PIANO LUPO: WWF, RAPIDA APPROVAZIONE SENZA RICORSO AD ABBATTIMENTI |
Domani nell’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni torna la discussione del Piano di Conservazione e Gestione del Lupo in Italia. Il WWF chiede che il Piano venga approvato al più presto, escludendo il ricorso agli abbattimenti in deroga, che non risolvono i problemi della convivenza tra lupo ed attività produttive, come dimostrano le esperienze negative della Francia e di altri paesi europei.
Al contrario i casi di prevenzione, dove attuati seriamente e sfruttando gli ingenti fondi europei già disponibili per gli allevatori, hanno dimostrato un netto calo dei danni, come ad esempio in Piemonte, Emilia-Romagna e nel Grossetano, consentendo di ricorrere agevolmente agli indennizzi per i pochi casi irrisolvibili.
“E’ un momento cruciale per il futuro del lupo in Italia”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente WWF Italia: “Chiediamo che il Piano venga approvato con fondi adeguati per monitoraggi coordinati e per la messa in opera da subito delle migliori misure di prevenzione, rimboccandoci le maniche tutti insieme per minimizzare i conflitti e ridurre drasticamente il bracconaggio. Solo così dimostreremo che la convivenza è possibile e potremo mettere la parola fine (con buona pace di chi la cavalca per i propri interessi) ad una ‘guerra del lupo’ che sta andando avanti da troppo tempo e le cui principali vittime sono da un lato questi splendidi animali e dall'altro gli stessi allevatori, a cui vengono promesse soluzioni che in realtà non risolvono proprio nulla”.
Roma, 5 dicembre 2017
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...for a living planet!
giovedì 7 dicembre 2017
Piano di Conservazione e Gestione del Lupo in Italia
martedì 3 ottobre 2017
sabato 24 giugno 2017
Siccità, sprechi e cambiamenti climatici mettono in ginocchio l'Italia
L’agricoltura è il settore più assetato
Secondo i dati disponibili più recenti in Italia, abbiamo una quantità di risorse idriche rinnovabili corrispondenti a circa 116 miliardi di metri cubi mentre i volumi di acqua effettivamente utilizzati sono stimati attorno ai 52 miliardi di metri cubi. Complessivamente utilizziamo oltre il 30% delle risorse rinnovabili d’acqua disponibili nel nostro paese: un dato ben superiore alla soglia del 20% indicata dall’obiettivo europeo (Europa efficiente nell’impiego delle risorse) e per questo, l’Italia è indicata dall’OCSE come paese soggetto a stress idrico medio-alto che, inoltre, presenta una forte disomogeneità rispetto alla distribuzione delle risorse idriche e al loro fabbisogno.
La situazione è poi aggravata dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature, che incidono sulla distribuzione e forma delle precipitazioni, sulla fusione delle riserve idriche come i ghiacciai, sull’evapotraspirazione, accelerando fenomeni come quello che sta subendo il nostro territorio.
Oggi l’estensione dei ghiacciai in Italia, come risulta dai dati del Comitato Glaciologico Nazionale, copre una superficie di 368 kmq e, rispetto alle rilevazioni condotte nel periodo 1959-1962 tale superficie risulta ridotta del 30% (159 kmq). Secondo i dati ISTAT sulle diverse tipologie di utilizzo della risorsa idrica, risulta che il prelievo dell’acqua potabile è in aumento (+6,6% rispetto all’inizio della serie storica di 13 anni) e ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi (il consumo medio giornaliero per abitante giunge a 228 litri).
Come indicato dal rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, il calcolo dell’’impronta idrica totale della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno. Ciò equivale a 3.353 litri pro capite al giorno. L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia - così come in altri paesi del Mediterraneo - a differenza della maggior parte dei paesi europei e nordamericani, in cui i settori industriali ed economici sono quelli dominanti sotto il profilo dell’utilizzo idrico - ed è dovuto principalmente alle produzioni agricole (85%), che comprendono l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), per pascolo e allevamento (10%). Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%).
Per quanto riguarda l’impronta idrica totale dei consumi in Italia (l’acqua utilizzata per produrre beni e servizi) ammonta a 132 miliardi di metri cubi di acqua l’anno (6.309 litri pro capite al giorno). Il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani.
L’italia (con i suoi 62 miliardi di metri cubi annui) si classifica come terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo dopo Giappone e Messico, e con la sua impronta idrica di 1.836 metri cubi pro capite annui, più alta della media mondiale (che è di 1.385 metri cubi pro capite annui) si colloca, in graduatoria, dopo Stati Uniti, Canada e Australia.
La situazione è poi aggravata dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature, che incidono sulla distribuzione e forma delle precipitazioni, sulla fusione delle riserve idriche come i ghiacciai, sull’evapotraspirazione, accelerando fenomeni come quello che sta subendo il nostro territorio.
Oggi l’estensione dei ghiacciai in Italia, come risulta dai dati del Comitato Glaciologico Nazionale, copre una superficie di 368 kmq e, rispetto alle rilevazioni condotte nel periodo 1959-1962 tale superficie risulta ridotta del 30% (159 kmq). Secondo i dati ISTAT sulle diverse tipologie di utilizzo della risorsa idrica, risulta che il prelievo dell’acqua potabile è in aumento (+6,6% rispetto all’inizio della serie storica di 13 anni) e ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi (il consumo medio giornaliero per abitante giunge a 228 litri).
Come indicato dal rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, il calcolo dell’’impronta idrica totale della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno. Ciò equivale a 3.353 litri pro capite al giorno. L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia - così come in altri paesi del Mediterraneo - a differenza della maggior parte dei paesi europei e nordamericani, in cui i settori industriali ed economici sono quelli dominanti sotto il profilo dell’utilizzo idrico - ed è dovuto principalmente alle produzioni agricole (85%), che comprendono l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), per pascolo e allevamento (10%). Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%).
Per quanto riguarda l’impronta idrica totale dei consumi in Italia (l’acqua utilizzata per produrre beni e servizi) ammonta a 132 miliardi di metri cubi di acqua l’anno (6.309 litri pro capite al giorno). Il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani.
L’italia (con i suoi 62 miliardi di metri cubi annui) si classifica come terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo dopo Giappone e Messico, e con la sua impronta idrica di 1.836 metri cubi pro capite annui, più alta della media mondiale (che è di 1.385 metri cubi pro capite annui) si colloca, in graduatoria, dopo Stati Uniti, Canada e Australia.
domenica 18 giugno 2017
giovedì 15 giugno 2017
17 giugno, Giornata Mondiale della Desertificazione
Desertificazione e cambiamenti climatici, WWF: fenomeni interconnessi rispetto ai quali è urgente un'azione coordinata
La siccità che sta attanagliando numerosi bacini idrici italiani rende necessaria e urgente una reazione operativa perché ormai i grandi cambiamenti globali scatenati dalla nostra continua pressione, non solo sono accelerati, ma sono sempre più interconnessi. È ormai evidente l’intreccio degli effetti del cambiamento climatico con quelli del fenomeno della desertificazione, rispetto ai quali è urgente un’azione coordinata. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici predisposto da numerosi autorevoli specialisti coordinati dal Ministero dell’Ambiente ed in via di approvazione definitiva non potrà non andare in questa direzione.
Oggi circa un quinto del territorio nazionale italiano viene ritenuto a rischio desertificazione: quasi il 21% del territorio del quale almeno il 41% si trova nelle regioni dell’Italia meridionale, come Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia, ma sono coinvolte anche aree in altre regioni come l’Emilia-Romagna, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo. Secondo gli scenari del cambiamento climatico realizzati dagli specialisti per il nostro paese (in particolare il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici CMCC), entro fine secolo le previsioni potrebbero prevedere incrementi di temperature tra i 3 e i 6 °C con conseguente estremizzazione di fenomeni meteorici e quindi anche riduzioni, in diverse aree, delle precipitazioni, soprattutto nei periodi estivi ed è evidente che le problematiche climatiche e quelle relative alla desertificazione saranno sempre di più intrecciate. Si sta già verificando un incremento della temperatura senza precedenti con un calo delle precipitazioni annuali, con estati più secche, ed inverni più umidi, in particolare, nelle regioni settentrionali. Su un territorio complesso e fragile come quello italiano, questi fenomeni portano ad una sostanziale variazione della frequenza e delle entità di frane, alluvioni e magre dei fiumi, con effetti importanti per l’assetto territoriale e i regimi idrici.
Secondo i dati disponibili più recenti in Italia, abbiamo una quantità di risorse idriche rinnovabili corrispondente a circa 116 miliardi di metri cubi mentre i volumi di acqua effettivamente utilizzabili sono stimati attorno ai 52 miliardi di metri cubi. Complessivamente utilizziamo oltre il 30% delle risorse rinnovabili d’acqua disponibili nel nostro paese che sono ben superiori alla soglia del 20% indicata dall’obiettivo europeo (Europa efficiente nell’impiego delle risorse): per questo, l’Italia è indicato dall’OCSE come paese soggetto a stress idrico medio-alto che, inoltre, presenta una forte disomogeneità rispetto alla distribuzione delle risorse idriche e al loro fabbisogno. Dai dati ISTAT sulle diverse tipologie di utilizzo della risorsa idrica, risulta che il prelievo dell’acqua potabile è in aumento (del 6,6% rispetto all’inizio della serie storica di 13 anni) e ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi (il consumo medio giornaliero per abitante giunge a 228 litri).
Il cambiamento climatico interagisce con il ciclo idrico tramite diversi elementi che costituiscono dei forzanti provocati dall’incremento delle temperature come, ad esempio, l’umidità atmosferica, l’evapotraspirazione, la quantità, la distribuzione e la forma delle precipitazioni e la fusione dei ghiacciai. Oggi l’estensione dei ghiacciai in Italia, come risulta dai dati del Comitato Glaciologico Nazionale, copre una superficie di 368 kmq e, rispetto alle rilevazioni condotte nel periodo 1959-1962 tale superficie risulta ridotta del 30% (159 kmq).
I cambiamenti climatici agiscono in maniera significativa come aggravanti delle vulnerabilità dei settori che esigono l’utilizzo dell’acqua, dalla disponibilità di acqua potabile, all’agricoltura e al settore energetico. Gli impatti del cambiamento climatico sono sempre più forti sia sugli ecosistemi ed i processi ecologici, sia sui singoli organismi, sulla struttura e dinamica delle popolazioni, sulla distribuzione e migrazione delle specie, sulla produttività degli ecosistemi, costituendo una crescente minaccia per la biodiversità del nostro paese. L’Italia sta quindi subendo impatti crescenti dovuti all’accelerazione dei cambiamenti climatici globali che avranno conseguenze sempre più negative sugli ecosistemi, sulla nostra società ed economia, rispetto ai quali non solo è necessario ma urgente intervenire.
Bollino rosso anche per le Oasi WWF. La siccità sta colpendo anche le Oasi e da tempo: i livelli delle acque delle aree umide stanno calando e ci sono aree già secche. Le falde si sono abbassate in più luoghi. La vegetazione di alcune aree gestite dal WWF è già in stress idrico avanzato. Si stanno comunque monitorando le condizioni per prevenire incendi o danni alla fauna. Alcuni esempi:
- Riserva naturale di Ripa Bianca (Marche) Pochissima acqua nel fiume. Livello falda/lago molto basso.
- Riserva naturale di Valle Averto (Veneto). Attualmente la situazione è di allerta. In caso di scarsità d’acqua, potrebbero esserci seri problemi di anossia nei canali interni con la conseguente moria di pesce all'interno dell'oasi
- Oasi di Macchiagrande (Lazio) Situazione è molto critica; le specie vegetali nella lecceta - soprattutto gli allori - evidenziano stress idrico e termico notevole. Le pozze temporanee non si sono mai riempite, a testimonianza che la falda è molto bassa. Stagno con livelli d'acqua al minimo.
- Riserva naturale degli Orti-Bottagone (Toscana). Il Bottagone è ai livelli di acqua dei primi di luglio, tempo un mese e sarà prosciugato. La parte più a sud è quasi del tutto in secca. Stiamo intervenendo manualmente sul fosso principale di arrivo per ricreare un minimo di ripristino del livello dell’acqua.
- Monumento naturale Pian Sant’Angelo. (Lazio) Stress idrico elevato del sottobosco, comprese le specie più mediterranee. Bacche e frutti (prugnolo, rosa canina...) secche prima di arrivare a maturazione. Le poche pozze di fango sono secche, la forra resiste solo per l'apporto di una piccola sorgente.
- Nell’Oasi di Persano (Campania) la situazione è critica da metà maggio, con il livello del lago un metro e mezzo sotto il livello massimo.
- Oasi di Alviano (Umbria). Evidente stress idrico per le piante del bosco, ma la situazione in palude è ancora accettabile.
- Riserva naturale Lago di Burano (Toscana). Livello del lago molto basso
- Riserva naturale Laguna di Orbetello (Toscana). Pozze interne d’acqua dolce prosciugate. Piante con stress idrico.
lunedì 8 maggio 2017
WWF LANCIA ‘SOS LUPO: PARTE LA CAMPAGNA PER SALVARE LA SPECIE DAI CRIMINI DI NATURA
Una maratona di due settimane da oggi fino al 22 maggio : sms solidale 45524 per aiutare il WWF a salvare il simbolo della nostra natura selvaggia da fucili e veleno
Culmine della maratona per il lupo domenica 21 maggio : grande festa della natura e della bellezza grazie all’apertura gratuita di oltre 200 Oasi e Riserve dello Stato.
CARTELLA STAMPA MULTIMEDIALE: SPOT VIDEO, FOTO, BANNER:
Ogni anno 300 lupi vengono uccisi in Italia da bracconieri, bocconi avvelenati o dall’impatto con le auto. Criminali di natura con doppiette e trappole e troppa disinformazione sono i pericoli per questa specie dal ruolo ecologico importantissimo. L’ultimo il macabro episodio è accaduto in provincia di Livorno, con un lupo scuoiato e appeso ad un cartello stradale. ll lupo ha bisogno di noi, e il WWF scende in campo per salvarlo: si tratta infatti di una specie importantissima come tutte quelle poste al vertice della piramide alimentare. E’ al lupo che si deve anche la possibilità di controllare la popolazione di cinghiali e altri ungulati e la cattiva informazione che lo perseguita rischia di creare ulteriori danni agli equilibri naturali.
Più del 20% degli esemplari italiani di lupo resta vittima dei bracconieri armati di fucili, trappole o esche avvelenate o muore investito da auto che attraversano con troppa velocità i territori dove vivono. Nemmeno le aree protette sono un rifugio sicuro per questi animali: nei Monti Sibillini, ad esempio, negli ultimi sei anni sono stati ritrovati 18 lupi morti, nel Parco della Majella lo scorso anno 4 lupi sono rimasti intrappolati dai lacci. La barbarie contro il lupo è particolarmente accanita in alcune zone calde di bracconaggio, come la provincia di Grosseto, in Toscana, dove lacci, veleno e fucili ancora uccidono decine di lupi, a volte persino esposti in modo provocatorio. Le stime italiane parlano di circa 300 lupi uccisi ogni anno su una popolazione complessiva (stimata) di 1.600 animali: ma i lupi uccisi potrebbero essere senz’altro di più dato che i bracconieri tendono a nascondere le carcasse per evitare conseguenze con la giustizia.
Il danno è enorme, con grave squilibrio per tutta la fauna nazionale. Se il lupo, grazie anche alle campagne del WWF condotte sin dagli anni ’70, si era salvato dall’estinzione recuperando il suo areale originario, oggi è di nuovo in pericolo e c’è bisogno di uno sforzo straordinario e a 360 gradi per salvarlo e aiutare a sradicare una rinnovata diffidenza di alcune comunità verso questo importante predatore.
I fondi raccolti durante la maratona di due settimane che da oggi al 22 maggio il WWF promuove attraverso l’sms solidale 45524 serviranno a finanziare i controlli sul campo delle Guardie volontarie attrezzandole con droni per sorvegliare le aree più a rischio, potenziare l’utilizzo degli sniffer-dog, cani addestrati a scovare le tracce di veleno sparso dai bracconieri, curare gli animali feriti nei centri specializzati, realizzare speciali attraversamenti stradali sicuri per lupi e orsi. L’aiuto al WWF servirà anche a sostenere gli allevatori ‘salva-lupo’ contribuendo al mantenimento dei cani da guardiania più adatti e assisterli con campi di volontariato; e poi una ‘scuola permanente e diffusa’ a difesa del lupo, come è nello stile del WWF da 50 anni, per informare, sensibilizzare e coinvolgere i cittadini e le scuole nella difesa del simbolo della nostra natura.
La raccolta fondi per salvare il lupo culminerà domenica 21 maggio quando le Oasi saranno in festa e aperte gratuitamente: quest’anno poi la Giornata verrà celebrata con una collaborazione speciale tra WWF e Arma dei Carabinieri .
Alla vigilia della Giornata Mondiale della Biodiversità – 22 maggio – WWF e i Carabinieri Forestali uniranno le loro forze per festeggiare la ricchezza naturale del nostro paese con eventi in tutta Italia.
Le circa 100 aree protette dal WWF dal nord al sud insieme a 130 Riserve naturali dello Stato saranno animate da eventi, iniziative, manifestazioni che coinvolgeranno il pubblico, piccolo e grande, urbano o dei centri vicini con visite guidate, giochi didattici, liberazioni di animali curati e pronti a tornare nel loro ambiente, esposizioni di mostre di disegni o fotografiche, momenticulturali, mercatini con prodotti bio, semplici momenti di svago, si svolgeranno durante l’intero arco della domenica.
Il massacro dei lupi va fermato subito
I crimini di natura sono una piaga nazionale per molte specie animali: una delle vittime più colpite negli ultimi anni è il lupo, simbolo della nostra natura selvaggia e della natura d’Italia.
I crimini di natura sono una piaga che uccide il nostro futuro
L’uccisione illegale di specie protette è uno dei crimini ambientali più diffusi del nostro paese: 27 aree calde, vere e proprie trappole per orsi, lupi, grifoni, rapaci e migliaia di uccelli migratori e piccoli passeriformi, ma anche delfini e tartarughe. Per colpa di un pugno di criminali di ambiente non siamo ancora capaci di difendere la nostra straordinaria biodiversità, una delle più ricche al mondo con oltre 57.000 specie animali e quasi 8.000 vegetali. Il lupo è il simbolo di una natura che stiamo di nuovo perdendo, impoverendo così un paese noto non solo per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, ma anche per l’incredibile varietà di animali e piante il cui valore è tuttora poco riconosciuto, ma una volta perso non sarà possibile tornare indietro.
Il bracconaggio in Italia e le Oasi del WWF
Il WWF ha da sempre combattuto questi crimini, sia con un nucleo di Guardie volontarie attive sul territorio, sia con le sue oltre 100 oasi protette. Le Oasi sono diventate in questi anni dei rifugi preziosi per le migliaia di animali migratori lungo il percorso del loro lungo viaggio dall’Africa al Nord Europa. Le oasi italiane hanno così contribuito a proteggere specie che appartengono alla comunità globale e che vanno difese nell’interesse di tutti. Cavalieri d’Italia, fenicotteri, aquile, anatre selvatiche, ma anchelupi, lontre, cervi sardi e tartarughe marine sono gli abitanti naturali delle aree protette dal WWF. Sono i nostri monumenti naturali.
LINK UTILI:
Roma, 8 maggio 2017
*
Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali.
Sarà di 5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile e di 2/5 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45524 da rete fissa TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali.
Ufficio Stampa WWF Italia - Tel. 06-84497 213 - 266 - 332
Cell. 340 9899147 - 329 8315725
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martedì 2 maggio 2017
Il Governo rinunci a valutazioni ambientali ‘farsa’. 20 Associazioni denunciano rischi per il territorio e per il bene pubblico
“I cittadini, la pubblica amministrazione e il nostro
territorio, se non ci sarà un radicale ripensamento, subiranno le conseguenze
ambientali ed economico-finanziarie delle valutazioni ambientali ‘farsa' proposte nello schema di decreto legislativo elaborato dal
Ministero dell’Ambiente, che in questa settimana dovrà avere il parere del
Parlamento e della Conferenza Stato-Regioni”. Al centro delle critiche
l’Atto di Governo (AG) n. 401, di riforma della Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA)
che “crea
un procedura farraginosa e poco trasparente, su elaborati approssimativi,
duplicando le fasi autorizzative sui progetti di opere e impianti, favorendo i
progettisti e non la corretta informazione e partecipazione dei cittadini”,
come denunciato da un’ampia coalizione di
venti tra le maggiori associazioni ambientaliste riconosciute (Accademia Kronos, AIIG, Associazione
Ambiente e Lavoro, CTS, ENPA, FAI, Federazione Pro Natura, FIAB, Geeenpeace
Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Gruppi di Ricerca Ecologica, Italia
Nostra, Legambiente, LIPU, Marevivo, Mountain Wilderness, Rangers d’Italia,
SIGEA, VAS, WWF) che chiede il ritiro
del provvedimento o una sua radicale riscrittura.
Gli ambientalisti fanno notare che, una volta
data l’autorizzazione ambientale su un vago
“progetto di fattibilità” (come previsto nell’AG n. 401), il percorso del
proponente dell’opera o dell’impianto diventa in discesa e le varianti sul progetto definitivo, dipendenti dalla cattiva qualità
degli elaborati preliminari, portano a diatribe sulla lievitazione dei costi
che a quel punto l’amministrazione pubblica, dato il primo OK, difficilmente
riesce a contestare. E non si tratta di rischi teorici, per 15 anni (dal 2001 al 2015), questo
modello, ricordano gli ambientalisti, è stato applicato alle “infrastrutture
strategiche”, derivanti dalla legge Obiettivo, i cui costi (date le necessarie compensazioni e mitigazioni
ambientali) a consuntivo sono lievitati in maniera incontrollata, arrivando da un +300% (Autostrada
Bre.Be.Mi.) ad un +800% (terzo Valico
dei Giovi) rispetto ai costi iniziali.
Le
associazioni nelle loro Osservazioni
(inviate alle Commissioni Ambiente di
Camera e Senato, ai Ministeri
dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti, all’ANAC e alle Regioni) chiedono
al Governo di evitare che si affermino valutazioni ambientali farsa, e quindi che:
a) la
VIA venga condotta sul progetto definitivo (come viene stabilito dalla normativa vigente che si
intende smantellare), che consente di valutare pienamente le caratteristiche
tecniche e ambientali delle opere a partire da vincoli e tutele del territorio,
e non dal progetto di fattibilità, impreciso e lacunoso, che può servire invece
nella prima fase istruttoria;
b) la
Commissione tecnica di VIA venga sottratta dal controllo politico del Ministro
dell’Ambiente di turno che può nominarne direttamente i membri, ma vada
selezionata con procedure di evidenza pubblica tra esperti qualificati del
mondo della ricerca e dell’università;
c) non
si riduca l’amministrazione pubblica a una sorta di sportello a chiamata per le
esigenze e interessi dei progettisti e delle aziende di costruzione (i
cosiddetti “proponenti”), favorendo invece un confronto tecnico basato su una
corrette e completa informazione e partecipazione dei cittadini nelle varie fasi di definizione
progettuale.
Le associazioni in conclusione osservano che “se
non si vuole che lo sviluppo sostenibile sia una scatola vuota, il bene ambiente deve essere centrale nelle
valutazioni su progetti e impianti, perché da questo dipende il nostro
benessere, la nostra qualità della vita e la credibilità della Pubblica
Amministrazione”.
mercoledì 26 aprile 2017
Alassio: abbattuti 5 pini al parco giochi
Ad Alassio abbattuti 5 pini nell'Area Giochi di Parco San
Rocco,
zona tutelata
da Vincolo Paesaggistico.
Come esponenti del WWF Savona abbiamo avuti due
incontri con l'Amministrazione Comunale,
invitando i Responsabili a desistere
dal progetto di "abbattimento di massa" di questi
5 Pini,
cosi' importanti per dare Ombra, Refrigerio, Ossigeno e Bellezza
all'Area Giochi del Parco.
Il motivo
addotto per gli abbattimenti era la riscontrata presenza nel terreno
intorno agli alberi di un spora di un fungo
(Armillaria Spp) che "avrebbe
potuto" indebolirne le radici...
A nostro
avviso, abbattere 5 esemplari di Alberi di Alto Fusto, in zona
oltretutto sottoposta a Tutela Paesaggistica,
basandosi solo su una "ipotesi" non e'
corretto.
Quando
ci fossero dubbi sulla "tenuta" dell'apparato radicale, come in questo
caso, si puo' procedere con una piu' approfondita Analisi
Strumentale come, ad esempio, una "Prova di Trazione" che attesta
l'ancoraggio e la stabilita'
degli alberi in questione.
Purtroppo, con Ordinanza Sindacale, l'Amministrazione ha comunque deciso
di procedere all'abbattimento
di tutti e 5 i Pini, ad inizio Aprile.
Il WWF Savona dissente totalmente dalla decisione
presa dal Comune, senza del resto aver prodotto
contestualmente
alla Sovrintendenza un Piano di
Ripristino della zona interessata.
Abbiamo quindi richiesto all'Amministrazione
Comunale copia dei relativi Atti
Amministrativi,
per sottoporli a verifiche interne,
prima di procedere con le segnalazioni agli Enti per gli adempimenti di
competenza.
Stefano Gatti
Delegato alla Tutela del Patrimonio
Arboreo
Anna Fedi
Presidente
mercoledì 19 aprile 2017
Il WWF Savona organizza un incontro dal titolo "La difesa del territorio ingauno: il caso Albenga"
Il WWF in occasione della Giornata Mondiale della Terra organizza il giorno 21 Aprile 2017 alle ore 21 l’incontro dal titolo
"La difesa del territorio ingauno: il caso Albenga”, presso l’auditorium San Carlo in via Roma, Albenga.
Nell’ incontro verrà affrontato il tema del Piano Urbanistico di Albenga (PUC), nonchè il recente parere della Regione sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Verranno inoltre rese pubbliche alcune proposte per migliorare la pianificazione territoriale ingauna relativa al nuovo PUC ed in particolare sulla difesa del suolo agricolo e quello naturale .
Interverranno:
Il Sindaco del Comune di Albenga
WWF Italia, Il Delegato Marco Piombo
Comitati Territoriali di Albenga, Il Presidente Franco Stalla
ASSOUTENTI, Resp. Sportello Utenti Gianluigi Taboga
OSSERVATORIO PUBBLICO DI ALBENGA, Gianluigi Viveri
Sono invitati ad intervenire
I RAPPRESENTANTI delle ASSOCIAZIONI AGRICOLE Unione Agricoltori, Coldiretti, CIA
Modera gli interventi il Presidente del WWF Savona Anna Maria Fedi
L’incontro si svolge in occasione della Giornata Mondiale della Terra (evento planetario: a partire dal 22 aprile attraverso un'intera settimana di attività incentrate sulle problematiche ambientali che il mondo deve affrontare).
LA CITTADINANZA E’ INVITATA A PARTECIPARE
WWF Italia
Il Delegato Liguria
Marco Piombo
mercoledì 5 aprile 2017
Plauso del WWF Savona per la "nuova" Pineta sul Lungomare Diaz a Ceriale
Come esponenti del WWF
Savona ci congratuliamo con l'Amministrazione
del Comune di Ceriale
ed in particolare con l'Assessore
Andrea Alessandri, e con l'Ufficio
Tecnico,
per questo Progetto di recupero e rivalorizzazione
di un luogo simbolo per la
Citta'.
Ci uniamo con piacere agli
apprezzamenti gia' espressi dalla
Sovrintendenza ed auspichiamo che
un numero sempre crescente di Comuni del
Savonese sposi questo modelli di approcci
conservativi.
Il Patrimonio Arboreo delle
nostre Citta' ha una valenza essenziale,
non solo per una
migliore qualita' della vita di tutti i Residenti,
ma anche per l'attrattivita' che ha per i
nostri Turisti.
Stefano Gatti
Delegato alla Tutela del Patrimonio
Arboreo
Anna Fedi
Presidente
WWF Savona
Gli interventi del WWF Savona su RAI 3 Liguria
Di seguito i links delle trasmissioni di RAI 3 Liguria del 4 aprile durante le quali è intervenuto il WWF Savona in merito alle aree industriali di Ferrania
Buongiorno Regione h. 7.30 (dal minuto 12):
CLICCA QUA
TG Liguria h. 14 (dal minuto 4):
CLICCA QUA
Buongiorno Regione h. 7.30 (dal minuto 12):
CLICCA QUA
TG Liguria h. 14 (dal minuto 4):
CLICCA QUA
giovedì 30 marzo 2017
Comunicato Stampa del WWF Savona in merito all'area industriale di Ferrania
RICHIESTA INSTALLAZIONE CENTRALINA DI RILEVAMENTO ATMOSFERICO.
In merito all’area industriale di Ferrania, la scrivente Associazione richiede che venga installata al più presto nella zona una Centralina di Rilevamento Atmosferico dei principali inquinanti, a gestione pubblica.
Questo per monitorare costantemente e con certezza l’attuale impatto ambientale delle industrie attualmente in attività, ma soprattutto per controllare la zona quando entrerà in attività il nuovo impianto di produzione di ossidi di zinco e saranno realizzati gli ampliamenti produttivi del biodigestore e della cartiera (quest’ultimo da solo prevede 7 superamenti orari all’anno di emissioni in atmosfera di ossidi di azoto, quando la legge ne prevede al massimo 18).
I dati registrati dalla centralina permetteranno di sapere con precisione se la popolazione potenzialmente esposta corra pericoli per la propria salute (circa 1.000 persone, considerando, oltre ai residenti in frazione Ferrania di Cairo M.tte, anche quelli della confinante frazione Vispa di Carcare).
MONITORAGGIO IMPATTO OLFATTIVO.
In merito al monitoraggio olfattivo previsto, visto che i miasmi sono stati avvertiti anche dalla popolazione residente in frazione Vispa di Carcare e ad Altare (come da segnalazioni giunte alla scrivente Associazione, nonché segnalate sui mass media), si richiede che nel gruppo di cittadini coinvolti nella redazione dei questionari di segnalazione odori vengano compresi i residenti di queste due località.
giovedì 9 marzo 2017
Piano Lupo: svolta positiva, verso l'approvazione senza abbattimenti
PLAUSO ALLE REGIONI CHE HANNO SOSTENUTO LA MEDIAZIONE PROPOSTA DAL PRESIDENTE BONACCINI. ASCOLTATA LA VOCE DI OLTRE UN MILIONE DI ITALIANI CHE HANNO RISPOSTO ALL’APPELLO DEL WWF #SOSLUPO
Il WWF esprime il suo apprezzamento e sostegno alla maggioranza delle Regioni che sembrano orientate con convinzione verso una rapida approvazione del Piano lupo con lo stralcio del paragrafo relativo agli abbattimenti legali, così come proposto dal Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
Confidiamo nel raggiungimento dell’intesa con il Ministro Galletti per arrivare rapidamente all’approvazione del piano già nella prossima riunione della Conferenza Stato-Regioni. L’auspicio del WWF è che il Piano venga approvato rafforzando tutte le azioni che possono garantire la convivenza del lupo con le attività zootecniche, cogliendo tutte le opportunità di finanziamento offerte anche dai Programmi di Sviluppo Rurale delle Regioni.
Il WWF rinnova la sua piena disponibilità ad affiancare Regioni, Ministero, Associazioni agricole e allevatori per individuare e mettere in atto i metodi di prevenzione ottimali per ridurre i danni al bestiame, attenuare i conflitti e contrastare efficacemente il bracconaggio.
Roma, 09 marzo 2017
Ufficio Stampa WWF Italia
Tel. 06-84497 213 - 266 - 332
Cel. 340 9899147 - 329 8315725
mercoledì 8 marzo 2017
PETIZIONE CONTRO IL TAGLIO DI PINI A SAVONA
Firmate anche voi e diffondete questa Petizione, per difendere un bel viale alberato a Savona!
Grazie!
PETIZIONE CONTRO L'ABBATTIMENTO DEI PINI DI CORSO TARDY & BENECH
FIRMA QUA:
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martedì 7 marzo 2017
Sabato 25 marzo, Earth Hour edizione 2017
Earth Hour, edizione 2017
Il WWF Savona ha inviato a tutti i Sindaci dei Comuni della Provincia di Savona la richiesta di adesione, a cui hanno già risposto una decina aderendo all’iniziativa attraverso lo spegnimento di un edificio o di un monumento o dell’illuminazione di una strada o di una particolare area di una città, per un’ora dalle 20.30 alle ore 21.30, sabato 25 marzo 2017.
per info sull’iniziativa:
per info sull’iniziativa:
Per riscontri e adesioni, comunicare ai seguenti indirizzi:
mail: savona@wwf.it;
oppure via fax al numero 019.807442
Ora della Terra
Insieme è possibile: il 25 marzo 2017, mobilitazione globale contro i cambiamenti climatici
Earth Hour (Ora della Terra) è la grande mobilitazione globale del WWF che, partendo dal gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, unisce cittadini, istituzioni e imprese in una comune volontà di dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico. È la dimostrazione che insieme si può fare una grande differenza.
Dalla prima edizione del 2007, che ha coinvolto la sola città di Sidney, la grande ola di buio si è rapidamente propagata in ogni angolo del Pianeta, lasciando al buio piazze, strade e monumenti simbolo come il Colosseo, Piazza Navona, il Cristo Redentore di Rio, la Torre Eiffel, Il Ponte sul Bosforo e tanti altri luoghi simbolo, per manifestare insieme contro i cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico evolve molto rapidamente e gli impatti sono sempre più seri e preoccupanti. Finora le azioni dei Governi a livello nazionale e globale sono state troppo lente e poco incisive, non al passo con un rischio che mette a repentaglio il Pianeta come lo conosciamo e dunque la stessa civilizzazione umana. Nella COP21 di Parigi, nel dicembre del 2015, si è però raggiunto un accordo storico che può segnare una inversione di tendenza, a patto che si acceleri la decarbonizzazione, cioè l’abbandono dei combustibili fossili e il passaggio all’energia rinnovabile e a modelli di efficienza e risparmio energetico.
Dobbiamo mobilitarci tutti, fare la nostra parte e pretendere che i Governi assumano la CRISI del clima come priorità..
Le giovani e le future generazioni hanno il diritto di ricevere in eredità un mondo pieno di vita e che non sia condannato a cambiamenti climatici catastrofici.
A chi ci rivolgiamo:
A tutti gli abitanti del Pianeta Terra;
Ai giovani, cioè a coloro che rischiano di vedere le conseguenze più drammatiche del cambiamento climatico;
Alle Istituzioni, a partire dalle città, che possono diventare motori e pungolo del cambiamento;
Alle imprese, che possono divenire attori dell’economia del futuro ;
A te che leggi ...
lunedì 6 marzo 2017
OMS: 'L'inquinamento uccide 1,7 milioni di bambini l'anno'
Nel mondo 1,7 milioni di morti l'anno è
attribuibile a cause ambientali, dall'inquinamento all'igiene
inadeguata. Lo afferma l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La
stima è contenuta in due rapporti.
Nel primo l'Oms afferma che buona parte dei decessi per polmonite,
diarrea e malaria, le cause principali di morte sotto i cinque anni,
sono prevenibili con interventi sull'ambiente, dall'accesso all'acqua
pulita a quello a combustibili non tossici per cucinare. Il secondo
fornisce dati dettagliati sulle cause di morte.
Al primo posto, con 570mila vittime, ci sono le infezioni respiratorie causate dall'inquinamento indoor e outdoor e dal fumo passivo. La diarrea, prevenibile con migliori condizioni igieniche, fa 361mila vittime all'anno. Altre 200mila sono dovute alla malaria, che puó essere prevenuta con interventi sull'ambiente. "Un ambiente inquinato è letale - afferma Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - specialmente per i bambini".
Al primo posto, con 570mila vittime, ci sono le infezioni respiratorie causate dall'inquinamento indoor e outdoor e dal fumo passivo. La diarrea, prevenibile con migliori condizioni igieniche, fa 361mila vittime all'anno. Altre 200mila sono dovute alla malaria, che puó essere prevenuta con interventi sull'ambiente. "Un ambiente inquinato è letale - afferma Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - specialmente per i bambini".
(Fonte: ANSA)
CLICCA QUA E QUA PER SCARICARE IL MATERIALE OMS.
The cost of a polluted environment: 1.7 million child deaths a year, says WHO
6 March 2017 | GENEVA -
More than 1 in 4 deaths of children under 5 years of age are
attributable to unhealthy environments. Every year, environmental risks –
such as indoor and outdoor air pollution, second-hand smoke, unsafe
water, lack of sanitation, and inadequate hygiene – take the lives of
1.7 million children under 5 years, say two new WHO reports.
The first report, Inheriting a Sustainable World: Atlas on Children’s Health and the Environment
reveals that a large portion of the most common causes of death among
children aged 1 month to 5 years – diarrhoea, malaria and pneumonia –
are preventable by interventions known to reduce environmental risks,
such as access to safe water and clean cooking fuels.
"A polluted environment is a deadly one – particularly for
young children," says Dr Margaret Chan, WHO Director-General. "Their
developing organs and immune systems, and smaller bodies and airways,
make them especially vulnerable to dirty air and water."
Harmful exposures can start in the mother’s womb and increase
the risk of premature birth. Additionally, when infants and
pre-schoolers are exposed to indoor and outdoor air pollution and
second-hand smoke they have an increased risk of pneumonia in childhood,
and a lifelong increased risk of chronic respiratory diseases, such as
asthma. Exposure to air pollution may also increase their lifelong risk
of heart disease, stroke and cancer.
Top 5 causes of death in children under 5 years linked to the environment
A companion report, Don't pollute my future! The impact of the environment on children's health,
provides a comprehensive overview of the environment’s impact on
children’s health, illustrating the scale of the challenge. Every year:
- 570 000 children under 5 years die from respiratory infections, such as pneumonia, attributable to indoor and outdoor air pollution, and second-hand smoke.
- 361 000 children under 5 years die due to diarrhoea, as a result of poor access to clean water, sanitation, and hygiene.
- 270 000 children die during their first month of life from conditions, including prematurity, which could be prevented through access to clean water, sanitation, and hygiene in health facilities as well as reducing air pollution.
- 200 000 deaths of children under 5 years from malaria could be prevented through environmental actions, such as reducing breeding sites of mosquitoes or covering drinking-water storage.
- 200 000 children under 5 years die from unintentional injuries attributable to the environment, such as poisoning, falls, and drowning.
Ongoing and emerging environmental threats to children’s health
"A polluted environment results in a heavy toll on the health
of our children," says Dr Maria Neira, WHO Director, Department of
Public Health, Environmental and Social Determinants of Health.
"Investing in the removal of environmental risks to health, such as
improving water quality or using cleaner fuels, will result in massive
health benefits."
For example, emerging environmental hazards, such as
electronic and electrical waste (such as old mobile phones) that is
improperly recycled, expose children to toxins which can lead to reduced
intelligence, attention deficits, lung damage, and cancer. The
generation of electronic and electrical waste is forecasted to increase
by 19% between 2014 and 2018, to 50 million metric tonnes by 2018.
With climate change, temperatures and levels of carbon dioxide
are rising, favouring pollen growth which is associated with increased
rates of asthma in children. Worldwide, 11–14% of children aged 5 years
and older currently report asthma symptoms and an estimated 44% of these
are related to environmental exposures. Air pollution, second-hand
tobacco smoke, and indoor mould and dampness make asthma more severe in
children.
In households without access to basic services, such as safe
water and sanitation, or that are smoky due to the use of unclean fuels,
such as coal or dung for cooking and heating, children are at an
increased risk of diarrhoea and pneumonia.
Children are also exposed to harmful chemicals through food,
water, air and products around them. Chemicals, such as fluoride, lead
and mercury pesticides, persistent organic pollutants, and others in
manufactured goods, eventually find their way into the food chain. And,
while leaded petrol has been phased out almost entirely in all
countries, lead is still widespread in paints, affecting brain
development.
Making all places safe for children
Reducing air pollution inside and outside households,
improving safe water and sanitation and improving hygiene (including in
health facilities where women give birth), protecting pregnant women
from second-hand tobacco smoke, and building safer environments, can
prevent children’s deaths and diseases.
For example, multiple government sectors can work together to improve the following:
- Housing: Ensure clean fuel for heating and cooking, no mould or pests, and remove unsafe building materials and lead paint.
- Schools: Provide safe sanitation and hygiene, free of noise, pollution, and promote good nutrition.
- Health facilities: Ensure safe water, sanitation and hygiene, and reliable electricity.
- Urban planning: Create more green spaces, safe walking and cycling paths.
- Transport: Reduce emissions and increase public transport.
- Agriculture: Reduce the use of hazardous pesticides and no child labour.
- Industry: Manage hazardous waste and reduce the use of harmful chemicals.
- Health sector: Monitor health outcomes and educate about environmental health effects and prevention.
Under the Sustainable Development Goals (SDGs) countries are
working on a set of targets to guide interventions for children’s
environmental health, as well as to end preventable deaths of newborns
and children under five by 2030. In addition to SDG 3, which aims to
ensure healthy lives and promote well-being for all, other SDGs work to
improve water, sanitation and hygiene, transition to clean energy to
reduce air pollution, and reverse climate change – all of which will
have an impact on children’s health.
Media contacts
Nada OsseiranWHO Department of Public Health, Environmental and Social Determinants of Health
Mobile: +41 79 445 1624
Office: +41 22 791 4475
Email: osseirann@who.int
Kimberly Chriscaden
WHO Department of Communications
Mobile: +41 79 603 1891
Office: +41 22 791 2885
Email: chriscadenk@who.int
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