non è affatto un animale “cattivo”. Non
esistono animali “cattivi”, queste sono terminologie umane che vengono
attribuite a specie che semplicemente vivono con gli affascinanti comportamenti
che le caratterizzano. L’aggressività del lupo verso l’uomo non è nota, né documentata da oltre un secolo e mezzo ed è
singolare che, poiché giustamente amiamo i nostri cani, che sono la “versione
addomesticata” del lupo, non diamo particolare rilievo al fatto che diversi di
essi provochino numerose aggressioni agli umani, alcune delle quali anche
letali. Tra l’altro, dai cani, quelli abbandonati, per mancata applicazione
della legge sul randagismo, provengono molti problemi al lupo legati
all’ibridizzazione.
LA FAVOLA
DEL LUPO ‘VOLANTE’
Il successo del lupo è
comunque solo ed esclusivamente frutto di dinamiche naturali della specie,
nessun ripopolamento è stato mai operato in Italia e in Europa - ovvero
nessun lupo, per nessuno scopo è stato mai catturato per essere poi liberato in
natura ad opera dell’uomo. E’ sconfortante vedere come dopo 40 anni siano ancora
vive leggende metropolitane che raccontano di lupi reintrodotti e liberati,
lanciati con il paracadute e assurdità del genere, addirittura riprese da
testate nazionali.
Negli
anni ’70, il WWF Italia lanciò l’Operazione San Francesco per promuovere
il valore e l’importanza di una specie come il lupo che, addirittura, in quegli
anni veniva considerato per legge specie “nociva”. Lo straordinario lavoro del
WWF coinvolse alcuni dei migliori studiosi del lupo a livello internazionale
che, per la prima volta nel nostro Paese, utilizzarono le tecniche di
radiotelemetria, catturando alcuni esemplari di lupo e munendoli di radio
collare per seguirne gli spostamenti. Ciò permise di dare un’immagine reale
della vita di questo splendido animale. Nel frattempo si riuscì ad ottenere la
normativa che collocò il lupo e altre specie di alto valore conservazionistico
tra le specie protette. Inoltre, in quegli anni la presenza umana si spostò in
maniera più significativa verso le aree urbane abbandonando le aree agricole
sulle colline e in montagna e le prede naturali del lupo tornarono a
diffondersi anche grazie ad alcune azioni meritorie di reintroduzioni come
quelle di cervi. Anche gli incontri del lupo con l’uomo si facevano più rari e
questi splendidi predatori riconquistavano il loro spazio. Il lupo da appena
100 esemplari negli anni ‘70 è oggi in evidente
incremento numerico e in espansione anche in molti Paesi d’Europa come Germania,
Spagna, Scandinavia, Balcani e Est-Europa. Tuttavia
prima di dichiarare il ritorno del lupo in modo stabile in un’area, occorre
aspettare che questi formino gruppi familiari e branchi. Infatti, individui erratici
in dispersione possono sparire con la stessa velocità con cui sono apparsi,
come sembra essere per numerosi degli avvistamenti registrati in Italia, specie
nelle aree a più elevata densità abitativa umana.
LA FAVOLA
DEL LUPO ‘NOCIVO’
La funzione
ecologica del lupo, ritenuta in conflitto con gli interessi venatori, impatta
efficacemente sulle popolazioni di ungulati, inducendo effetti anche a
beneficio degli agricoltori, degli ecosistemi forestali e sulla stessa salute
delle popolazioni di prede. Il contesto venatorio è ostile alla presenza del
lupo perché lo ritiene in competizione per la selvaggina, negando il
fondamentale ruolo ecologico dell’azione di predazione che esercita sulla fauna
selvatica. Il
successo del lupo in Italia e in Europa è dovuto alla sua straordinaria
capacità di utilizzare l’ambiente e le risorse naturali. Questo ha luogo nonostante
sia ancora oggi diffuso nei confronti del lupo un atteggiamento ostile che
produce atti di barbarie come il bracconaggio con lacci, veleno e armi da fuoco
e che continua a mietere decine e decine di vittime ogni anno. Si tratta di
azioni incivili, nei confronti di una specie protetta da leggi nazionali e
Direttive comunitarie, che un Paese moderno non può assolutamente più tollerare.
IL MITO DELL’ABBATTIMENTO
“SELETTIVO”
Da più parti, ancora
oggi, emerge l’ipotesi di prevedere l’abbattimento “selettivo” di alcuni
esemplari, per controllarne il numero, ipotesi assai discutibile se fatta su un
predatore e che inoltre sta dimostrando scarsissimi risultati nei Paesi dove
viene sperimentata. Si tratta di un’idea praticamente ed eticamente folle da
applicare in un Paese come il nostro in cui non esiste la consuetudine di utilizzare
le basi scientifiche per le scelte politiche e gestionali e inoltre su una
popolazione di cui non si conosce il numero esatto, né il tasso di crescita, la
sex ratio e l’area occupata; insomma quel quadro indispensabile a consentire
l‘attuazione di una qualsiasi forma di prelievo. Il Piano di Azione nazionale, realizzato
nel 2002 dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), oggi Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), è rimasto lettera
morta, mai applicato nemmeno per le previste azioni di monitoraggio a scala
nazionale e in modo sistematico per gli interventi di mitigazione degli
eventuali danni causati dai lupi. L’amara realtà invece è che nel frattempo i
lupi vengono uccisi illegalmente giorno dopo giorno, con reati che restano
praticamente sempre impuniti. In questo contesto un’ipotesi di intervento di
abbattimento selettivo non è nemmeno da prendere in considerazione.
LA FAVOLA DELLA
CONVIVENZA IMPOSSIBILE
Il WWF in quasi 50 anni
di attività ha sempre lavorato per la sopravvivenza di queste specie simbolo
della nostra straordinaria biodiversità gestendo soprattutto i conflitti con
l’uomo, nella convinzione che solo riducendo i danni nei confronti del bestiame
domestico, si possa aumentare il livello di tolleranza da parte delle
popolazioni umane. Oggi è tutto più difficile per il maggiore numero di lupi,
l’ampio territorio utilizzato spesso fuori le aree protette, per le profonde
trasformazioni del mondo dell’allevamento e, in ultimo, per la crisi economica
che riduce le possibilità di intervento. Il WWF
Italia, anche insieme alle associazioni degli allevatori (ad esempio con il
Progetto LIFE Med-Wolf) lavora per la favorire la diffusione dei sistemi di
prevenzione del danno (specie con l’utilizzo dei cani da guardiania), con la soddisfazione
da parte degli allevatori coinvolti.
La strada da seguire è chiara ed occorre un impegno costante e serio,
per liberare completamente il campo dall’illegalità e ottenere così risultati
concreti e positivi verso la convivenza tra l’uomo e le specie predatrici, come
il lupo.
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