Il WWF Italia, alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, si rivolge ai Deputati della Camera affinché rispettino la volontà di 26 milioni di italiani che nel 2011 hanno votato per mantenere la gestione del servizio idrico e la proprietà delle infrastrutture in mano pubblica.
Il WWF chiede che vengano ritirati gli emendamenti che modificano alcuni articoli del progetto di legge di iniziativa popolare attualmente in discussione alla Commissione Ambiente e che venga ripristinato il testo originale.
La proposta di legge di iniziativa popolare è stata presentata da centinaia di associazioni nazionali e comitati locali impegnati nella salvaguardia del bene acqua e fu sottoscritta da ben 400.000 italiane e italiani (secondo la legge ne bastavano 50.000). Il Parlamento l’ha tenuta nei cassetti per anni, ignorandola, nonostante tale proposta sia stata avallata dall’esito referendario del 2011 quando l’Italia si pronunciò in maniera schiacciante contro la privatizzazione dell’acqua.
È veramente un paradosso che proprio la proposta di legge di iniziativa popolare finalizzata alla tutela dell’acqua come bene comune venga stravolta da una serie di emendamenti e finisca per essere il grimaldello per far ripartire il percorso di privatizzazione della risorsa idrica.
Il WWF richiama poi il Governo ad una maggiore attenzione sul tema della gestione delle risorse idriche e sul governo delle acque.
Il nostro Paese è inadempiente nei confronti di alcune importanti direttive europee, dalla depurazione dei reflui (Direttiva 91/271/CEE) alla Direttiva Quadro Acque (Direttiva 2000/60/CE). Dal 2016 rischiamo di dover pagare 500 milioni di euro l’anno a causa delle procedure d’infrazioni aperte nei confronti del nostro Paese. È necessario un drastico e urgente cambiamento di rotta anche perché la gestione sostenibile della risorsa idrica è il primo passo per impostare una concreta politica di adattamento ai cambiamenti, come con forza è stato unanimemente richiamato nella recente Conferenza COP 21 svoltasi a Parigi tra il 30 novembre e il 12 dicembre dello scorso anno
...for a living planet!
lunedì 21 marzo 2016
giovedì 17 marzo 2016
TRA UN MESE IL REFERENDUM "TRIVELLE"

E’ la prima volta che nella storia d’Italia istituzioni e cittadini si
troveranno fianco a fianco in un referendum che vuole liberare il nostro
mare dalle servitù petrolifere e emancipare il Paese dai combustibili
fossili. Il prossimo 17 aprile si svolgerà il referendum sul tema della ricerca e dell’estrazione di idrocarburi.
In caso di vittoria del “SI” sarebbe cancellata la norma che consente alle società petrolifere, che abbiano già i permessi o le concessioni, di estrarre senza limiti di tempo gas e petrolio entro l’area off-limits delle 12 miglia dalla nostra costa.
Il Governo ha dovuto già cambiare in corsa le norme sbagliate del Decreto Sblocca Italia per rispondere all’iniziativa referendaria di 10 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto) ed è stato obbligato a rigettare ben 27 procedimenti autorizzativi in corso. E’ già questa una vittoria del fronte referendario, promosso dalle Regioni che vede il sostegno del Comitato delle Associazioni (www.fermaletrivelle.it)
In caso di vittoria del “SI” sarebbe cancellata la norma che consente alle società petrolifere, che abbiano già i permessi o le concessioni, di estrarre senza limiti di tempo gas e petrolio entro l’area off-limits delle 12 miglia dalla nostra costa.
Il Governo ha dovuto già cambiare in corsa le norme sbagliate del Decreto Sblocca Italia per rispondere all’iniziativa referendaria di 10 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto) ed è stato obbligato a rigettare ben 27 procedimenti autorizzativi in corso. E’ già questa una vittoria del fronte referendario, promosso dalle Regioni che vede il sostegno del Comitato delle Associazioni (www.fermaletrivelle.it)
Il 17 aprile il WWF chiede un mare di SI perché:
- L’Italia è il Paese più ricco d’Europa per la sua biodiversità marina: la tartaruga marina e la foca monaca abitano ancora nel Mediterraneo. Otto sono le specie di cetacei che solcano comunemente le acque italiane (balenottera comune, capodoglio, tursiope, globicefalo, grampo, stenella, tursiope delfino comune, zifio). Il nostro Paese ha una rete di 27 aree marine protette e ha contribuito a istituire il Santuario internazionali dei Cetacei
- Nel Mediterraneo, che costituisce lo 0,8% della superficie totale degli oceani, transita il 25% del traffico mondiale di idrocarburi. Ogni anno vengono sversate tra le 100 e le 150mila tonnellate di idrocarburi per operazioni di routine. In soli 22 anni a causa di 27 gravi incidenti navali 270mila tonnellate di idrocarburi sono finiti nel nostro mare.
- Il petrolio minaccia le economie del mare. Di pesca in Italia vivono direttamente circa 60mila persone e il nostro Paese ha la flotta peschereccia più importante in Europa, dopo Spagna e Inghilterra. Di turismo costiero vivono 47mila esercizi e l’Italia è la meta crocieristica più ambita d’Europa.
- Già ora il 40% dei consumi elettrici del nostro Paese sono alimentati dalle fonti rinnovabili. Il WWF ha dimostrato che entro il 2050 è possibile raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabili. Invece di cercare ancora i combustibili fossili, pensiamo all’energia del futuro. E’ l’impegno che l’Italia ha assunto alla COP21 di Parigi, il Governo deve essere conseguente e scegliere la strada della decarbonizzazione della nostra economia.
Al referendum del 17 aprile
portiamo un mare di SI
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Approfondimento

© wwf italia
lunedì 14 marzo 2016
Dissesto idrogeologico in Italia: pubblicato il Rapporto 2015 ISPRA
Il Rapporto
fornisce un quadro di riferimento completo ed aggiornato sul dissesto
idrogeologico in Italia per frane, alluvioni ed erosione costiera.
Il Rapporto presenta le mappe nazionali della pericolosità da frana (Piani di Assetto Idrogeologico – PAI) e della pericolosità idraulica (D.Lgs. 49/2010, recepimento della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE), realizzate nel 2015 dall’ISPRA mediante l’armonizzazione e la mosaicatura delle aree perimetrate dalle Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome sul proprio territorio di competenza.
Il Rapporto fornisce inoltre i dati degli indicatori nazionali di rischio per frane e alluvioni relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali, elaborati sul territorio nazionale con l’obiettivo di fornire un importante base conoscitiva a supporto delle politiche di mitigazione del rischio.

Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico
Scarica la pubblicazione (pdf - 12.7 mb)
Appendice Rapporto 233/2015 (pdf - 9.8 mb)
Sintesi Rapporto 233/2015 (pdf - 2.4 mb)
Il Rapporto presenta le mappe nazionali della pericolosità da frana (Piani di Assetto Idrogeologico – PAI) e della pericolosità idraulica (D.Lgs. 49/2010, recepimento della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE), realizzate nel 2015 dall’ISPRA mediante l’armonizzazione e la mosaicatura delle aree perimetrate dalle Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome sul proprio territorio di competenza.
Il Rapporto fornisce inoltre i dati degli indicatori nazionali di rischio per frane e alluvioni relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali, elaborati sul territorio nazionale con l’obiettivo di fornire un importante base conoscitiva a supporto delle politiche di mitigazione del rischio.
Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico
Scarica la pubblicazione (pdf - 12.7 mb)
Appendice Rapporto 233/2015 (pdf - 9.8 mb)
Sintesi Rapporto 233/2015 (pdf - 2.4 mb)
ISPRA
Rapporti
233/2015
978-88-448-0751-1
archiviato sotto:
Suolo e territorio
Il paradosso climatico nel futuro dell'Italia
In Italia, oltre agli spegnimenti simbolici dei monumenti, sarà anche
l’Ora del ritrovarsi insieme per cene sostenibili e solidali, grazie
alla partnership con Altromercato #oradellaterra - Il sito ufficiale:
oradellaterra.org
Meno pioggia, ma precipitazioni violente e concentrate in alcuni periodi dell'anno. Siccità estive sempre più marcate su Alpi e Pianura padana, dove le magre prolungate del Po potrebbero mettere in ginocchio agricoltura e zootecnia. Generale incremento della temperatura media in Italia nel corso del 21° secolo, fino a 6°C nello scenario peggiore (ovvero, nessuna diminuzione delle emissioni di gas serra) entro la fine del secolo, aumento dei periodi aridi in Calabria e Sardegna. Questo, in sintesi lo scenario che segnala il WWF e tracciato dal gruppo di lavoro coordinato da Paola Mercogliano del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti climatici (CMCC) con un dettaglio ad alta risoluzione ottenuto dai modelli tra i più evoluti, affidabili (sotto i 10 km.) delle caratteristiche del clima. Gli scenari sono stati lanciati a meno di una settimana dall’Ora della Terra/Earth Hour che sabato 19 marzo il WWF organizzerà in tutto il mondo contro il cambiamento climatico invitando cittadini, aziende, istituzioni ad agire concretamente ‘insieme per il cambiamento’: previsti spegnimenti simbolici delle luci per un’ora, dalle ore 20.30 alle 21.30 dal Pacifico alle coste atlantiche ed eventi, tra cui cene ‘amiche del clima’ in tutta Italia.
Secondo gli scenari elaborati dagli scienziati i futuri 60-70enni nati oggi dovranno quindi fare i conti con un‘Italia, stavolta la conoscienza scientifica lo ha certificato, in cui non ci saranno più le ‘mezze stagioni’ : i futuri connazionali saranno cioè costretti a usare ombrelli e stivali tenendo in borsa sempre cappelli da sole e ventagli per la calura in arrivo, e viceversa. Ma il problema non si limita ovviamente all’abbigliamento o alle abitudini di vita: l’impatto più evidente è quello sulle aree agricole e quindi sul cibo, ma anche sulla produzione di energia idroelettrica e industriale.
E’ previsto, infatti, un aumento di periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive senza precipitazioni particolarmente significative, in regioni quali la Toscana, Calabria, Sardegna, Veneto e arco alpino. Tali periodi potrebbero aumentare anche fino al 30%, secondo lo scenario "medio" (lieve aumento delle emissioni) in Toscana, giungendo fino all’80% per lo scenario peggiore, sempre in Toscana. Nello scenario più pessimistico, che vede nel 2100 i gas climalteranti di 4-5 volte più alti dell'era preindustriale, i modelli indicano un aumento delle temperature fino a 8 gradi, mentre le precipitazioni diminuiranno del 20-30%. Con uno scenario meno pessimistico gli esperti prevedono per il nostro paese una diminuzione delle precipitazioni soprattutto al nord.
Caso estremo: il bacino del Po
Singolare il caso del bacino del Po, dove sono previsti due rischi opposti nella stessa zone: rischio alluvioni in autunno e inverno, aumento del rischio dei periodi di magra in estate. Gli effetti delle magre sono stati già osservati ad esempio nel 2003 quando la mancata produzione di energia idroelettrica ha provocato perdite per 280 milioni di euro, mentre la siccità del 2007 sempre per lo stesso comparto ha registrato una cifra di 670 milioni di euro. Nella zona di Pontelagoscuro le settimane di magra saranno 4 volte quelle attuali. Altra conseguenza temuta e sempre più probabile sarà l’inversione marina, con l’ingresso del cuneo salino lungo il fiume a causa della diminuzione della portata d’acqua dolce, con danni per agricoltura e industria. Quindi in sostanza per il Po si prospettano oltre i due mesi di magra in estate, quando evaporazione e traspirazione mettono a dura prova le coltivazione e l’afa provoca evidenti difficoltà per l’industria zootecnica.
Caldo ed eventi estremi
Nell’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), nei mesi estivi le regioni settentrionali della nostra penisola potrebbero mediamente registrare incrementi addirittura maggiori di 6°C. Le precipitazioni invernali al nord e in particolare in Liguria, secondo lo scenario "medio" aumenteranno, andando oltre i 4-5 millimetri al giorno nello scenario più pessimista (con maggiori emissioni di gas serra), accentuandone così la stagionalità. Si verificherà un incremento degli eventi meteo estremi, come i periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive con precipitazioni inferiori a un millimetro al giorno che, in regioni come la Toscana, potrebbero aumentare tra il 30%, secondo lo scenario "medio", e giungendo fino all’80% per lo scenario pessimistico. Con questi scenari, in campo agricolo colture come la vite e l’olivo subiranno pesanti ripercussioni: l’areale della vite tenderà a spostarsi verso Nord e in altitudine, mentre per quanto riguarda l’olivo lo scenario è quello dell’anticipo delle fioriture e situazioni critiche per i lunghi periodi di siccità che causeranno inevitabilmente l'incremento della richiesta di acqua da irrigazione.
2015. L'anno più caldo della terra: I più autorevoli centri di ricerca come il GISS della NASA e il NOAA hanno confermato l’anno 2015 come il più caldo mai registrato sulla Terra (i dati scientificamente attendibili esistono a partire dal 1880). Superati tutti i record precedenti, sia quello del 2005 che del 2010 e del 2014. Tendenza confermata nel gennaio 2016, di ben 1,3°C superiore alla media tra il 1959 e il 1980 (fonte GISS Nasa). Il cambiamento climatico è una delle minacce più devastanti per gli ecosistemi, la biodiversità, la straordinaria ricchezza della vita sulla Terra grazie alla quale deriviamo il nostro benessere e il nostro sviluppo e la vita di centinaia di milioni di persone sul pianeta.
Sotto i due gradi si può
Il futuro non è nei combustibili fossili, anzi l’indicazione più rilevante dell’accordo raggiunto alla COP21 di Parigi è la decisione di stare ben al di sotto di 2°C gradi di aumento medio della temperatura globale, facendo ogni sforzo per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale. Da questa decisione discende la necessità di accelerare la transizione verso un’economia libera dal carbonio e quindi dai combustibili fossili. La comunità scientifica e i maggiori analisti di politica economica internazionale si dicono convinti della necessità di fare di tutto per lasciare almeno i due terzi dei combustibili fossili ancora non estratti sotto terra: questa è la condizione per evitare di raggiungere un riscaldamento globale di gran lunga superiore ai 2°C.
L’evento mondiale
A Parigi, nella COP21 sul clima, il mondo ha deciso di combattere il riscaldamento climatico approvando un Accordo globale anche grazie alla spinta delle grandi mobilitazioni mondiali attivate dalla società civile. Lo spirito di queste mobilitazioni tornerà a farsi sentire il prossimo 19 marzo con l’Ora della Terra/Earth Hour, il più grande evento mondiale del WWF contro il cambiamento climatico in cui si spegneranno simbolicamente le luci per un’ora, dalle ore 20.30 alle 21.30 dal Pacifico alle coste atlantiche. Dall’Opera House di Sydney alla Torre Eiffel fino alla Basilica di San Pietro, i principali monumenti del pianeta parteciperanno a questa grande ‘ola’ di buio. Cambiare il Cambiamento Climatico, spegnere le luci per accendere il cambiamento: è questo lo slogan scelto dal WWF perché tutti insieme è possibile combattere concretamente il cambiamento climatico, sia con azioni concrete di ciascuno sia facendo sentire la propria voce ai governi che sono chiamati a scegliere la strada verso economie a basso tenore di carbonio, eliminando gradualmente le fonti fossili, a cominciare dal carbone. Sui social si può seguire e condividere l’evento con #oradellaterra
Quest’anno Earth Hour compie 10 anni: dopo la prima edizione 2007 che coinvolse la sola città di Sidney, l’effetto domino dell’Ora della Terra nel 2015 ha spento la luce in 7000 città e oltre 170 paesi e regioni del mondo, coinvolgendo oltre 2 miliardi di persone e centinaia di imprese. In Italia per il secondo anno consecutivo la Marina Militare si unirà nel simbolico gesto dello "spegnere le luci" contribuendo al progetto di sensibilizzare il mondo ai problemi legati al riscaldamento climatico. Grazie e questa partecipazione le luci saranno spente anche sul mare oltre che nelle basi navali italiane. Si rinnova anche il sostegno della Federazione Italiana Rugby e della Nazionale azzurra che porteranno ‘in meta’ il messaggio del WWF.
IN ITALIA FESTA “ALL’ORA DI CENA-SOSTENIBILE” CON ALTROMERCATO
Per combattere il cambiamento climatico, anche ritrovare le relazioni con le persone in eventi sociali sostenibili è importante, ancor di più se le cene seguono i consigli per limitare l’impatto sul clima. Per questo Il WWF ha stretto una collaborazione speciale con Altromercato, la maggiore organizzazione di Commercio Equo e Solidale in Italia e tra le principali a livello internazionale, con l’obiettivo di organizzare, in occasione di Earth Hour, la più grande cena sostenibile e solidale a lume di candela.
La sera del 19 marzo i cittadini potranno quindi;
• Partecipare alle cene sostenibili organizzate da WWF e Altromercato su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con le Botteghe Altromercato e i ristoranti de Il Circolo del Cibo. La più grande si svolgerà a Milano nell’ambito della Fiera Fa’ la cosa giusta, di cui Altromercato è partner: tutta la fiera festeggerà quindi l’Earth Hour, spegnendo le luci e proponendo piatti equosolidali e sostenibili, studiati apposta per l’occasione.
• Organizzare la propria cena di Earth Hour, seguendo speciali consigli e suggerimenti per un’alimentazione a basso impatto ambientale.
Tutti possono aderire e trovare informazioni sull’evento più vicino a loro sulla piattaforma digitale
oppure sul sito di Altromercato. Con l’Earth Hour si concretizza così l’avvio di un’importante partnership tra WWF e Altromercato, nell’ambito della campagna “Insieme creiamo un altro vivere” (#unaltrovivere), con l’obiettivo di costruire una nuova cultura della sostenibilità e stili di vita orientati da una crescente consapevolezza ambientale, etica, sociale ed economica.
I consigli per diventare campioni salvaclima
Per minimizzare l’impatto del cibo sul pianeta basta scegliere: scegliere il cibo giusto, virtuoso sotto il profilo ambientale (per quanto riguarda l’acqua, il suolo, la biodiversità, il clima) e gli aspetti sociali, per un contributo concreto alla riduzione del riscaldamento globale e degli altri problemi che affliggono il nostro pianeta. Diventa di fondamentale importanza il consumo critico, che consiste nella scelta dei prodotti in base alla qualità, al prezzo, alla “sua” storia che va dal campo alla tavola di casa nostra. Preparando la cena “sostenibile” scegliamo prodotti di stagione e pochi derivati animali, privilegiando e promuovendo produzioni biologiche e tradizionali, nel rispetto dei diritti umani e dell'ambiente.
I PARTNER DI EARTH HOUR IN ITALIA
Anche quest’anno aderiscono ad Earth Hour alcuni importanti partner WWF, aziende che da tempo hanno scelto di essere al fianco dell’Associazione, portando avanti programmi per la riduzione degli impatti e sostenendo i progetti di conservazione del WWF. Wind promuove l’iniziativa tra i propri dipendenti e clienti, invitandoli inoltre a sostenere il WWF. Eurojersey, Mutti, Save the Duck, Sofidel e UniCredit partecipano all’evento sia attraverso gli spegnimenti simbolici che con molteplici iniziative tra cui attività di sensibilizzazione dedicate ai propri dipendenti e promozione dei temi della mobilitazione globale sui propri canali di comunicazione”.
In collaborazione con il WWF, Sky in 5 paesi europei dedica una programmazione speciale all’Earth Hour. Per sensibilizzare contro il cambiamento climatico, Sky Italia trasmetterà un ciclo di film su Sky Cinema Hits, da lunedì 14 marzo a venerdì 18 in preserale e sabato 19 marzo dalle 7.30. Tra i titoli previsti anche “Wild”, “Tracks – Attraverso il deserto”, “Cast Away”, “Grizzly Man”, “Il mio amico Nanuk”, “Puzzole alla riscossa”, “I pinguini di Madagascar” e “Animals United”. Anche Sky Atlantic celebra l’Earth Hour con una maratona di “Shannara” in onda dalle 14:00 di sabato 13 marzo. Programmazione dedicata anche sui canali Sky Arte, Discovery Channel, DeAKids, Dove e National Geographic Channel. Numerose iniziative anche su Sky Sport.
Tutti gli appuntamenti, i video, i testimonial 2016 e aggiornamenti continui sul sito : oradellaterra.org
Meno pioggia, ma precipitazioni violente e concentrate in alcuni periodi dell'anno. Siccità estive sempre più marcate su Alpi e Pianura padana, dove le magre prolungate del Po potrebbero mettere in ginocchio agricoltura e zootecnia. Generale incremento della temperatura media in Italia nel corso del 21° secolo, fino a 6°C nello scenario peggiore (ovvero, nessuna diminuzione delle emissioni di gas serra) entro la fine del secolo, aumento dei periodi aridi in Calabria e Sardegna. Questo, in sintesi lo scenario che segnala il WWF e tracciato dal gruppo di lavoro coordinato da Paola Mercogliano del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti climatici (CMCC) con un dettaglio ad alta risoluzione ottenuto dai modelli tra i più evoluti, affidabili (sotto i 10 km.) delle caratteristiche del clima. Gli scenari sono stati lanciati a meno di una settimana dall’Ora della Terra/Earth Hour che sabato 19 marzo il WWF organizzerà in tutto il mondo contro il cambiamento climatico invitando cittadini, aziende, istituzioni ad agire concretamente ‘insieme per il cambiamento’: previsti spegnimenti simbolici delle luci per un’ora, dalle ore 20.30 alle 21.30 dal Pacifico alle coste atlantiche ed eventi, tra cui cene ‘amiche del clima’ in tutta Italia.
Secondo gli scenari elaborati dagli scienziati i futuri 60-70enni nati oggi dovranno quindi fare i conti con un‘Italia, stavolta la conoscienza scientifica lo ha certificato, in cui non ci saranno più le ‘mezze stagioni’ : i futuri connazionali saranno cioè costretti a usare ombrelli e stivali tenendo in borsa sempre cappelli da sole e ventagli per la calura in arrivo, e viceversa. Ma il problema non si limita ovviamente all’abbigliamento o alle abitudini di vita: l’impatto più evidente è quello sulle aree agricole e quindi sul cibo, ma anche sulla produzione di energia idroelettrica e industriale.
E’ previsto, infatti, un aumento di periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive senza precipitazioni particolarmente significative, in regioni quali la Toscana, Calabria, Sardegna, Veneto e arco alpino. Tali periodi potrebbero aumentare anche fino al 30%, secondo lo scenario "medio" (lieve aumento delle emissioni) in Toscana, giungendo fino all’80% per lo scenario peggiore, sempre in Toscana. Nello scenario più pessimistico, che vede nel 2100 i gas climalteranti di 4-5 volte più alti dell'era preindustriale, i modelli indicano un aumento delle temperature fino a 8 gradi, mentre le precipitazioni diminuiranno del 20-30%. Con uno scenario meno pessimistico gli esperti prevedono per il nostro paese una diminuzione delle precipitazioni soprattutto al nord.
Caso estremo: il bacino del Po
Singolare il caso del bacino del Po, dove sono previsti due rischi opposti nella stessa zone: rischio alluvioni in autunno e inverno, aumento del rischio dei periodi di magra in estate. Gli effetti delle magre sono stati già osservati ad esempio nel 2003 quando la mancata produzione di energia idroelettrica ha provocato perdite per 280 milioni di euro, mentre la siccità del 2007 sempre per lo stesso comparto ha registrato una cifra di 670 milioni di euro. Nella zona di Pontelagoscuro le settimane di magra saranno 4 volte quelle attuali. Altra conseguenza temuta e sempre più probabile sarà l’inversione marina, con l’ingresso del cuneo salino lungo il fiume a causa della diminuzione della portata d’acqua dolce, con danni per agricoltura e industria. Quindi in sostanza per il Po si prospettano oltre i due mesi di magra in estate, quando evaporazione e traspirazione mettono a dura prova le coltivazione e l’afa provoca evidenti difficoltà per l’industria zootecnica.
Caldo ed eventi estremi
Nell’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), nei mesi estivi le regioni settentrionali della nostra penisola potrebbero mediamente registrare incrementi addirittura maggiori di 6°C. Le precipitazioni invernali al nord e in particolare in Liguria, secondo lo scenario "medio" aumenteranno, andando oltre i 4-5 millimetri al giorno nello scenario più pessimista (con maggiori emissioni di gas serra), accentuandone così la stagionalità. Si verificherà un incremento degli eventi meteo estremi, come i periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive con precipitazioni inferiori a un millimetro al giorno che, in regioni come la Toscana, potrebbero aumentare tra il 30%, secondo lo scenario "medio", e giungendo fino all’80% per lo scenario pessimistico. Con questi scenari, in campo agricolo colture come la vite e l’olivo subiranno pesanti ripercussioni: l’areale della vite tenderà a spostarsi verso Nord e in altitudine, mentre per quanto riguarda l’olivo lo scenario è quello dell’anticipo delle fioriture e situazioni critiche per i lunghi periodi di siccità che causeranno inevitabilmente l'incremento della richiesta di acqua da irrigazione.
2015. L'anno più caldo della terra: I più autorevoli centri di ricerca come il GISS della NASA e il NOAA hanno confermato l’anno 2015 come il più caldo mai registrato sulla Terra (i dati scientificamente attendibili esistono a partire dal 1880). Superati tutti i record precedenti, sia quello del 2005 che del 2010 e del 2014. Tendenza confermata nel gennaio 2016, di ben 1,3°C superiore alla media tra il 1959 e il 1980 (fonte GISS Nasa). Il cambiamento climatico è una delle minacce più devastanti per gli ecosistemi, la biodiversità, la straordinaria ricchezza della vita sulla Terra grazie alla quale deriviamo il nostro benessere e il nostro sviluppo e la vita di centinaia di milioni di persone sul pianeta.
Sotto i due gradi si può
Il futuro non è nei combustibili fossili, anzi l’indicazione più rilevante dell’accordo raggiunto alla COP21 di Parigi è la decisione di stare ben al di sotto di 2°C gradi di aumento medio della temperatura globale, facendo ogni sforzo per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale. Da questa decisione discende la necessità di accelerare la transizione verso un’economia libera dal carbonio e quindi dai combustibili fossili. La comunità scientifica e i maggiori analisti di politica economica internazionale si dicono convinti della necessità di fare di tutto per lasciare almeno i due terzi dei combustibili fossili ancora non estratti sotto terra: questa è la condizione per evitare di raggiungere un riscaldamento globale di gran lunga superiore ai 2°C.
L’evento mondiale
A Parigi, nella COP21 sul clima, il mondo ha deciso di combattere il riscaldamento climatico approvando un Accordo globale anche grazie alla spinta delle grandi mobilitazioni mondiali attivate dalla società civile. Lo spirito di queste mobilitazioni tornerà a farsi sentire il prossimo 19 marzo con l’Ora della Terra/Earth Hour, il più grande evento mondiale del WWF contro il cambiamento climatico in cui si spegneranno simbolicamente le luci per un’ora, dalle ore 20.30 alle 21.30 dal Pacifico alle coste atlantiche. Dall’Opera House di Sydney alla Torre Eiffel fino alla Basilica di San Pietro, i principali monumenti del pianeta parteciperanno a questa grande ‘ola’ di buio. Cambiare il Cambiamento Climatico, spegnere le luci per accendere il cambiamento: è questo lo slogan scelto dal WWF perché tutti insieme è possibile combattere concretamente il cambiamento climatico, sia con azioni concrete di ciascuno sia facendo sentire la propria voce ai governi che sono chiamati a scegliere la strada verso economie a basso tenore di carbonio, eliminando gradualmente le fonti fossili, a cominciare dal carbone. Sui social si può seguire e condividere l’evento con #oradellaterra
Quest’anno Earth Hour compie 10 anni: dopo la prima edizione 2007 che coinvolse la sola città di Sidney, l’effetto domino dell’Ora della Terra nel 2015 ha spento la luce in 7000 città e oltre 170 paesi e regioni del mondo, coinvolgendo oltre 2 miliardi di persone e centinaia di imprese. In Italia per il secondo anno consecutivo la Marina Militare si unirà nel simbolico gesto dello "spegnere le luci" contribuendo al progetto di sensibilizzare il mondo ai problemi legati al riscaldamento climatico. Grazie e questa partecipazione le luci saranno spente anche sul mare oltre che nelle basi navali italiane. Si rinnova anche il sostegno della Federazione Italiana Rugby e della Nazionale azzurra che porteranno ‘in meta’ il messaggio del WWF.
IN ITALIA FESTA “ALL’ORA DI CENA-SOSTENIBILE” CON ALTROMERCATO
Per combattere il cambiamento climatico, anche ritrovare le relazioni con le persone in eventi sociali sostenibili è importante, ancor di più se le cene seguono i consigli per limitare l’impatto sul clima. Per questo Il WWF ha stretto una collaborazione speciale con Altromercato, la maggiore organizzazione di Commercio Equo e Solidale in Italia e tra le principali a livello internazionale, con l’obiettivo di organizzare, in occasione di Earth Hour, la più grande cena sostenibile e solidale a lume di candela.
La sera del 19 marzo i cittadini potranno quindi;
• Partecipare alle cene sostenibili organizzate da WWF e Altromercato su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con le Botteghe Altromercato e i ristoranti de Il Circolo del Cibo. La più grande si svolgerà a Milano nell’ambito della Fiera Fa’ la cosa giusta, di cui Altromercato è partner: tutta la fiera festeggerà quindi l’Earth Hour, spegnendo le luci e proponendo piatti equosolidali e sostenibili, studiati apposta per l’occasione.
• Organizzare la propria cena di Earth Hour, seguendo speciali consigli e suggerimenti per un’alimentazione a basso impatto ambientale.
Tutti possono aderire e trovare informazioni sull’evento più vicino a loro sulla piattaforma digitale
oppure sul sito di Altromercato. Con l’Earth Hour si concretizza così l’avvio di un’importante partnership tra WWF e Altromercato, nell’ambito della campagna “Insieme creiamo un altro vivere” (#unaltrovivere), con l’obiettivo di costruire una nuova cultura della sostenibilità e stili di vita orientati da una crescente consapevolezza ambientale, etica, sociale ed economica.
I consigli per diventare campioni salvaclima
Per minimizzare l’impatto del cibo sul pianeta basta scegliere: scegliere il cibo giusto, virtuoso sotto il profilo ambientale (per quanto riguarda l’acqua, il suolo, la biodiversità, il clima) e gli aspetti sociali, per un contributo concreto alla riduzione del riscaldamento globale e degli altri problemi che affliggono il nostro pianeta. Diventa di fondamentale importanza il consumo critico, che consiste nella scelta dei prodotti in base alla qualità, al prezzo, alla “sua” storia che va dal campo alla tavola di casa nostra. Preparando la cena “sostenibile” scegliamo prodotti di stagione e pochi derivati animali, privilegiando e promuovendo produzioni biologiche e tradizionali, nel rispetto dei diritti umani e dell'ambiente.
I PARTNER DI EARTH HOUR IN ITALIA
Anche quest’anno aderiscono ad Earth Hour alcuni importanti partner WWF, aziende che da tempo hanno scelto di essere al fianco dell’Associazione, portando avanti programmi per la riduzione degli impatti e sostenendo i progetti di conservazione del WWF. Wind promuove l’iniziativa tra i propri dipendenti e clienti, invitandoli inoltre a sostenere il WWF. Eurojersey, Mutti, Save the Duck, Sofidel e UniCredit partecipano all’evento sia attraverso gli spegnimenti simbolici che con molteplici iniziative tra cui attività di sensibilizzazione dedicate ai propri dipendenti e promozione dei temi della mobilitazione globale sui propri canali di comunicazione”.
In collaborazione con il WWF, Sky in 5 paesi europei dedica una programmazione speciale all’Earth Hour. Per sensibilizzare contro il cambiamento climatico, Sky Italia trasmetterà un ciclo di film su Sky Cinema Hits, da lunedì 14 marzo a venerdì 18 in preserale e sabato 19 marzo dalle 7.30. Tra i titoli previsti anche “Wild”, “Tracks – Attraverso il deserto”, “Cast Away”, “Grizzly Man”, “Il mio amico Nanuk”, “Puzzole alla riscossa”, “I pinguini di Madagascar” e “Animals United”. Anche Sky Atlantic celebra l’Earth Hour con una maratona di “Shannara” in onda dalle 14:00 di sabato 13 marzo. Programmazione dedicata anche sui canali Sky Arte, Discovery Channel, DeAKids, Dove e National Geographic Channel. Numerose iniziative anche su Sky Sport.
Tutti gli appuntamenti, i video, i testimonial 2016 e aggiornamenti continui sul sito : oradellaterra.org

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venerdì 11 marzo 2016
Undici Marzo, due anni dopo il sequestro dei gruppi a carbone della Tirreno Power di Vado L.re
Secondo le proiezioni su 24 mesi di 3 studi internazionali (che collimano con i dati rilevati dalla Procura e del GIP, anche se effettuati con metodologie molto diverse) indicativamente e presuntivamente si sono salvate da 106 persone (esclusi i tumori) a 240 persone (inclusi i tumori), e si risparmieranno costi per la collettività per almeno per 150-210 milioni di danni sanitari e ambientali (sempre ogni 24 mesi)
Quali dei soggetti anche istituzionali che in questi mesi hanno
sostenuto l’azienda, avrebbe preferito tenere in funzione i due gruppi,
anche a costo di queste morti premature? E’ un ‘effetto collaterale’ che
possono ritenere ‘sostenibile’ per la nostra comunità?
Chiunque provi a sostenere la riapertura a carbone non può non essere a conoscenza di questi dati, e si assumerà la responsabilità di queste scelte
Chiunque provi a sostenere la riapertura a carbone non può non essere a conoscenza di questi dati, e si assumerà la responsabilità di queste scelte
Tabella: Proiezione presuntiva dei danni evitati in due anni di chiusura
della centrale termoelettrica di Vado Ligure, in termini di mortalità,
morbilità, costi esterni in danni ambientali e sanitari, secondo diversi
studi (anche se effettuati con diverse metodologie):

-1) Secondo l’inchiesta della Procura savonese e l’ordinanza di
sequestro del GIP, nel periodo intercorrente tra il 1.1.2005 ed il
31.12.2010 (72 mesi) sono attribuibili alla centrale 586 casi di
ricoveri di bambini per patologie respiratorie e asmatiche; 2.097 casi
di ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiache; nel periodo
intercorrente tra il 1.1.2000 ed il 31.12.2007 (96 mesi) un numero di
morti per malattie cardiovascolari e respiratorie pari a 427.
Quindi nei 24 mesi di chiusura centrale presumibilmente si sono evitate 106 morti premature (ad esclusione delle forme tumorali), 195 casi di ricoveri di bambini, 699 ricoveri di adulti.
Sempre la Procura, che si è avvalsa dei parametri definiti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel rapporto tecnico del 2011, ha calcolato sotto il profilo economico (per gli anni presi in esame dalla consulenza epidemiologica e in relazione ai ricoveri e decessi) 746 milioni di euro di danni sanitari sulla base del modello matematico ed in Euro 894 milioni sulla base del modello a recettore, per cui in media, in 24 mesi si sono evitati costi sanitari e ambientali per circa 205 milioni di euro.
-2) Secondo lo studio dell’Università di Stoccarda/Istituto Somo del 2012 la centrale di Vado (definita la più ‘letale’ in assoluto in Italia) nell’anno 2010 ha provocato 120 morti premature, per cui nei 24 mesi di chiusura si presume che indicativamente si siano evitate 240 morti premature.
-3) Secondo lo studio Lancet del 2007 per una centrale con produzione a carbone di 1.000 Gw/h ogni anno si prevedono 24,5 morti premature, 225 casi di malattie gravi, 13.288 casi di malattie minori.
Quindi, per una centrale che produce di 4.500 Gw/h come quella di Vado Ligure, in 24 mesi di chiusura si prevede indicativamente che possano essersi evitate indicativamente 220 morti premature, 2.025 casi di malattie gravi, e 119.592 casi di malattie minori.
-4) Secondo lo studio Externe dell’Unione Europea del 2005 una centrale come quella di Vado Ligure produce 142 milioni di euro di danni annui complessivi (sanitari, ambientali, per CO2, ecc), per cui nei 24 mesi di chiusura si sono risparmiati 284 milioni di euro di danni, di cui 45 milioni di danni sanitari (dato comunque sottostimato, dato che negli anni le metodologie di calcolo di danno ambientale per centrali a carbone sono diventate molto più soffisticate).
Ecco quindi i benefici di 24 mesi di spegnimento dei gruppi 3 e 4 a carbone: indicativamente da 106(esclusi i tumori) a 240 persone (inclusi i tumori) si sono salvate, e si risparmieranno costi per almeno 150-210 milioni di danni sanitari e ambientali.
Qualcuno dei soggetti anche istituzionali che in questi mesi hanno sostenuto l’azienda avrebbe preferito tenere in funzione i due gruppi, anche a costo di queste morti premature? E’ un ‘effetto collaterale’ che i sostenitori del carbone ritengono ‘sostenibile’ per la nostra comunità?
Questi dati inconfutabili mettono definitivamente a tacere coloro che sostengono che a Savona la situazione sanitaria è ottimale, e che siamo quindi di fronte a una “crisi misteriosa”. La Magistratura di fronte a questi dati allarmanti è stata costretta a intervenire per evitare la “prosecuzione di un reato”, in una situazione di disastro ambientale e di rarefazione lichenica, e per colpire un “disegno criminoso” che ha comportato danni devastanti per la comunità savonese.
Quindi nei 24 mesi di chiusura centrale presumibilmente si sono evitate 106 morti premature (ad esclusione delle forme tumorali), 195 casi di ricoveri di bambini, 699 ricoveri di adulti.
Sempre la Procura, che si è avvalsa dei parametri definiti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel rapporto tecnico del 2011, ha calcolato sotto il profilo economico (per gli anni presi in esame dalla consulenza epidemiologica e in relazione ai ricoveri e decessi) 746 milioni di euro di danni sanitari sulla base del modello matematico ed in Euro 894 milioni sulla base del modello a recettore, per cui in media, in 24 mesi si sono evitati costi sanitari e ambientali per circa 205 milioni di euro.
-2) Secondo lo studio dell’Università di Stoccarda/Istituto Somo del 2012 la centrale di Vado (definita la più ‘letale’ in assoluto in Italia) nell’anno 2010 ha provocato 120 morti premature, per cui nei 24 mesi di chiusura si presume che indicativamente si siano evitate 240 morti premature.
-3) Secondo lo studio Lancet del 2007 per una centrale con produzione a carbone di 1.000 Gw/h ogni anno si prevedono 24,5 morti premature, 225 casi di malattie gravi, 13.288 casi di malattie minori.
Quindi, per una centrale che produce di 4.500 Gw/h come quella di Vado Ligure, in 24 mesi di chiusura si prevede indicativamente che possano essersi evitate indicativamente 220 morti premature, 2.025 casi di malattie gravi, e 119.592 casi di malattie minori.
-4) Secondo lo studio Externe dell’Unione Europea del 2005 una centrale come quella di Vado Ligure produce 142 milioni di euro di danni annui complessivi (sanitari, ambientali, per CO2, ecc), per cui nei 24 mesi di chiusura si sono risparmiati 284 milioni di euro di danni, di cui 45 milioni di danni sanitari (dato comunque sottostimato, dato che negli anni le metodologie di calcolo di danno ambientale per centrali a carbone sono diventate molto più soffisticate).
Ecco quindi i benefici di 24 mesi di spegnimento dei gruppi 3 e 4 a carbone: indicativamente da 106(esclusi i tumori) a 240 persone (inclusi i tumori) si sono salvate, e si risparmieranno costi per almeno 150-210 milioni di danni sanitari e ambientali.
Qualcuno dei soggetti anche istituzionali che in questi mesi hanno sostenuto l’azienda avrebbe preferito tenere in funzione i due gruppi, anche a costo di queste morti premature? E’ un ‘effetto collaterale’ che i sostenitori del carbone ritengono ‘sostenibile’ per la nostra comunità?
Questi dati inconfutabili mettono definitivamente a tacere coloro che sostengono che a Savona la situazione sanitaria è ottimale, e che siamo quindi di fronte a una “crisi misteriosa”. La Magistratura di fronte a questi dati allarmanti è stata costretta a intervenire per evitare la “prosecuzione di un reato”, in una situazione di disastro ambientale e di rarefazione lichenica, e per colpire un “disegno criminoso” che ha comportato danni devastanti per la comunità savonese.
Comunicato stampa RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE
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lunedì 7 marzo 2016
Salvataggio per l'isola di Budelli
La classe IIB della Scuola secondaria di I grado di Mosso, in provincia di Biella,
che ha lanciato un’azione di raccolta fondi per l’acquisto dell’Isola
di Budelli, ha scelto il WWF Italia come partner dell’operazione. Questa
mattina è stato siglato dalla Presidente WWF Donatella Bianchi, dal
Direttore Generale Gaetano Benedetto e dalla dirigente scolastica, un
protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di sottrarre l’isola ad ogni
possibile speculazione, per restituirla alla collettività puntando su
pochi e chiari principi: conservazione, ecosostenibilità ed educazione
ambientale. La raccolta fondi avverrà attraverso la piattaforma
“Produzioni dal basso” già individuata dai ragazzi. Il WWF Italia, a sua
volta, sosterrà e promuoverà la campagna con tutti i mezzi a
disposizione, fungendo da vera e propria cassa di risonanza.
"Una sfida che ci ha conquistato fin dal primo istante - ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia- Salvare l'Isola di Budelli, farlo sostenendo un progetto didattico di giovani studenti di montagna è il regalo più bello che potessimo aspettarci per celebrare il 50 esimo anniversario del WWF Italia. Come fu per Monte Arcosu e il cervo sardo tanti anni fa, oggi siamo pronti a mobilitare ancora tutti i nostri soci e sostenitori per proteggere un altro angolo di paradiso sardo, per farne questa volta un'Oasi WWF blu, nel cuore del Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, in pieno Santuario Pelagos”.
L’obiettivo del WWF è di raccogliere i soldi necessari per presentarsi alla prossima asta. “Non abbiamo molto tempo – continua la Presidente Bianchi - ma siamo certi del supporto e del sostegno di tanti cittadini che hanno a cuore questa causa. Intanto un primo risultato i nostri piccoli amici della natura lo hanno raggiunto, sensibilizzando l'opinione pubblica sugli equilibri di un sistema naturale tanto delicato, e un sacchetto di sabbia, sottratto come souvenir, alla famosa spiaggia rosa è stato restituito al Parco da un’anonima supporter dell'iniziativa".
Da oggi sarà operativo un conto corrente dedicato, nei prossimi giorni verranno attivate altre forme di raccolta fondi. A fine maggio il WWF dedicherà la tradizionale campagna di "Giornata Oasi" al progetto, concentrando tutte le energie possibili sul progetto di acquisizione e gestione dell’isola di Budelli.
"Insieme ai ragazzi della IIB di Mosso, stabiliremo inoltre un modello di gestione sostenibile, secondo criteri rigorosi di tutela e conservazione - aggiunge la Presidente - vogliamo che tutti i ragazzi italiani che parteciperanno a questa grande mobilitazione, possano conoscere l'isola e prendersene cura, anche attraverso soluzioni digitali innovative, preservandola da speculazioni di ogni genere".
Per fare questo la classe IIB si è costituita in Panda Club (le classi associate al WWF che ne seguono i programmi di educazione ambientale) denominato “Budelli, l’isola dei giovani” e con la scuola, sempre in collaborazione con il WWF Italia, intendono seguire ogni fase della raccolta fondi e del possibile acquisto, ma anche della futura gestione che, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, il Parco Nazionale della Maddalena e la Regione Sardegna, sarà ovviamente improntata a criteri scientifici di conservazione oltre che di sostenibilità per quanto riguarda la fruizione. La denominazione “Budelli, l’isola dei giovani” è stata scelta dai ragazzi stessi, che hanno voluto dare sin dal nome il senso del loro progetto didattico: dopo anni di tira e molla che hanno visto Budelli sul mercato immobiliare sono i giovani a fare propria la sfida e mettere un punto alla vicenda.
“Il WWF – ha detto la Dirigente scolastica dell’ITC di Biella, Raffaella Miori - rappresenta per noi massimo dell’autorevolezza e delle garanzie, da questo punto di vista abbiamo il partner che, fanno fede 50 anni di storia, è sinonimo di tutela dell'ambiente. Dal canto nostro, la scuola ci ha messo tutto l’entusiasmo possibile e continuerà a farlo. La vicenda è scaturita da un progetto didattico di cittadinanza attiva, che ha coinvolto i ragazzi e li vede protagonisti, al quale teniamo moltissimo e che crediamo possa divenire l’esempio per molte altre realtà scolastiche che vogliano impegnarsi in prima persona, e coinvolgere in modo attivo i ragazzi, trasmettendo il messaggio WWF che vogliamo far nostro: ‘together is possible, insieme è possibile”” .
L’Isola di Budelli potrebbe così entrare a far parte del circuito delle Oasi del WWF Italia composto da 110 aree di cui 5 Riserve Naturali dello Stato, 1 Area Marina Protetta, 78 Siti d’interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale. Budelli, un’isola di 1,6 km2 nell’arcipelago della Maddalena (Parco Nazionale dal 1994), ha un perimetro di poco più di 12 km e nella parte sud orientale di questo, a Cala di Roto c’è la famosa spiaggia rosa oggi zona di tutela integrale.
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"Una sfida che ci ha conquistato fin dal primo istante - ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia- Salvare l'Isola di Budelli, farlo sostenendo un progetto didattico di giovani studenti di montagna è il regalo più bello che potessimo aspettarci per celebrare il 50 esimo anniversario del WWF Italia. Come fu per Monte Arcosu e il cervo sardo tanti anni fa, oggi siamo pronti a mobilitare ancora tutti i nostri soci e sostenitori per proteggere un altro angolo di paradiso sardo, per farne questa volta un'Oasi WWF blu, nel cuore del Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, in pieno Santuario Pelagos”.
L’obiettivo del WWF è di raccogliere i soldi necessari per presentarsi alla prossima asta. “Non abbiamo molto tempo – continua la Presidente Bianchi - ma siamo certi del supporto e del sostegno di tanti cittadini che hanno a cuore questa causa. Intanto un primo risultato i nostri piccoli amici della natura lo hanno raggiunto, sensibilizzando l'opinione pubblica sugli equilibri di un sistema naturale tanto delicato, e un sacchetto di sabbia, sottratto come souvenir, alla famosa spiaggia rosa è stato restituito al Parco da un’anonima supporter dell'iniziativa".
Da oggi sarà operativo un conto corrente dedicato, nei prossimi giorni verranno attivate altre forme di raccolta fondi. A fine maggio il WWF dedicherà la tradizionale campagna di "Giornata Oasi" al progetto, concentrando tutte le energie possibili sul progetto di acquisizione e gestione dell’isola di Budelli.
"Insieme ai ragazzi della IIB di Mosso, stabiliremo inoltre un modello di gestione sostenibile, secondo criteri rigorosi di tutela e conservazione - aggiunge la Presidente - vogliamo che tutti i ragazzi italiani che parteciperanno a questa grande mobilitazione, possano conoscere l'isola e prendersene cura, anche attraverso soluzioni digitali innovative, preservandola da speculazioni di ogni genere".
Per fare questo la classe IIB si è costituita in Panda Club (le classi associate al WWF che ne seguono i programmi di educazione ambientale) denominato “Budelli, l’isola dei giovani” e con la scuola, sempre in collaborazione con il WWF Italia, intendono seguire ogni fase della raccolta fondi e del possibile acquisto, ma anche della futura gestione che, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, il Parco Nazionale della Maddalena e la Regione Sardegna, sarà ovviamente improntata a criteri scientifici di conservazione oltre che di sostenibilità per quanto riguarda la fruizione. La denominazione “Budelli, l’isola dei giovani” è stata scelta dai ragazzi stessi, che hanno voluto dare sin dal nome il senso del loro progetto didattico: dopo anni di tira e molla che hanno visto Budelli sul mercato immobiliare sono i giovani a fare propria la sfida e mettere un punto alla vicenda.
“Il WWF – ha detto la Dirigente scolastica dell’ITC di Biella, Raffaella Miori - rappresenta per noi massimo dell’autorevolezza e delle garanzie, da questo punto di vista abbiamo il partner che, fanno fede 50 anni di storia, è sinonimo di tutela dell'ambiente. Dal canto nostro, la scuola ci ha messo tutto l’entusiasmo possibile e continuerà a farlo. La vicenda è scaturita da un progetto didattico di cittadinanza attiva, che ha coinvolto i ragazzi e li vede protagonisti, al quale teniamo moltissimo e che crediamo possa divenire l’esempio per molte altre realtà scolastiche che vogliano impegnarsi in prima persona, e coinvolgere in modo attivo i ragazzi, trasmettendo il messaggio WWF che vogliamo far nostro: ‘together is possible, insieme è possibile”” .
L’Isola di Budelli potrebbe così entrare a far parte del circuito delle Oasi del WWF Italia composto da 110 aree di cui 5 Riserve Naturali dello Stato, 1 Area Marina Protetta, 78 Siti d’interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale. Budelli, un’isola di 1,6 km2 nell’arcipelago della Maddalena (Parco Nazionale dal 1994), ha un perimetro di poco più di 12 km e nella parte sud orientale di questo, a Cala di Roto c’è la famosa spiaggia rosa oggi zona di tutela integrale.
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sabato 5 marzo 2016
Honduras: uccisa l'ambientalista Berta Caceres

Un assurdo delitto ha colpito un'altra figura simbolo degli indomiti
combattenti in difesa dei diritti della natura è delle popolazioni
locali: l'ambientalista honduregna Berta Caceres che nel 2015 aveva
vinto il Premio Goldman Environmental Prize proprio per Le battaglie
condotte al fianco delle popolazioni indigene nella difesa del loro
ambiente è stata assassinata.
Berta per anni aveva lottato contro l’esproprio forzato delle terre e il disboscamento delle aree forestali della regione.
Recentemente aveva combattuto contro la costruzione di una diga che avrebbe compromesso un fiume ritenuto sacro, il Gualcarque.
Negli ultimi tempi aveva ricevuto diverse minacce di morte, denunciate anche alle autorità locali.
"L’Honduras ha perso una delle sue più coraggiose attiviste" ha dichiarato Tomas Membreno, membro del gruppo Indian Council of People’s Organizations dell’Honduras.
Berta per anni aveva lottato contro l’esproprio forzato delle terre e il disboscamento delle aree forestali della regione.
Recentemente aveva combattuto contro la costruzione di una diga che avrebbe compromesso un fiume ritenuto sacro, il Gualcarque.
Negli ultimi tempi aveva ricevuto diverse minacce di morte, denunciate anche alle autorità locali.
"L’Honduras ha perso una delle sue più coraggiose attiviste" ha dichiarato Tomas Membreno, membro del gruppo Indian Council of People’s Organizations dell’Honduras.
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